acquisto

29 Novembre 2015

In un altro caso, una pensionata si è vista sottrarre duecento euro per un pagamento on line effettuato da uno sconosciuto.

Un aereo si alza in volo dopo il decollo

Un quarantenne di Caltanissetta ha denunciato in questura di essere rimasto vittima di una frode informatica. L’uomo, un impiegato, ha dichiarato alla polizia che, collegandosi su internet per una verifica di routine dell’estratto conto della carta di credito, aveva avuto modo di constatare che erano stati effettuati circa ventipagamenti di biglietti aerei  con una compagnia di volo, a sua insaputa. Tutte perazioni on line per una cifra considerevole, duemila e trecento euro. Superato un momento di comprensibile smarrimento, l’uomo si è rivolto alla polizia, nella speranza di risalire all’autore o agli autori del “colpo” telematico.

‘Sms’ prima della sgradita sorpresa

Una pensionata ha denunciato, invece, di aver ricevuto un messaggio ‘sms’ dall’istituto bancario nel quale tiene il proprio conto corrente, in cui le veniva comunicato il blocco per motivi di sicurezza. Successivamente, in banca, la donna ha appreso che qualcuno, al momento sconosciuto, aveva effettuato unacquisto con la sua carta di credito per un ammontare di duecento euro. In entrambi i casi, i titolari delle due carte hanno sottolineato di aver fatto acquisti di merce di diverso genere on line, ma di non aver mai perso di vista le rispettive carte di credito.

Indagini in corso

Alla luce degli ultimi casi sui quali sono state avviate indagini, la Questura nissena invita tutti i cittadini a visitare il sito telematico della Polizia postale e delle comunicazioni all’indirizzo www.commissariatodips.it, e seguire i profili istituzionali della Polizia di Stato “Una vita da social” e “Agente Lisa” sui social network, dove quotidianamente sono pubblicate informazioni utili per prevenire frodi e truffe su internet. Per venire incontro alle esigenze del cittadino, la Polizia ha realizzato il servizio “Denuncia via web di reati telematici”, all’indirizzo www.denunceviaweb.poliziadistato.it. Da casa, dall’ufficio e ogni altro luogo è possibile avviare l’iter per sporgere una denuncia, con notevole risparmio di tempo.

Fonte:blastingnews.com/


22 Febbraio 2014

La campagna “Taglia le ali alle armi” lancia la sua ‘operazione verità’ sui cacciabombardieri e, date e cifre alla mano, accusa Mario Mauro di aver “aggirato le prescrizioni del Parlamento” e di avere acquistato altri aerei, nonostante le mozioni votate a metà 2013 che imponevano la sospensione degli ordini

L’ombra degli F35 si allunga sulla nascita del governo Renzi. In attesa di capire chi finirà a guidare la Difesa (in lizza ci sono Roberta Pinotti, Federica Mogherini e Arturo Parisi), la campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa da Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace, lancia la sua ‘operazione verità’ sui cacciabombardieri della discordia e, date e cifre alla mano, muove una grave accusa al ministro Mario Mauro: aver “aggirato le prescrizioni del Parlamento” procedendo di nascosto all’acquisto di quattordici dei costosissimi aerei da guerra americani, nonostante le mozioni votate a metà 2013 che imponevano la sospensione degli ordini.

Nel rapporto “F35, la verità oltre l’opacità“, presentato a Roma dai pacifisti, è spiegato nel dettaglio come lo scorso autunno (27 settembre) la Difesa, “non informando correttamente il Parlamento” e sfruttando surrettiziamente “la pratica dei pre-accordi non vincolanti”, abbia non solo completato l’acquisto dei primi tre aerei, ma abbia anche confermato definitivamente l’ordine per ulteriori tre velivoli. “Non contento di una scelta già grave”, prosegue il rapporto, il ministero della Difesa “pochissimi giorni dopo l’approvazione delle mozioni” (il 18 luglio 2013) ha avviato da zero una nuova tornata di ordini versando anticipi per ulteriori otto F35. “Un precedente grave – secondo i promotori della campagna – che rischia di compromettere qualsiasi controllo parlamentare sul programma F35 e un meccanismo che forse si cercherà di mettere in moto anche nelle prossime settimane”.

