Caproni Ca.316, immagini, scheda e storia

16 Dicembre 2012da PIERGIORGIO GOLDONI

Storia  del Caproni Ca.316

Nel maggio 1938 vola sul Lago d’Iseo la ver­sione idro del Caproni Ca.310. A questa fa seguito il Ca.310 bis idro, progetto di una variante caratteriz­zata dal muso continuo ed interamente ve­trato che viene richiesta dalla Jugoslavia in 6 esemplari. Essi non sono tuttavia consegnati, venendo requisiti dalla Regia Aeronautica che li fa ultimare secondo lo standard del Ca.316, elegante sviluppo del predecessore caratterizzato dal muso molto corto e vetrato, differente sfinestratura per il posto di pilotaggio, torretta di­fensiva dorsale, dotazioni radioelettriche, montanti tra fusoliera e scarponi racchiusi in care­nature, e da una installazione dei motori sulla velatura, aerodinamicamente più curata. 

Il Ca. 316 vola il 14 agosto 1940 sull’idroscalo di Montecollino (lago d’Iseo): la Regia Aeronau­tica ne ha richiesti 8 esemplari, in versione catapultabile, a cui debbono aggiungersi i 6 requisiti. Vi è l’intento di imbarcarli sulle nostre navi più importanti, ma ciò richiede, dati i due scarponi, radicali modifiche ai car­relli delle catapulte ed offre un velivolo molto più ingombrante dei Ro.43

L’8 novembre 1940 il Ca.316 MM.27193 è in carico al Centro Sperimentale di Guidonia e distaccato sul lago di Bracciano, a Vigna di Valle, ove Mario De Bernardi ne cura la presentazione e le prove di omologazione: l’aereo è poi assegnato alla locale 148.a squadriglia.

Il 15 maggio 1941, sull’idroscalo di Montecollino avviene un gravissimo incidente di decollo durante il prelievo del Ca.316 MM.27196 desti­nato al Nucleo Riserva Aerea di Taranto: l’aereo scivola d’ala, precipitando nel lago.

La produzione termina il 15 gennaio 1942 colla consegna a Marinavia del­le MM.27205 e 27206.

Nello stesso mese l’esemplare MM.27202 è assegnato come ve­livolo personale a Giuseppe Bastianini, Go­vernatore della Dalmazia. Il velivolo ha base a Zara con il seguito di un pilota, un motorista, un montatore, un radiotelegrafista e 5 avieri.

Le prove di valutazione da parte della Regia Marina (marzo 1941) iniziano nel golfo di La Spezia: il 17 marzo il sottotente di vasc. Franco Micali ed il maresc. pil. Carlo Marchetto hanno occasione di collaudarlo in condizioni di tempo pessimo. L’aereo si por­ta quindi a Taranto, ove Micali con il cap. pil. Lucio Scarpetta o con Marchetto, tra il 24 maggio ed il 28 giugno 1941, ne rilevano tutti i parametri di volo.

Già in questo mese, ma soprattutto in luglio, l’aereo effettua missioni in coordinamento alla base navale di Taranto: ne verifica la totale copertura durante prove di annebbiamento mediante fumogeni, partecipa ad esercitazioni delle nostre navi simulando attacchi di aero­siluranti nemici.

Dopo la presenza dell’aereo presso i Nuclei Riserva Aerea, Marinavia decide di assegnarlo come materiale di base per la 3.a squadriglia della Scuola Osservazione Marittima di Orbe­tello ove sono addestrati, con missioni sul Tirreno centrale, gli ufficiali osservatori del­la Regia Marina.

Il 13 gennaio 1942 la MM. 27197 è appunto ceduta dal Nucleo di Ta­ranto alla 3.a squadriglia di Orbetello. A fine mese essa ha 6 Ca.316 (MM.27194-27195, 27197-27200) che salgono ad 8 in marzo e sono 11 a metà maggio 1942 (MM.27194­ – 27195, 27197 – 27201, 27203 – 27206).

