2014 Febbraio

Tutte le news dall’Aeroclub di Modena

22 Febbraio 2014

A causa delle restrizioni al bilancio della Difesa gli aerei militari svizzeri sono operativi solo “nelle ore di ufficio”. Per questo nessun caccia F-18 o F-5 in servizio con l’Aeronautica elvetica si è alzato in volo per tenere sotto controllo il Boeing 767 dell’Ethiopian Airlines dirottato su Ginevra dal co-pilota. La notizia ha dell’inverosimile ma è stata confermata da Laurent Savary, portavoce delle forze armate di Berna.

Il volo Et 702, da Addis Abbeba a Roma, è stato ” intercettato” dai caccia Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica italiana che lo hanno accompagnato fino ai limiti dello spazio aereo francese dove è stato preso in consegna dai Mirage 2000 dell’Armèe de l’Air. Questi lo hanno scortato fino all’aeroporto di Ginevra che si trova peraltro a pochi chilometri dai confine francese. L’aeronautica di Parigi è autorizzata da un accordo con Berna a sorvolare e proteggere lo spazio aereo svizzero ma senza poter usare le armi.

In ogni caso, come ha spiegato Savary all’agenzia di stampa elvetica Ats, i jet della Confederazione non si sono alzati in volo perché l’incidente è avvenuto fuori dalle ore di servizio, le uniche durante le quali i caccia sono operativi a causa delle restrizioni al bilancio, cioè dalle 8 alle 12 e dalle 13,30 alle 17, ma solo nei giorni feriali perché le basi aeree svizzere restano chiuse tutto il fine settimana. Gli aerei svizzeri “non potevano intervenire perché le basi aeree sono chiuse la notte e nel week end per ragioni di budget e di personale” ha precisato Savary aggiungendo che una copertura aerea a tempo pieno viene assicurata solo in caso di eventi particolari come il Forum economico mondiale di Davos .

I cieli svizzeri sono costantemente controllati dai radar ma l’indisponibilità di velivoli da intercettazione per ben 16 ore al giorno lascia aperti varchi potenzialmente pericolosi. Nonostante i progressivi tagli a un bilancio della Difesa che nel 2013 ha avuto a disposizione 3,5 miliardi di euro e un ulteriore decurtazione di oltre 51 milioni di franchi (42 milioni di euro) quest’anno, i “buchi” nella difesa dello spazio aereo hanno dell’incredibile perché solitamente ogni Paese che dispone di un’aeronautica dotata di velivoli da combattimento ne mantiene almeno due o tre coppie sempre pronte al decollo su emergenza proprio per far fronte a dirottamenti o intrusioni nello spazio aereo nazionale che potrebbero avere anche una natura terroristica.

Se durante la Guerra fredda i jet pronti allo “scramble” (il decollo rapido d’emergenza) avevano lo scopo di contrastare le provocazioni dei velivoli sovietici, dopo l’11 settembre 2001 è emerso chiaramente che anche un velivolo civile dirottato può comportare gravi rischi per la sicurezza nazionale. Negli ultimi anni tutte le aeronautiche occidentali, inclusa quella italiana, dedicano particolare attenzione alla difesa dello spazio aereo anche nei confronti dei velivoli commerciali dirottati (“renegade” nel gergo aeronautico) o che escono dagli usuali corridoi aerei e ai piccoli velivoli da turismo e agli ultraleggeri (“slow movers”), velivoli ideali per azioni terroristiche.

Sorprende quindi che un Paese come la Svizzera affronti la difesa del proprio spazio aereo con gli stessi schemi rigidi dell’orario fisso degli uffici pubblici escludendo lo “straordinario” soprattutto se si tiene conto che in rapporto alla sua limitata estensione geografica la Confederazione dispone di un’aeronautica di tutto rispetto che in fatto di jet da combattimento può schierare 32 cacciabombardieri F-18 C/D affidati a piloti professionisti in servizio permanente e 54 più vecchi F-5E/F pilotati in buona parete da piloti riservisti destinati a venire rimpiazzati a partire dal 2016 da 22 Saab Jas 39 Gripen. Karin Suini, portavoce del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (che a Berna ha le funzioni di Ministero della Difesa) ha reso noto che nel 2020 è prevista l’attuazione del “Progetto Ilana” che prevede il potenziamento dei controlli del traffico aereo e l’aumento del personale assegnato alla sicurezza dei cieli elvetici.

di Gianandrea Gaiani

Fonte:www.ilsole24ore.com


22 Febbraio 2014

Minaccia “moderata”, legata alle Olimpiadi di Sochi

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http://www.tmnews.it/web/sezioni/video/allarme-usa-per-possibili-attentati-aerei-con-scarpe-bomba–20140220_video_15032868.shtml