Il riferimento è alle insistenti voci di un ordine definitivo che starebbe per essere firmato per due di questi ulteriori otto aerei proprio in questi giorni: “Un’azione che chiediamo ai parlamentari di fermare con decisione presentando documenti che possano vincolare il governo a un effettivo stop o cancellazione della partecipazione al programma Joint Strike Fighter“. Oltre a non informare il Parlamento degli acquisti – denuncia il rapporto – la Difesa italiana, al contrario di quella statunitense, tace sui “gravi problemi tecnici” degli F35 che “portano a continui abbassamenti anche degli standard operativi, tali da mettere in dubbio il raggiungimento di quelle capacità militari che hanno spinto le forze armate di molti paesi ad imbarcarsi nel programma”.

Per non parlare della tendenziosa sovrastima fornita riguardo alle ricadute occupazionali: “Fonti della Difesa ed esponenti politici in Parlamento continuano a rilanciare i 10mila posti di lavoro (i vertici di SegreDifesa sono passati a 6mila) non considerando che la stessa industria (Finmeccanica) è passata da una stima di 3-4mila addetti ad una più realistica di circa 2.500 (vicina a stime sindacali) e parla di 5mila addetti solo se riferiti a una fase successiva alla produzione industriale: manutenzione e alle altre attività tecniche che accompagneranno la vita operativa degli aerei.

Secondo Analisi Difesa per la fase produttiva probabilmente valgono ancora i dati di un recente documento riservato di Alenia Aermacchi secondo cui a Cameri almeno fino al 2018 il totale degli addetti tecnici e impiegatizi non raggiungerà le 600 unità”. Lo stesso dicasi per i ritorni economici, su cui la Difesa e i vertici militari hanno sempre fornito previsioni e stime mirabolanti: “Anche nella migliore delle ipotesi – si legge nel rapporto – siamo di fronte a un ritorno di meno di 700 milioni di euro a fronte di una spesa già effettuata di almeno 3,4 miliardi di euro (fasi di sviluppo + primi acquisti) con un ritorno quindi pari a circa il 19 per cento”. Qui si arriva all’altro spinoso argomento: quello dei costi dei contratti finora sottoscritti per i primi F35.

“La Difesa ha sempre cercato di diffondere notizie tranquillizzanti relativamente ai costi di acquisto dei caccia, riferendo anche in sedi ufficiali (audizioni presso Commissioni parlamentari con documenti annessi) stime non aggiornate o costi di sola produzione base, incapaci quindi di dare conto dell’effettivo costo per le casse dello Stato di ogni singolo velivolo. L’opacità nelle comunicazioni non ha poi permesso un accesso diretto ai dati contrattuali del programma tramite le strutture del nostro Ministero della Difesa, ma grazie ai dati recuperabili da fonti ufficiali del Dipartimento della Difesa statunitense si può a questo punto della partecipazione italiana programma definire già un primo consuntivo di costi per gli aerei acquisiti: nel triennio 2011-2013, ovvero nella fase più acuta della crisi, l’Italia ha sottoscritto contratti di acquisto relativi a velivoli F-35 per complessivi 735 milioni di euro (di cui 480 solo nell’anno 2013).

In mancanza di una revisione del proprio impegno – si legge nel rapporto – il governo italiano impegnerà nel triennio 2014-2016 quasi 2 miliardi di euro per l’acquisto di altri 8 F35, in media 650 milioni l’anno. Parallelamente, solo per fare un confronto esemplare, secondo quanto previsto dalla Legge di stabilità 2014, gli stanziamenti per il Servizio sanitario nazionale subiranno un taglio di 1 miliardo e 150 milioni di euro negli anni 2015-2016″. Seguono altri numeri e altri confronti esemplari. “La nostra stima di costo medio finale per un F-35 si attesta sui 135 milioni di euro. Con questa cifra si potrebbero assumere 5.400 ricercatori per un anno, oppure si potrebbero costruire 405 nuovi asili per 12.500 bambini creando 3.645 nuovi posti di lavoro, o ancora si potrebbero mettere in sicurezza 135 scuole o acquistare 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere. Gli oltre 14 miliardi complessivi per l’acquisto e lo sviluppo dei cacciabombardieri (che diventano almeno 52 miliardi per l’intera gestione del programma) potrebbero essere spesi molto meglio: ciascuna componente acquistata di un F-35 sottrae le risorse necessarie per affrontare le vere priorità del Paese, quelle con le quali i giovani, gli studenti, i disoccupati, i lavoratori in cassa integrazione, gli abitanti di territori abbandonati all’incuria si confrontano ogni giorno”.