Il velivolo risulta molto manovriero, esube­rante, con eccezionali caratteristiche di visi­bilità che permettono di vedere le punte dei galleggianti: vi si effettuano dei bellissimi flottaggi. Ma indubbiamente il Ca.316 richie­de molta attenzione in decolli e ammaraggi, è molto leggero e inadatto ad un uso opera­tivo di tipo bellico. In virate strette il veli­volo ha tendenza ad imbardare e a cadere in vite rovescia: anche le vistose carenature tra ala e galleggianti risultano pericolose causan­do improvvisi assetti a cabrare o picchiare. Il 1° gennaio 1943, nel prelievo dalla Ditta di un aereo revisionato, a seguito dell’incendio di un motore il ten. Romolo Manassero è co­stretto ad un atterraggio di fortuna, che viene compiuto regolarmente vicino Milano – Bresso. Il 19 gennaio 1943 la MM.27200, in am­maraggio ad Orbetello, imbarda sulla destra stroncando entrambi i galleggianti; un altro Ca.316 precipita sulle case della cittadina cau­sando anche la morte di un civile.

Nel giugno 1943, per la difficile situazione venutasi a creare sul medio Tirreno, il magg. Ercole Savi, Comandante della Scuola, provve­de a trasferirla in un settore più tranquillo, a Portorose in Istria. I Ca.316 vi si portano con voli diretti dall’idroscalo toscano. Tutta­via nell’agosto 1943 l’inchiesta ministeriale sui precedenti incidenti determina l’ordine di sospendere i voli: l’evento si sarebbe comun­que verificato a causa della scarsezza dei ri­cambi per la piccola serie.

L’8 settembre 1943 il Personale del reparto riesce per tempo a manomettere i motori dei Ca.316, asportan­done parti vitali. Nella stessa notte gli idro, inutilizzabili, cadono in mano tedesca.

DESCRIZIONE TECNICA

Velivolo da scuola-ricognizione, idrovolante a scarponi, monoplano ad ala bassa a sbalzo, triposto a struttura mista.

Fusoliera in profilati di lamiera di acciaio saldati con rivestimento in lamiera di lega leg­gera, la parte anteriore, in tubi di acciaio al cromo-molibdeno saldati con rivestimento in tela verniciata, la parte centrale e posteriore. Ala con struttura bilongherone in legno con armature metalliche e rivestimento in com­pensato telato e verniciato; alettoni in legno con armature metalliche e rivestimento in tela; ipersostentatori ventrali in legno con armature metalliche e rivestimento in tela. Galleggianti metallici collegati alla cellula con strutture a sbalzo.

Piani di coda a sbalzo con struttura in legno con armature metalliche e rivestimento in compensato, tranne le superfici mobili rive­stite in tela.

Cabina con posti di pilotaggio affiancati e postazione per l’armiere-radiotelegrafista. Strumentazione standard.

Due serbatoi alari da 470 litri ciascuno tra le fiancate della fusoliera ed i castelli mo­tori.

Motori con eliche bipale a passo variabile. Una mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 mm. con 300 colpi, fissa in caccia alla radice della semi-ala sinistra e tiro al di fuori del disco dell’elica; una mitragliatrice da 7,7 mm. con 500 colpi, in torretta dorsale Lanciani. Carico bellico: un siluro da esercitazione o fino ad un massimo di 400 Kg. di bombe.

PRODUZIONE

MM. 27193 – prototipo

MM. 27194 – 27206 – n. 13 (inizio 1941-gennaio 1942)

Scheda tecnica

CARATTERISTICHE

motori Piaggio P.V11 C.16 (C.35)

potenza 2 x cv. 460 a m. 1.600

apertura alare m. 15,90

lunghezza totale m. 13,30

altezza totale m. 4,08

superficie alare mq. 38,40

peso a vuoto kg. 3.410

peso a carico massimo kg. 4.750

velocità massima km/h. 320 a 2.000 m.

velocità minima km/h. 114

tempo di salita 18′ a 4.000 m.

tangenza massima m. 5.550

autonomia km. 2.110

decollo m. 250

ammaraggio m. 220

armamento 1 mitragliatrice da 12,7 mm. alare, 1 da 7,7 in torretta dorsale

carico bellico kg. 400

equipaggio 3

progettista Cesare Pallavicino

pilota collaudatore Mario De Bernardi

primo volo prototipo MM. 27193 il 14 agosto 1940

località Montecollino (Brescia)

 

CREDITI
Autori Vari Dimensione Cielo volume VI bombardieri ricognitori Edizioni Bizzarri, Roma 1974
Rosario Abate Gli aeroplani della Caproni Aeronautica Bergamasca 1920-1946 volume II  Edizioni Bizzarri, Roma 1978

Fonte: www.alieuomini.it

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