New York, 20 feb. (TMNews) – Il Department of Homeland Securityamericano (Dhs) ha emanato un’allerta alle compagnie aeree peruna potenziale minaccia alla sicurezza sui voli. Ifunzionari americani ritengono possibili, sulla base di recentirapporti di intelligence, attacchi ad aerei passeggeritramite l’uso di esplosivi nascosti nelle scarpe.Le compagnie aeree sono dunque tenute a prestare particolareattenzione alle scarpe dei propri passeggeri, i quali potrebberosubire maggiori controlli attraverso perquisizioni e l’uso dibody scanner. L’allerta esorta anche le compagnie aeree a dotareil personale responsabile dei controlli di tamponi per ilrilevamento di esplosivi e usarli per le scarpe indossate daipasseggeri o trasportate nei loro bagagli a mano. Particolareattenzione deve essere dedicata ai voli che provengonodall’estero.I funzionari spiegano che la minaccia non è mirata a una particolare compagnia aerea, o Paese; l’allerta non fa riferimento nemmeno a un periodo di tempo particolare: non ci sono nemmeno indicazioni riguardo a possibili specifici complotti. Il livello d’allerta è stato definito comunque “moderato”. La minaccia – secondo gli ufficiali – è correlata alle Olimpiadi di Sochi.

Fonte:www.tmnews.it


22 Febbraio 2014

La campagna “Taglia le ali alle armi” lancia la sua ‘operazione verità’ sui cacciabombardieri e, date e cifre alla mano, accusa Mario Mauro di aver “aggirato le prescrizioni del Parlamento” e di avere acquistato altri aerei, nonostante le mozioni votate a metà 2013 che imponevano la sospensione degli ordini

L’ombra degli F35 si allunga sulla nascita del governo Renzi. In attesa di capire chi finirà a guidare la Difesa (in lizza ci sono Roberta Pinotti, Federica Mogherini e Arturo Parisi), la campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa da Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace, lancia la sua ‘operazione verità’ sui cacciabombardieri della discordia e, date e cifre alla mano, muove una grave accusa al ministro Mario Mauro: aver “aggirato le prescrizioni del Parlamento” procedendo di nascosto all’acquisto di quattordici dei costosissimi aerei da guerra americani, nonostante le mozioni votate a metà 2013 che imponevano la sospensione degli ordini.

Nel rapporto “F35, la verità oltre l’opacità“, presentato a Roma dai pacifisti, è spiegato nel dettaglio come lo scorso autunno (27 settembre) la Difesa, “non informando correttamente il Parlamento” e sfruttando surrettiziamente “la pratica dei pre-accordi non vincolanti”, abbia non solo completato l’acquisto dei primi tre aerei, ma abbia anche confermato definitivamente l’ordine per ulteriori tre velivoli. “Non contento di una scelta già grave”, prosegue il rapporto, il ministero della Difesa “pochissimi giorni dopo l’approvazione delle mozioni” (il 18 luglio 2013) ha avviato da zero una nuova tornata di ordini versando anticipi per ulteriori otto F35. “Un precedente grave – secondo i promotori della campagna – che rischia di compromettere qualsiasi controllo parlamentare sul programma F35 e un meccanismo che forse si cercherà di mettere in moto anche nelle prossime settimane”.

Il riferimento è alle insistenti voci di un ordine definitivo che starebbe per essere firmato per due di questi ulteriori otto aerei proprio in questi giorni: “Un’azione che chiediamo ai parlamentari di fermare con decisione presentando documenti che possano vincolare il governo a un effettivo stop o cancellazione della partecipazione al programma Joint Strike Fighter“. Oltre a non informare il Parlamento degli acquisti – denuncia il rapporto – la Difesa italiana, al contrario di quella statunitense, tace sui “gravi problemi tecnici” degli F35 che “portano a continui abbassamenti anche degli standard operativi, tali da mettere in dubbio il raggiungimento di quelle capacità militari che hanno spinto le forze armate di molti paesi ad imbarcarsi nel programma”.

Per non parlare della tendenziosa sovrastima fornita riguardo alle ricadute occupazionali: “Fonti della Difesa ed esponenti politici in Parlamento continuano a rilanciare i 10mila posti di lavoro (i vertici di SegreDifesa sono passati a 6mila) non considerando che la stessa industria (Finmeccanica) è passata da una stima di 3-4mila addetti ad una più realistica di circa 2.500 (vicina a stime sindacali) e parla di 5mila addetti solo se riferiti a una fase successiva alla produzione industriale: manutenzione e alle altre attività tecniche che accompagneranno la vita operativa degli aerei.