Il rapporto della campagna “Taglia le ali alle armi” non può che concludersi con la richiesta di rinunciare agli F35. Una richiesta considerata non utopistica, bensì in linea con le decisioni già prese dai governi di altri Paesi alleati: “Il Canada ha azzerato (soprattutto in ragione dei costi esplosi rispetto alle previsioni) la propria partecipazione facendo ripartire la gara d’appalto per la fornitura di caccia alla propria Aeronautica Militare, i Paesi Bassi hanno confermato solo 37 degli 85 velivoli inizialmente previsti e recentemente la Gran Bretagna ha definito l’acquisto di soli 14 velivoli in versione B – con l’esorbitante costo di 2,5 miliardi di sterline – sui 48 in attesa di conferma entro il 2015″. Ora vediamo cosa deciderà l’Italia guidata dal nuovo governo Renzi che, giova ricordarlo, durante la campagna per le primarie del Pd aveva dichiarato: “Gli F35 sono soldi buttati via, io sono per il dimezzamento”.

Riceviamo e pubblichiamo dal Segretariato generale della Difesa

SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI UFFICIO GENERALE DEL SEGRETARIO GENERALE Servizio Pubblica Informazione
La difesa non nasconde nulla in merito alla notizia riportata da codesta testata, che sostiene l’impegno dell’Italia all’acquisto di 14 F35, si precisa che i dati contenuti si riferiscono al vecchio profilo di acquisizione dell’aereo che prevedeva, infatti, 14 macchine. In particolare, 3 aerei per il lotto 6, 3 aerei per il lotto 7, 4 aerei per il lotto 8 e 4 aerei per il lotto 9. Come è stato riferito in Parlamento, tale profilo non è più attuale e, nel merito, qualsiasi iniziativa non potrà che conformarsi a quando indicato dal Parlamento nella propria specifica mozione.

Replica Enrico Piovesana

Le informazioni divulgate nel report della campagna ‘Taglia le ali alle armi’, provenienti da dati ufficiali Usa, mostrano come la Difesa abbia sottoscritto contratti per nuovi lotti di aerei F35 successivamente alle mozioni parlamentari di metà 2013 che sospendevano ogni ulteriore acquisizione. Notizie di questi nuovi contratti erano già trapelate da Oltreoceano nei mesi scorsi, spingendo i parlamentari della commissione Difesa a chiedere al ministero l’accesso a tutti i documenti relativi al programma di acquisizione degli F35 con il dettaglio delle fasi contrattuali. Tali documenti non sono stati forniti: il ministro Mauro si è limitato a ribadire (nemmeno di persona, ma per bocca di un messaggio letto in aula il 18 ottobre dal sottosegretario all’Agricoltura) che a suo giudizio le mozioni parlamentari “non incidono sulle politiche di acquisto già determinate”. La stessa richiesta è stata a più riprese rivolta alla Difesa anche da associazioni e giornalisti, sempre senza esito. Saremmo lieti che, in nome della trasparenza, queste informazioni venissero finalmente rese accessibili.

di Enrico Piovesana | 19 febbraio 2014

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it

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Recentemenete si è svolta la cerimonia di consegna all’aviazione della flotta indiana della 303° squadriglia dotata di caccia russi Mig-29K. Ciò significa che la flotta indiana dispone ora di possibilità fondamentalmente nuove per la dimostrazione della forza lontano dalle proprie coste. Nessun’altra flotta dei paesi asiatici possiede attualmente tali possibilità.

