F-35

9 Novembre 2016

All’inizio di novembre il sindaco di Iwakuni ha approvato il trasferimento presso la base aerea locale di 16 caccia bombardieri americani F-35. Il sindaco Yoshihiko Fukuda ha dichiarato ciò non peggiorerà la vita dei residenti della città.

Questa notizia va inquadrata in un contesto politico-militare più ampio:

35
Primo. Gli F-35 sono la salvezza della US Air Force, di fronte al problema della vecchia flotta di aerei da combattimento.

Gli F-35 sostituiranno infatti i vecchi F-16 e F/A-18. Il progetto è stato ripetutamente criticato per i costi elevati e la scarsità di alte prestazioni.

Quindi il trasferimento degli aerei in Giappone è stato probabilmente architettato per dimostrare le possibilità e le prospettive del nuovo modello.

Secondo. La Base di Iwakuni è una base navale e aerea allo stesso tempo, ed è sede del Corpo dei Marines degli Stati Uniti. Gli F-35, come dichiarato in agosto dal Vice comandante del Corpo dei Marines Tenente Generale Robert Walsh, saranno trasferiti all’inizio del 2017, insieme con il mezzo d’assalto anfibio USS Wasp. Dei 16 F-35B (adattati per il Corpo dei Marines) destinati alla base di Iwakuni, sei saranno dislocati sulla nave, mentre dieci sulla spiaggia.

Terzo. Durante la sua visita in Giappone lo scorso maggio, Barack Obama ha visitato per prima cosa la base aerea Iwakuni, solo dopo ha incontrato Primo ministro Shinzo Abe.

Fonte: it.sputniknews.com


6 Agosto 2015

Secondo il britannico Independent, Pechino potrebbe presto togliere a Washington un suo grosso vantaggio in campo militare. E ci sarebbe già stato un test coronato da successo

La Cina ha creato un drone in grado di vedere gli aerei Stealth Usa

WASHINGTON – Pechino potrebbe presto togliere a Washington quello che forse è il suo più grande vantaggio in campo militare. Secondo il britannico Independent, la Cina ha sviluppato un grande drone (aereo senza pilota controllato a distanza) a doppia fusoliera battezzato “Divine Eagle” (“Shen Diao”) con un’antenna speciale in grado di individuare a grandissima distanza i jet finora invisibili ai radar: parliamo degli aerei da guerra più moderni, come i caccia F-22 Raptor e F-35 Jsf (di cui l’Italia acquisterà 90 esemplari) ed il bombardiere B-2 Spirit.

Prima dell’Independent anche la ‘Bibbia‘ del settore Difesa, il Janes’s Information Group, aveva accennato a questo possibile problema.

Secondo il giornale britannico, in un test l’Aquila Divina è stata in grado di rilevare un F-22 a largo delle coste sudcoreane a 500 km, una distanza tale da rendere – in teoria – possibile la preparazione di tutte le contromisure per abbatterlo.

Il tutto senza che l’F-22 possa accorgersene: il radar montato sul Raptor, l’AN/APG-77 ha infatti una portata massima stimata tra i 200 ed i 400 chilometri.

 

 

 

Fonte:www.repubblica.it/


15 Aprile 2014

La marina chiede al Congresso di rafforzare la flotta di F18 a sostegno dei caccia “stealth”. La loro supposta invisibilità è stata completamente superata dai radar di nuova generazione, compresi quelli che Alenia produce per gli Eurofighter. Tradotto: il caccia invisibile potrà essere individuato e colpito anche dai caccia italiani.

La conclusione dell’indagine parlamentare sugli F35 – prevista per giovedì salvo ulteriori rinvii – non potrà ignorare la notizia che arriva dagli Stati Uniti e che sfata anche il principale mito della propaganda favorevole ai cacciabombardieri Lockheed: la loro invisibilità ai radar nemici che ne farebbe degli insostituibili aerei stealth di quinta generazione. La U.S.Navy ha infatti chiesto al Congresso di rafforzare la flotta di velivoli per la guerra elettronica anti-radar, gli F18 Growlers, perché saranno indispensabili come scorta e apripista agli F35 che altrimenti, se inviati in missione da soli, verrebbero intercettati dai nuovi radar e dai sensori più moderni prodotti dall’industria militare russa e, come vedremo, anche da quella italiana.

La notizia arriva de fonti della Boeing (azienda non a caso concorrente della Lockheed e produttrice degli F18), che alla rivista online americana Breaking Defense spiegano perché il comandante delle operazioni navali, ammiraglio Jonathan Greenert, abbia avanzato questa richiesta al Congresso. “Gli F35 possono sfuggire ai radar ad alta frequenza in banda X, ma sono vulnerabili ai sensori a infrarossi e ai nuovi radar a bassa frequenza che consentono di individuare un aereo stealth di quinta generazione a centinaia di miglia di distanza, come qualsiasi altro aereo. Per questo devono necessariamente essere scortati da aerei che, grazie alle loro emissioni ad ampio spettro, possono neutralizzare queste minacce”.