Secondo Analisi Difesa per la fase produttiva probabilmente valgono ancora i dati di un recente documento riservato di Alenia Aermacchi secondo cui a Cameri almeno fino al 2018 il totale degli addetti tecnici e impiegatizi non raggiungerà le 600 unità”. Lo stesso dicasi per i ritorni economici, su cui la Difesa e i vertici militari hanno sempre fornito previsioni e stime mirabolanti: “Anche nella migliore delle ipotesi – si legge nel rapporto – siamo di fronte a un ritorno di meno di 700 milioni di euro a fronte di una spesa già effettuata di almeno 3,4 miliardi di euro (fasi di sviluppo + primi acquisti) con un ritorno quindi pari a circa il 19 per cento”. Qui si arriva all’altro spinoso argomento: quello dei costi dei contratti finora sottoscritti per i primi F35.

“La Difesa ha sempre cercato di diffondere notizie tranquillizzanti relativamente ai costi di acquisto dei caccia, riferendo anche in sedi ufficiali (audizioni presso Commissioni parlamentari con documenti annessi) stime non aggiornate o costi di sola produzione base, incapaci quindi di dare conto dell’effettivo costo per le casse dello Stato di ogni singolo velivolo. L’opacità nelle comunicazioni non ha poi permesso un accesso diretto ai dati contrattuali del programma tramite le strutture del nostro Ministero della Difesa, ma grazie ai dati recuperabili da fonti ufficiali del Dipartimento della Difesa statunitense si può a questo punto della partecipazione italiana programma definire già un primo consuntivo di costi per gli aerei acquisiti: nel triennio 2011-2013, ovvero nella fase più acuta della crisi, l’Italia ha sottoscritto contratti di acquisto relativi a velivoli F-35 per complessivi 735 milioni di euro (di cui 480 solo nell’anno 2013).

In mancanza di una revisione del proprio impegno – si legge nel rapporto – il governo italiano impegnerà nel triennio 2014-2016 quasi 2 miliardi di euro per l’acquisto di altri 8 F35, in media 650 milioni l’anno. Parallelamente, solo per fare un confronto esemplare, secondo quanto previsto dalla Legge di stabilità 2014, gli stanziamenti per il Servizio sanitario nazionale subiranno un taglio di 1 miliardo e 150 milioni di euro negli anni 2015-2016″. Seguono altri numeri e altri confronti esemplari. “La nostra stima di costo medio finale per un F-35 si attesta sui 135 milioni di euro. Con questa cifra si potrebbero assumere 5.400 ricercatori per un anno, oppure si potrebbero costruire 405 nuovi asili per 12.500 bambini creando 3.645 nuovi posti di lavoro, o ancora si potrebbero mettere in sicurezza 135 scuole o acquistare 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere. Gli oltre 14 miliardi complessivi per l’acquisto e lo sviluppo dei cacciabombardieri (che diventano almeno 52 miliardi per l’intera gestione del programma) potrebbero essere spesi molto meglio: ciascuna componente acquistata di un F-35 sottrae le risorse necessarie per affrontare le vere priorità del Paese, quelle con le quali i giovani, gli studenti, i disoccupati, i lavoratori in cassa integrazione, gli abitanti di territori abbandonati all’incuria si confrontano ogni giorno”.

Il rapporto della campagna “Taglia le ali alle armi” non può che concludersi con la richiesta di rinunciare agli F35. Una richiesta considerata non utopistica, bensì in linea con le decisioni già prese dai governi di altri Paesi alleati: “Il Canada ha azzerato (soprattutto in ragione dei costi esplosi rispetto alle previsioni) la propria partecipazione facendo ripartire la gara d’appalto per la fornitura di caccia alla propria Aeronautica Militare, i Paesi Bassi hanno confermato solo 37 degli 85 velivoli inizialmente previsti e recentemente la Gran Bretagna ha definito l’acquisto di soli 14 velivoli in versione B – con l’esorbitante costo di 2,5 miliardi di sterline – sui 48 in attesa di conferma entro il 2015″. Ora vediamo cosa deciderà l’Italia guidata dal nuovo governo Renzi che, giova ricordarlo, durante la campagna per le primarie del Pd aveva dichiarato: “Gli F35 sono soldi buttati via, io sono per il dimezzamento”.