Il Mig-29К è una versione radicalmente modernizzata del caccia Mig-29. L’aereo è caratterizzato da una bassa visibilità per i radar, ha una elevata distanza di volo ed è dotato di radar. Мig-29К può essere non solo rifornito di combustibile in volo ma può fungere esso stesso da aereo rifornitore in quanto sul medesimo è installato uno speciale aggregato di rifornimento. La distanza massima di volo dell’aereo con serbatoi di combustibile appesi è di 3000 chilometri, con un rifornimento in volo è di 5500 chilometri. In base al primo contratto per l’acquisto di Mig-29K e Mig-29KUB(versione biposto), stipulato nel 2004, l’India ha ricevuto 12 aerei (consegne completate nel 2011). Nel 2010 è stato firmato il contratto per la fornitura di ancora29 aerei del valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari.

A giudicare dalle dichiarazioni dei dirigenti militari indiani e dai lavori degli studiosi militari, la flotta indiana ha di fronte il compito di accrescere le proprie possibilità per la proiezione della forza nella zona dell’Oceano Indiano e, in futuro, in regioni del mondo più lontane. Con l’acquisto di una nuova portaerei russa e con l’entrata in servizio di una squadriglia di aerei da bordo moderni l’India ha compiuto un passo importante in questa direzione.

Per le sue possibilità Mig-29К supera molto il caccia Sukhoj Su-33 sulla base del quale è stato studiato l’aereo cinese J-15. Non solo, ma Mig-29К ha dimensioni minori, per cui nell’hangar della portaerei ne può essere piazzato un quantitativo maggiore. Nel 2014 la flotta russa ha ordinato 24 aerei Mig-29К e Mig-29KUB di cui sarà formato il rinnovato gruppo aereo della portaerei “Admiral Kuznetsov”.

La rielaborazione del progetto di Mig-29, realizzata nell’ambito del contratto con la flotta indiana, prevedeva anche un’altra importante modernizzazione supplementare, ossia le nuove versioni per le truppe terrestri degli aerei Mig-29М e Mig-29М2 (biposto). Sulla loro base è stato studiato il progetto di modernizzazione dell’aereo Mig-29, noto come Mig-29UPG. Nel 2008 con l’Aeronautica militare indiana è stato stipulato il contratto per la modernizzazione di 53 caccia indiani Mig-29 che prevede la trasformazione della versione 9-12B in versione Mig-29UPG. Nove Mig-29UB da addestramento e combattimento della versione 9-51 vengono trasformati in versione Mig-29UB-UPG.

I primi aerei sono stati consegnati alle Forze aeree indiane nel 2012. La modernizzazione con l’impiego degli elaborati del progetto Mig-29К consente di aumentare drasticamente le possibilità combattive dell’aereo. Non è quindi da escludere che successivamente l’India vorrà acquistare aerei Mig-29UPG di nuova produzione.

La Russia ha creato nuove versioni degli aerei Mig-29 ed intende promuoverle per l’esportazione nei paesi che usavano le versioni precedenti degli aerei Mig-29. In questo caso i clienti potranno risparmiare risorse significative sulla costruzione dell’infrastruttura delle basi e sull’addestramento del personale addetto alla manutenzione di questi aerei. I nuovi Mig sono destinati ai clienti da paesi emergenti non ricchi che non possono permettersi caccia Sukhoj più pesanti e potenti. I concorrenti principali dei Mig-29 saranno gli aerei cinesi J-10 e FC-1.

Fonte:http://italian.ruvr.ru



Il rappresentante della società americana-produttrice degli aerei da combattimento Lockheed Martin ha dichiarato in un’intervista che la Marina militare del Vietnam nei tempi brevissimi potrebbe rivolgersi agli USA con la richiesta di fornire 6 aerei da pattugliamento P-3C Orion in versione base. S’ipotizza che inizialmente questi aerei saranno forniti a Vietnam senza armamenti.