“La richiesta avanzata dalla Marina americana risponde esattamente a questa esigenza”, conferma al Fattoquotidiano.it Andrea Nappi, ingegnere aeronautico Alenia, addetto al progetto Eurofighter. “Negli odierni scenari di guerra l’unica strategia è neutralizzare subito radar e sensori nemici, ai quali oggi è impossibile pensare di sfuggire: l’evoluzione dei sistemi di intercettazione ha reso del tutto inutile la vecchia tecnologia stealth, ormai usata dall’industria americana solo in chiave di promozione commerciale grazie alla generale ignoranza sul tema”. Che la stealthiness, inventata in piena Guerra Fredda, sia ormai una tecnologia obsoleta lo sostengono da tempo i maggiori esperti internazionali di difesa come gli americani Bill SweetmanNorman Friedman o l’australiano Carlo Koop, che già nel 2009 denunciava la vulnerabilità degli F35 ai nuovi radar a bassa frequenza in banda L prodotti dalla russa Tikhomirov Niip.

Ma in ambiente militare la questione è rimasta a lungo un tabù, almeno fino a quando l’estate scorsa proprio l’ammiraglio Greenert scrisse sulla più prestigiosa rivista navale americana, Proceedings: “La rapida evoluzione tecnologica e informatica sta introducendo nuovi sensori e nuovi sistemi in grado di aggirare la tecnologia stealth: è ora di pensare a piattaforme che non si basino esclusivamente su questa caratteristica”. A conferma di questa evoluzione, poche settimane fa l’azienda italiana Selex Es (gruppo Finmeccanicaha reso noto che i suoi nuovi sensori a infrarossi prodotti per i caccia svedesi Gripen e per gli Eurofighter sono perfettamente in grado di individuare un velivolo stealth rilevando la sua traccia termica a una distanza tale da renderne possibile l’ingaggio con missili aria-aria. Un bel paradosso: l’invincibile aereo americano di quinta generazione potrà essere abbattuto anche dai caccia italiani.

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it

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29 Marzo 2014

Il titolare della Difesa, parlando alla cerimonia per il 91/o anniversario della fondazione dell’Aeronautica Militare, ha rassicurato i militari, dopo l’annuncio dei giorni scorsi di voler “razionalizzare le spese delle forze armate”. “State sereni, nessun passo indietro”

Tagli agli sprechi, ma avanti con il programma di acquisto degli F35. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, dopo le inquietudini dei vertici delle forze armate di fronte alla sforbiciata annunciata dal ministro, ha lanciato un messaggio rassicurante: “Io dico ai militari di stare sereni perché, lo ha detto ieri il premier Renzi, quando parliamo di forze armate e della necessità che l’Italia continui a svolgere il suo ruolo per la sicurezza del mondo, significa che non possiamo fare passi indietro”. Nessun passo indietro nemmeno sui caccia F35, tema affrontato mercoledì dal presidente americano Barack Obama nella sua visita a Roma. Pinotti ha precisato: “No ad un sistema d’arma o ad un aereo che diventa il cattivo”. 

“Quando parliamo di efficientamento – ha detto Pinotti, parlando alla cerimonia per il 91/o anniversario della fondazione dell’Aeronautica militare – non significa togliere quello che è essenziale ma evitare che ci siano sprechi. Bisogna rendere la spesa pubblica più efficiente e le forze armate hanno già intrapreso questo percorso, ma non si può venire meno agli obiettivi strategici che abbiamo”. Il titolare della Difesa ha inoltre annunciato la volontà di srivere “un Libro Bianco della difesa: abbiamo bisogno di capire le minacce, i rischi e le risposte da dare”.

Le affermazioni di Pinotti arrivano a poca distanza dall’attacco del portavoce del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo: “Obama viene in Italia e va dal Papa per farsi due foto, viene qui perché si è preoccupato della nostra riduzione delle spese militari degli F35. E Napolitano subito va in televisione a dire bisogna spendere di meno. Obama viene a vendersi il suo gas di scisto che ha scoperto che ne ha per 100 anni, e il più grande giacimento oggi al mondo, uno dei più grandi, ce l’ha Israele”.

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it


22 Febbraio 2014

La campagna “Taglia le ali alle armi” lancia la sua ‘operazione verità’ sui cacciabombardieri e, date e cifre alla mano, accusa Mario Mauro di aver “aggirato le prescrizioni del Parlamento” e di avere acquistato altri aerei, nonostante le mozioni votate a metà 2013 che imponevano la sospensione degli ordini

L’ombra degli F35 si allunga sulla nascita del governo Renzi. In attesa di capire chi finirà a guidare la Difesa (in lizza ci sono Roberta Pinotti, Federica Mogherini e Arturo Parisi), la campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa da Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace, lancia la sua ‘operazione verità’ sui cacciabombardieri della discordia e, date e cifre alla mano, muove una grave accusa al ministro Mario Mauro: aver “aggirato le prescrizioni del Parlamento” procedendo di nascosto all’acquisto di quattordici dei costosissimi aerei da guerra americani, nonostante le mozioni votate a metà 2013 che imponevano la sospensione degli ordini.