Riceviamo e pubblichiamo dal Segretariato generale della Difesa

SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI UFFICIO GENERALE DEL SEGRETARIO GENERALE Servizio Pubblica Informazione
La difesa non nasconde nulla in merito alla notizia riportata da codesta testata, che sostiene l’impegno dell’Italia all’acquisto di 14 F35, si precisa che i dati contenuti si riferiscono al vecchio profilo di acquisizione dell’aereo che prevedeva, infatti, 14 macchine. In particolare, 3 aerei per il lotto 6, 3 aerei per il lotto 7, 4 aerei per il lotto 8 e 4 aerei per il lotto 9. Come è stato riferito in Parlamento, tale profilo non è più attuale e, nel merito, qualsiasi iniziativa non potrà che conformarsi a quando indicato dal Parlamento nella propria specifica mozione.

Replica Enrico Piovesana

Le informazioni divulgate nel report della campagna ‘Taglia le ali alle armi’, provenienti da dati ufficiali Usa, mostrano come la Difesa abbia sottoscritto contratti per nuovi lotti di aerei F35 successivamente alle mozioni parlamentari di metà 2013 che sospendevano ogni ulteriore acquisizione. Notizie di questi nuovi contratti erano già trapelate da Oltreoceano nei mesi scorsi, spingendo i parlamentari della commissione Difesa a chiedere al ministero l’accesso a tutti i documenti relativi al programma di acquisizione degli F35 con il dettaglio delle fasi contrattuali. Tali documenti non sono stati forniti: il ministro Mauro si è limitato a ribadire (nemmeno di persona, ma per bocca di un messaggio letto in aula il 18 ottobre dal sottosegretario all’Agricoltura) che a suo giudizio le mozioni parlamentari “non incidono sulle politiche di acquisto già determinate”. La stessa richiesta è stata a più riprese rivolta alla Difesa anche da associazioni e giornalisti, sempre senza esito. Saremmo lieti che, in nome della trasparenza, queste informazioni venissero finalmente rese accessibili.

di Enrico Piovesana | 19 febbraio 2014

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it

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22 Febbraio 2014

Il Dipartimento di Sicurezza avvisa le compagnie: notizie di esplosivo
nascosto nelle scarpe o nei tamponi su alcune tratte dirette in America

Torna l’incubo terrorismo sui cieli d’America. Dodici anni dopo gli attentati dell’11 settembre, l’amministrazione Obama rilancia l’allarme di un attacco esplosivo a bordo di un aereo, partito fuori dal Paese, destinato ad atterrare in uno scalo degli Usa. 

Il Dipartimento della Sicurezza Interna, già da qualche ora, ha avvisato le compagnie aeree in tutto il mondo di avere elementi d’intelligence, «molto credibili» circa una minaccia di esplosivo, nascosto nelle scarpe o in alcuni tamponi, su voli in arrivo in America. È stato quindi lanciato un appello a intensificare quanto più possibile le operazioni di screening agli imbarchi di partenza. 

La segnalazione del Department of Homeland Security è breaking news sulla Nbc che ha cercato di saperne di più parlando con fonti dell’antiterrorismo. Un ufficiale, in forma anonima, ha sostenuto che questa nuova minaccia non avrebbe alcun legame con i Giochi Olimpici in corso a Sochi in Russia. Tantomeno, al momento c’è alcuna indicazione sulla natura del complotto, su una linea aerea in particolare, un luogo o un tempo specifico. 

Quello che è certo è che nelle prossime ore, nei check point della sicurezza degli aeroporti da cui partono voli con destinazione Stati Uniti ci sarà maggiore attenzione. I passeggeri potrebbero essere sottoposti a controlli rafforzati, a perquisizioni personali e full body screening, i controlli corporali a base di raggi, fortemente contrastati dai difensori della privacy. 

«Questo allarme – osserva un funzionario dell’intelligence Usa – ci ricorda che gli Stati Uniti sono sempre sotto costante minaccia. Per questo motivo il nostro compito è offrire consulenza alle compagni aeree perché possano far fronte al meglio a questi pericoli’’. L’America non ha dimenticato l’ultima minaccia, quella vissuta e sventata solo all’ultimo nel giorno di natale del 2009. All’epoca, solo un contrattempo tecnico e il coraggio di alcuni passeggeri a bordo del volo 253 della Northwest Arlines Amsterdam-Detroit hanno fermato un giovane nigeriano, Umar Farouk Abdul Mutallab, con le mutande piene di esplosivo, pronto a farsi scoppiare in volo, poco prima dell’atterraggio, e fare una carneficina. 

Fonte:www.lastampa.it

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17 Febbraio 2014

L’uomo è un trentunenne dipendente della compagnia senza precedenti.
Il portavoce dell’aeroporto di Ginevra: “Voleva asilo politico in Svizzera”
Il volo ET702 decollato da Addis Abeba aveva a bordo 138 passeggeri italiani.