Successivamente però, seguendo il progresso nelle relazioni vietnamite-statunitensi, gli aerei saranno dotati di armamento completo. Potrebbero essere venduti a Vietnam aerei P-3C che fanno parte della riserva della flotta statunitense delle ultime modifiche. Possono servire per altri 20 anni dopo rimodernamento.

Vietnam non ha una scelta reale dei fornitori degli aerei da pattugliamento in versione base — un mezzo importante per la ricognizione marittima e la lotta contro sommergibili. La Russia ha già da tempo cessato la fabbricazione degli aerei IL-38 e TU-142 e ora effettua soltanto il rimodernamento di quelli disponibili. Nello stesso tempo il parco di questi aerei in Russia è limitato e perciò la loro esportazione è inopportuna. Attualmente la fabbricazione degli aerei da pattugliamento in versione base non viene effettuata nemmeno in Europa. Contrariamente gli USA hanno avviato il programma di fabbricazione degli aerei da pattugliamento P-8 Poseidon. Conseguentemente P-3C Orion non ancora del tutto obsoleti sono soggetti a licenziamento.

P-3C rimane un potente ed efficiente aereo antisommergibile. La fornitura di questi aerei a Vietnam, qualora fossero completamente armati, potrebbe diventare un serio motivo di preoccupazione per il comando della Marina militare cinese. Questi aerei possono rappresentare una minaccia per la componente marittima delle forze strategiche nucleari della Cina.

Sull’isola meridionale cinese di Hainan ora si trova la principale base dei sommergibili nucleari missilistici cinesi Yulin, un’imponente costruzione costata miliardi di dollari, con rifugi sotterranei per sommergibili, depositi, arsenali e un complesso sistema di protezione. Qui dovranno essere dislocati sommergibili nell’ambito del progetto 094 Jin dotato di missili balistici e, in prospettiva, sommergibili perfezionati nell’ambito del progetto 096 Tan. S’ipotizza che il Mar Cinese del Sud diventerà per sommergibili nucleari cinesi la principale area di pattugliamento. Proprio per questo qualsiasi attività di ricognizione delle flotte degli USA e dei loro alleati suscita una reazione estremamente nervosa da parte della Cina. Ciò ha già portato l’anno scorso a una serie di pericolosi incidenti.

Si usa ritenere che i sommergibili cinesi per ora siano in ritardo rispetto ai sommergibili della Russia e dell’Occidente per quanto riguardano le tecnologie della riduzione di rumori. P-3C veniva considerato un mezzo assai efficiente della lotta contro sommergibili sovietici e russi e, dunque, sarà ancora più pericoloso per quelli cinesi. Decollando dalle vicine basi vietnamite, i P-3C potranno a lungo monitorare ipotizzabili aree di pattugliamento dei sommergibili cinesi.

Repubblica Popolare Cinese dovrà intraprendere delle misure per garantire la sicurezza nell’area di pattugliamento dei propri sommergibili. A tale scopo potrebbe risultare utile il primo portaerei cinese Liaoning. Esso potrebbe bloccare una considerevole area dell’acquatorio del Mar Cinese del Sud per i voli dei P-3C vietnamiti. E’ interessante che anche il primo incrociatore portaerei sovietico Admiral Kuznetsov, costruito in base al progetto uguale a quello di Liaoning, era destinato a svolgere questo compito. Esso doveva proteggere l’area di pattugliamento dei sommergibili nucleari e affrontare il primo attacco del nemico, in tal modo guadagnando tempo aggiuntivo necessario alla leadership del paese per impartire l’ordine di sferrare l’attacco nucleare contro gli USA.