È un trentunenne etiope, senza precedenti penali, dipendente della compagnia, il copilota che stamattina ha dirottato a Ginevra un aereo dell’Ethiopian Airlines con a bordo 138 passeggeri italiani. Secondo il ministro dell’informazione dell’Etiopia Redwan Hussein, si tratta di Hailemedehin Abera Tagegn e non ci sarebbe alcuna «ragione politica, sociale o economica che giustifichi il fatto di dirottare un aereo e diventare un criminale». Secondo il portavoce dell’aeroporto di Ginevra, Eric Grandjean, l’uomo ha affermato di voler chiedere l’asilo politico in Svizzera.  

 Il volo di linea partito da Addis Abeba e diretto a Roma è stato dirottato nelle prime ore di questa mattina. Il pilota è riuscito ad atterrare all’aeroporto di Ginevra e tutte le persone a bordo sono incolumi. Il volo ET702 decollato da Addis Abeba era diretto a Roma dove sarebbe dovuto arrivare alle 4:40. Il pilota dell’aereo, un boeing 767, ha lanciato un allarme di sequestro a bordo mentre il velivolo sorvolava lo spazio aereo del Sudan. Il sito flightradar24.com ha registrato in tempo reale la rotta seguita dal velivolo, che prima di atterrare a Ginevra ha sorvolato a lungo la città. Lo scalo svizzero rimarrà chiuso fino a nuovo ordine per motivi di sicurezza, diversi i voli cancellati.  

 

“Pensavo che il co-pilota fosse impazzito – ha raccontato Francesco Cuomo, 25 anni, un passeggero italiano che si trovava a bordo del velivolo. – Da quello che ho capito il pilota è stato chiuso fuori dalla cabina di pilotaggio mentre era andato in bagno. Il dirottamento è cominciato mentre eravamo ancora in Sudan. Poi mi sono reso conto di essere fuori dall’Italia riconoscendo le Alpi. Quando abbiamo iniziato a girare sopra Ginevra ci sono stati momenti di forte paura”.  

In totale i passeggeri a bordo del velivolo erano 193, tra cui un bambino. Di questi 111 erano diretti a Fiumicino, mentre 82 erano diretti a Malpensa. L’aereo proveniente da Addis Abeba è stato intercettato da due caccia dell’AeronauticaMilitare Iitaliana sullo spazio aereo della Sicilia, dove si sono avute le prime evidenze che si trattasse di un dirottamento. I caccia hanno quindi scortato l’aeroplano fino in Francia, dove è stato preso in consegna da aerei militari francesi. 

 

La compagnia aerea etiope ha assicurato che le persone a bordo hanno ricevuto immediato sostegno medico e psicologico e che ora si sta cercando di mettere loro al più presto a disposizione un volo per raggiungere la destinazione. Il velivolo è atterrato nell’aeroporto di Cointrin alle ore 06:05.

Fontewww.lastampa.it


17 Febbraio 2014

Il sito www.flightradar24.com ha registrato in tempo reale la rotta seguita dal volo Ethiopian Airlines diretto a Roma e dirottato su Ginevra.

L’immagine mostra chiaramente che l’aereo ha sorvolato a lungo la città prima di atterrare. Secondo quanto riportato, tutti i passeggeri sono stati tratti in salvo. Lo scalo svizzero è stato chiuso per ragioni di sicurezza, numerosi i voli cancellati.

Fonte:www.lastampa.it


14 Febbraio 2014

RAGUSA / Manovre in presenza di forte vento all’Aeroporto civile di Comiso: per tenere sotto controllo i velivoli, i comandanti sono costretti ad effettuare un particolare tipo di atterraggio, molto comune in questi casi. Come ben si nota nel video dell’utente santapazienza77 sia gli aerei Ryanair (in questo caso un Boeing 737) sia quelli di Alitalia (nel video un Embraer 175) si avvicinano alla pista con il muso non allineato alla pista. Negli ultimi passaggi dell’operazione, l’aereo viene completamente raddirizzato e portato a destinazione in sicurezza.

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 http://www.youreporternews.it/2014/atterraggio-con-vento-forte-video-degli-aerei-allaeroporto-di-comiso/

Fonte:www.youreporternews.it


14 Febbraio 2014

A prescindere da come andrà a finire la vicenda Alitalia, nei cieli italiani il tricolore è ormai passato di moda. Il più che probabile sbarco nel nostro Paese di Etihad, prossimo partner dell’ex-compagnia di bandiera, rende ancora evidente quello che da tempo era sotto gli occhi di tutti: la fetta più grande del traffico aereo italiano se la dividono le compagnie straniere.

Siano esse le low cost britanniche o spagnole o i nuovi dominatori del trasporto aereo mondiale: Emirates, Etihad, in testa. Senza dimenticare le cugine Qatar Airways e la quasi-europea Turkish Airlines.