 

Fonte:http://italian.ruvr.ru


6 Febbraio 2013

Washington taglia le commesse dei cargo italiani e a Roma tutti tacciono

di Gianandrea Gaiani

La spesa militare non porta voti. Se ne sono accorti in questi giorni tutti i leader politici italiani impegnati a smarcarsi dal programma per il cacciabombardiere F-35 che negli ultimi 15 anni tutti i governi avevano sottoscritto. Con i costi in crescita e i mille problemi tecnici da risolvere il programma militare più costoso e sofisticato della storia è al centro del dibattito politico e industriale negli Stati Uniti e in molti Paesi che hanno aderito al programma mentre in Italia il cacciabombardiere è diventato un “orfanello” del quale tutti negano la paternità. Eppure proprio la politica e soprattutto il governo dovrebbero alzare i toni con gli Stati Uniti circa le scelte sulle acquisizioni militari. Perché mentre l’Italia si è impegnata a spendere una quindicina di miliardi di euro (almeno) per dotare Marina e Aeronautica dei cacciabombardieri americani F-35 il Pentagono, impegnato a far quadrare i conti con i tagli imposti da Barack Obama, cancella le commesse per gli aerei italiani da trasporto C-27J Spartan destinati alle forze armate e alla Guardia Nazionale e per i vecchi G-222 che gli americani avevano acquistato ammodernati da Alenia Aermacchi (Gruppo Finmeccanica) per consegnarli alle forze aeree afghane.

Nel primo caso il taglio al programma dei cargo tattici ha fatto infuriare la Giardia Nazionale statunitense che aveva selezionato l’aereo italiano (che sta ottenendo un buon successo di export nel mondo) perché meno costoso sotto tutti i profili del più grande aereo cargo C-130 e degli elicotteri da trasporto CH-47 .
Il Pentagono ha però deciso di cancellare l’ordine che prevedeva 38 aerei (inizialmente erano 78) e i 21 già in servizio (costati 1,6 miliardi di dollari) verranno probabilmente venduti sul mercato dell’usato. Una decisione che danneggerà ulteriormente l’azienda italiana che avrà maggiori difficoltà a vendere aerei nuovi se gli Stati Uniti metteranno sul mercato C-27J a “chilometri zero”.

Nel caso dei G-222 (il predecessore del C-27J) lo smacco al “made in Italy” ha il sapore della beffa. Gli Stati Uniti hanno cancellato il programma per 20 aerei da trasporto alle neonate forze aeree afghane lamentando improvvisamente la scarsa operatività dell’aereo, della quale si soni accorti stranamente solo dopo che 16 velivoli su 20 erano stati consegnati a Kabul. Inoltre una disponibilità giornaliera di 8/10 aerei su 16 non sembra certo scandalosa se si considerano i turni manutentivi e l’incompleto addestramento dei tecnici afghani. La decisione del Pentagono di cancellare i G-222 comporterà inoltre risparmi solo per 60 milioni di dollari a fronte dei quasi 600 già spesi ma priverà gli afghani dei velivoli sui quali stanno addestrandosi da due anni.
Il taglio dei programmi C-27J e G-222 pare in realtà pretestuoso e teso non a risparmiare denaro ma a passare le commesse sottratte all’industria italiana a quella statunitense. Basti considerare che i tagli avvantaggeranno Lockheed Martin , la stessa azienda che produce il cacciabombardiere F-35, che fornirà i suoi cargo C-130 Hercules sia alla Guardia nazionale statunitense sia alle forze afghane al posto dei velivoli italiani. Un’ulteriore conferma dell’applicazione della linea “autarchica” varata da Barack Obama già nel 2009 e sintetizzabile con lo slogan “buy american” che impone al Pentagono di acquistare prodotti “made in USA” .

Spiace però constatare che Roma ingoi il rospo e taccia senza reagire o minacciare “rappresaglie” commerciali. Già molti Paesi hanno espresso perplessità sui costi e le prestazioni degli F-35 e se anche l’Italia lo facesse le sorti del mega-programma  americano diverrebbero ancora più incerte. E’ accettabile che a Roma nessuno negozi l’acquisizione dei 90 jet con il rispetto delle commesse americane di aerei italiani? A metà gennaio è giunto in visita a Roma il Segretario alla Difesa, Leon Panetta (in procinto di lasciare l’incarico a Chuck Hagel ) che ha firmato molti dei tagli apportati al bilancio del Pentagono. E’ ammissibile che nel governo Monti nessuno abbia lamentato i danni inflitti alla nostra industria aeronautica?

Fonte:http://news.panorama.it


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