Fiumicino sempre più forte
A dare retta ai rumors più recenti, per il matrimonio tra Etihad e Alitalia sembra di essere davvero arrivati al capitolo finale. Soprattutto dopo che la prospettiva che il ricorso effettuato da Lufthansa all’UE – il vettore tedesco ha minacciato di ricorrere all’Antitrust contro Alitalia perché l’ingresso di Etihad configurerebbe un aiuto di Stato – possa avere successo si sta allontanando sempre di più perché l’Antitrust europeo non può intervenire se l’acquirente ha origine extra-comunitaria.
Dal punto di vista operativo, poi, le conseguenze sarebbero tali da modificare in modo significativo il quadro del trasporto aereo made in Italy. Le indiscrezioni, infatti, parlano di una decisa riduzione dei voli sulla rotta Milano-Roma, già usciti sconfitti dalla competizione con l’Alta Velocità. Risultato: a Linate, dove pur sempre si concentra il ricco traffico del Nord Italia, si libererebbero alcuni preziosi slot a disposizione di Alitalia. Il risultato sarebbe scontato: indebolire Malpensa a favore di Fiumicino che, nelle intenzioni degli arabi, è destinato a giocare un ruolo fondamentale come hub tra l’Oriente e le Americhe, Nord e Sud. E non è tutto, perché l’aeroporto romano potrebbe diventare il punto di riferimento anche per le rotte operate dai vettori regionali partecipati da Etihad: airberlin, Darwin Airlines, Air Serbia. Obiettivo: riempire gli aerei del Golfo in partenza da Abu Dhabi verso est, sottraendo alle big europee il traffico italiano diretto ai loro hub. Sul medio raggio poi la nuova Alitalia potrebbe provare a sfidare le low cost, contendendo loro le sovvenzioni che oggi gli scali locali elargiscono a piene mani.
Infine, ma non meno importante, sarà la questione tariffaria. «L’ingresso di Etihad in Alitalia porterà a un calo dei prezzi dei biglietti», ha detto Andrea Giuricin dell’Istituto Bruno Leoni. I motivi sono semplici: in primo luogo, il governo italiano ha appena tagliato le tariffe Enav di una percentuale tra il 20 e il 27%. E in secondo, Etihad può contare su forti vantaggi competitivi e fiscali: dal costo del lavoro inferiore del 33% rispetto ai competitor europei, ai risparmi di carburante garantiti dall’utilizzo di aerei di ultima generazione.

Addio alle low cost?

L’arrivo di Etihad fa sorgere alcune domande: che fine faranno le low cost che affollano il panorama nazionale? È vero quello che si vocifera, e cioè che il governo italiano ha in qualche modo promesso ai nuovi alleati arabi di intervenire contro di loro? In effetti, nella bozza del recente decreto Destinazione Italia è contenuta una norma che obbligherebbe gli aeroporti a fare bandi d’asta pubblici fra vettori per l’apertura di ogni nuova tratta. Con il risultato di rendere le procedure troppo burocratiche per chi, come Ryanair & co., vorrebbe lanciare nuove rotte. Al contrario di quanto accade ora, dove le decisioni sugli slot vengono prese con accordi diretti e lasciando ampio spazio di manovra agli scali che puntano sulle low cost.
Il colpo, per i consumatori e gli aeroporti italiani, sarebbe forte. Per i primi, perché la rivoluzione low cost degli scorsi anni ha prodotto un taglio delle tariffe; per i secondi, perché sono molti gli scali italiani dove i vettori no frills detengono la maggior parte del traffico. Per averne una conferma, basta osservare come, nel solo 2013, l’Italia sia stata più che mai al centro dei piani di investimento dei vettori a basso costo. Per occupare gli slot lascati liberi dai vettori tricolori, si sono mosse le due big del settore, Ryanair e easyJet, senza dimenticare Vueling, Volotea, Germanwings e Wizz Air.
Così easyJet inaugurerà una nuova base a Napoli da marzo 2014, oltre a potenziare con l’avvio dell’orario estivo Catania, e introdurre altre cinque rotte su Fiumicino, nuova base del vettore in Italia. Dallo scorso dicembre Ryanair ha lanciato tre nuove rotte per Catania, Palermo e Lamezia da Fiumicino, anche in questo caso diventata per il vettore una nuova base italiana dove, entro settembre, verranno posizionati 12 aerei. E le spagnole Vueling e Volotea non si tireranno indietro: la prima arriverà ad aprire a Roma la seconda base italiana dopo Firenze, posizionandovi otto A320 e triplicando l’offerta attuale; la seconda invece punta a rafforzare la sua presenza sia su Venezia che in Sicilia. Risultato: la quota di traffico a basso costo sui nostri cieli è destinata ad aumentare rispetto ai 60 milioni di passeggeri senza fronzoli che l’Enac ha stimato per il 2012. Più o meno la metà di quelli totali.

Cosa accade nel mondo

Se in Italia il modello low cost continua a mietere successi, altrove le cose vanno ancora meglio. In Africa, ad esempio, da più di un anno sono partiti i voli della nuova low cost panafricana fastjet, fondata da Stelios Ioannou, padre di easyJet, mentre nei primi mesi del 2014 dovrebbe finalmente debuttare anche Jambo Jet, la low cost di Kenya Airways (ma entro il 2020 nasceranno almeno sette nuove compagnie no frills). In Medio Oriente, Flydubai, la low cost collegata ad Emirates, sarà presto affiancata dai vettori a basso costo creati da Qatar Airways e Oman Air, mentre in Asia Singapore Airlines vuole aumentare la sua quota di partecipazione in Tiger Airways, budget airline basata a Singapore e concorrente di AirAsia e Jetstar Airways.
Ma è ancora una volta è l’Europa la regione dove il modello a basso costo sta subendo le più grandi trasformazioni. Nel Vecchio Continente, dagli inizi degli anni Duemila i vettori economici sono arrivati a detenere quasi il 40% del traffico continentale, ed entro il 2020 il 53% dei viaggiatori all’interno dell’Unione Europea salirà a bordo di un volo low cost.
E nei prossimi mesi un’altra novità potrebbe dare un’accelerazione a tutto il settore. «Accadrà quando le low cost faranno il loro ingresso nel mercato del lungo raggio, andando così a sottrarre quote alle legacy sulle tratte più redditizie», ha detto David Jarach, esperto di trasporto aereo e chairman della società diciottofebbraio, a un seminario organizzato da Carlson Wagonlit. La data è già fissata: il 29 marzo 2014, quando la giapponese Skymark lancerà il primo volo sulla Tokyo-Los Angeles. Da parte sua Norwegian ha appena aggiunto alla propria flotta un B787 Dreamliner, per inaugurare a luglio una base a Londra Gatwick per raggiungere New York, Los Angeles e Fort Lauderdale.
Cambiamenti in vista anche per i vettori a basso costo che operano sul breve e medio raggio. «In Europa stanno aprendo nuove basi negli aeroporti principali, come Fiumicino e Bruxelles», ha proseguito Jarach. Senza contare che le compagnie low cost e quelle tradizionali hanno modelli di business sempre più simili. «Le une introducono servizi ancillary propri dei vettori tradizionali. Le altre si legano a vettori low cost di proprietà, come Lufthansa con Germanwings e Air France KLM con transavia.com e Hop!, e come farà la russa Aeroflot con Dobrolet, un vettore con tariffe più basse del 40% rispetto ai prezzi attuali». Quanto alle compagnie regionali, «sono in via di estinzione perché hanno aerei troppo piccoli e il feederaggio viene ormai assegnato ai vettori low cost dei gruppi aerei», ha concluso Jarach.
Insomma, le tendenze sono già delineate: consolidamento nei cieli, dove «i piccoli resteranno esclusi dalla competizione, perché le regole per entrare nei mercati deregolamentati sono stringenti e ci vogliono tanti aerei», un mercato globale dove non si opera da soli, «ma attraverso partnership e integrazioni». A fare da corollario al tutto, il successo sempre più spiazzante dei vettori del Golfo e mediorientali, in grado di rendere più competitive le rotte di connessione fra Europa e Asia. I motivi? Il costo del carburante, ma anche la collocazione geografica dei loro hub: a metà strada del mondo, quindi in grado di massimizzare i ricavi dei voli di feederaggio e di quelli intercontinentali veri e propri.

Giorgio Maggi
 

14 Febbraio 2014

(AGI) – Roma, 10 feb. – Boeing prevede un mercato di 1,9 trilioni di dollari in nuovi aerei per l’Asia-Pacifico nei prossimi 20 anni: la forte crescita economica e dei passeggeri saranno i principali motori della domanda di nuovi aerei nell’Asia-Pacifico. Boeing stima che le compagnie aeree della regione avranno bisogno di ulteriori 12.820 aerei per un valore di 1,9 trilioni di dollari, ovvero il 36% delle forniture mondiali di nuovi aerei nei prossimi 20 anni. “Le economie e il traffico passeggeri dell’Asia-Pacifico continuano a mostrare una forte crescita”, ha commentato Randy Tinseth, vice president Marketing di Boeing Commercial Airplanes durante un media briefing prima dell’apertura del Salone di Singapore.
  “Nei prossimi vent’anni, circa la meta’ della crescita del traffico aereo mondiale sara’ guidata dai viaggi verso, da o all’interno di quest’area. Per supportare l’incremento di tale domanda, la flotta dell’Asia-Pacifico arrivera’ quasi a triplicarsi, da 5.090 aerei del 2012 a 14.750 aerei nel 2032”.
  I dati Boeing prevedono che le compagnie aeree della regione faranno affidamento principalmente su aerei a corridoio singolo, come il 737 Next-Generation e il 737 MAX – una nuova variante del leader di mercato, il 737 – per effettuare i collegamenti. Gli aerei a corridoio singolo rappresentano il 69% dei nuovi aerei del Paese. “Le nuove compagnie low cost e la domanda di voli all’interno dell’Asia hanno alimentato il sostanziale incremento degli aerei a corridoio singolo”, ha aggiunto Tinseth. “Aerei a basso consumo come il 737 Next-Generation e il 737 MAX aiutano i sempre piu’ numerosi vettori low cost a operare in modo piu’ efficiente e a fornire tariffe vantaggiose alla classe media emergente”. Per il traffico a lungo raggio, Boeing prevede che gli aerei a corridoio doppio, come il 747-8 Intercontinental, il 777 e il 787 Dreamliner, costituiranno il 28% dei nuovi aerei consegnati. Inoltre, anche il 787-10 e il 777X, lanciati di recente, supporteranno la domanda dell’Asia-Pacifico di aerei a doppio corridoio a basso consumo. Singapore Airlines ha gia’ ordinato 30 787-10, favorendo cosi’ il lancio del programma durante il Salone di Parigi 2013 e Cathay Pacific ha recentemente ordinato 21 777-9X. (AGI) .

Fonte:http://www.agi.it


14 Febbraio 2014

Singapore – La scelta della motorizzazione sarà annunciata in una fase successiva

(WAPA) – Amedeo (ex-Doric Lease Corp) ed Airbus hanno finalizzato il contratto per l’acquisto di 20 aerei A-380 che avevano precedentemente annunciato il 17 giugno 2013 durante la 50esima edizione del Salone dell’aviazione di “Le Bourget”. L’accordo finale è stato siglato oggi nel corso dell’Airshow di Singapore da Mark Lapidus, ceo di Amedeo, e John Leahy, coo clienti di Airbus.

“La firma di questo contratto con Airbus rende questo giorno speciale per l’aviazione, poiché siamo ora in grado di offrire ai vettori un modo nuovo e maggiormente flessibile di beneficiare dei vantaggi unici dell’A380, grazie alle nostre soluzioni di leasing personalizzate”, ha dichiarato Mark Lapidus, ad di Amedeo. “Il traffico aereo mondiale continua a raddoppiare ogni 15 anni, mentre ciò non accade per gli infrastrutture aeroportuali e gli slot. L’A-380 è, quindi, una soluzione ideale per i vettori, poiché permette loro di trarre beneficio da questa crescita, e di fidelizzare i passeggeri grazie alla combinazione vincente tra spazio a bordo e comfort che nessun altro aeromobile è in grado di eguagliare oltre al costo più basso per sedile”.

“Questo ordine fermo da parte di Amedeo è un segno evidente dell’attrattiva a lungo termine dell’A-380 sul mercato. La redditività e il comfort impareggiabili dell’A380 sono ora disponibili per i vettori, attraverso contratti di leasing con Amedeo”, ha commentato John Leahy, coo clienti di Airbus. “L’A-380 è lo strumento migliore messo a disposizione dei vettori, poiché consentirà loro di crescere e incrementare i propri profitti. Le soluzioni di leasing personalizzate offerte da Amedeo renderanno questi benefici disponibili per un numero sempre maggiore di vettori, consentendoci, inoltre, di ampliare la nostra base clienti per l’A-380, in collaborazione con Amedeo”.

I clienti di Amedeo beneficeranno di costi per posto-chilometro senza pari e di una configurazione standard della cabina a tre classi, in grado di ospitare 573 passeggeri. Il ponte principale offre una capacità di 427 posti, con poltrone della larghezza di 18,5 pollici in classe economica, mentre il ponte superiore è in grado di accogliere 12 poltrone in prima classe, 66 in classe business e 68 in classe economica. La cabina ha una configurazione efficiente e al contempo flessibile in grado di minimizzare i costi di riconfigurazione e semplificare il passaggio da un operatore all’altro.

La scelta della motorizzazione sarà annunciata da Amedeo in una fase successiva. (Avionews)
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Fonte:www.avionews.it


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