Nel rapporto “F35, la verità oltre l’opacità“, presentato a Roma dai pacifisti, è spiegato nel dettaglio come lo scorso autunno (27 settembre) la Difesa, “non informando correttamente il Parlamento” e sfruttando surrettiziamente “la pratica dei pre-accordi non vincolanti”, abbia non solo completato l’acquisto dei primi tre aerei, ma abbia anche confermato definitivamente l’ordine per ulteriori tre velivoli. “Non contento di una scelta già grave”, prosegue il rapporto, il ministero della Difesa “pochissimi giorni dopo l’approvazione delle mozioni” (il 18 luglio 2013) ha avviato da zero una nuova tornata di ordini versando anticipi per ulteriori otto F35. “Un precedente grave – secondo i promotori della campagna – che rischia di compromettere qualsiasi controllo parlamentare sul programma F35 e un meccanismo che forse si cercherà di mettere in moto anche nelle prossime settimane”.

Il riferimento è alle insistenti voci di un ordine definitivo che starebbe per essere firmato per due di questi ulteriori otto aerei proprio in questi giorni: “Un’azione che chiediamo ai parlamentari di fermare con decisione presentando documenti che possano vincolare il governo a un effettivo stop o cancellazione della partecipazione al programma Joint Strike Fighter“. Oltre a non informare il Parlamento degli acquisti – denuncia il rapporto – la Difesa italiana, al contrario di quella statunitense, tace sui “gravi problemi tecnici” degli F35 che “portano a continui abbassamenti anche degli standard operativi, tali da mettere in dubbio il raggiungimento di quelle capacità militari che hanno spinto le forze armate di molti paesi ad imbarcarsi nel programma”.

Per non parlare della tendenziosa sovrastima fornita riguardo alle ricadute occupazionali: “Fonti della Difesa ed esponenti politici in Parlamento continuano a rilanciare i 10mila posti di lavoro (i vertici di SegreDifesa sono passati a 6mila) non considerando che la stessa industria (Finmeccanica) è passata da una stima di 3-4mila addetti ad una più realistica di circa 2.500 (vicina a stime sindacali) e parla di 5mila addetti solo se riferiti a una fase successiva alla produzione industriale: manutenzione e alle altre attività tecniche che accompagneranno la vita operativa degli aerei.

Secondo Analisi Difesa per la fase produttiva probabilmente valgono ancora i dati di un recente documento riservato di Alenia Aermacchi secondo cui a Cameri almeno fino al 2018 il totale degli addetti tecnici e impiegatizi non raggiungerà le 600 unità”. Lo stesso dicasi per i ritorni economici, su cui la Difesa e i vertici militari hanno sempre fornito previsioni e stime mirabolanti: “Anche nella migliore delle ipotesi – si legge nel rapporto – siamo di fronte a un ritorno di meno di 700 milioni di euro a fronte di una spesa già effettuata di almeno 3,4 miliardi di euro (fasi di sviluppo + primi acquisti) con un ritorno quindi pari a circa il 19 per cento”. Qui si arriva all’altro spinoso argomento: quello dei costi dei contratti finora sottoscritti per i primi F35.

“La Difesa ha sempre cercato di diffondere notizie tranquillizzanti relativamente ai costi di acquisto dei caccia, riferendo anche in sedi ufficiali (audizioni presso Commissioni parlamentari con documenti annessi) stime non aggiornate o costi di sola produzione base, incapaci quindi di dare conto dell’effettivo costo per le casse dello Stato di ogni singolo velivolo. L’opacità nelle comunicazioni non ha poi permesso un accesso diretto ai dati contrattuali del programma tramite le strutture del nostro Ministero della Difesa, ma grazie ai dati recuperabili da fonti ufficiali del Dipartimento della Difesa statunitense si può a questo punto della partecipazione italiana programma definire già un primo consuntivo di costi per gli aerei acquisiti: nel triennio 2011-2013, ovvero nella fase più acuta della crisi, l’Italia ha sottoscritto contratti di acquisto relativi a velivoli F-35 per complessivi 735 milioni di euro (di cui 480 solo nell’anno 2013).

In mancanza di una revisione del proprio impegno – si legge nel rapporto – il governo italiano impegnerà nel triennio 2014-2016 quasi 2 miliardi di euro per l’acquisto di altri 8 F35, in media 650 milioni l’anno. Parallelamente, solo per fare un confronto esemplare, secondo quanto previsto dalla Legge di stabilità 2014, gli stanziamenti per il Servizio sanitario nazionale subiranno un taglio di 1 miliardo e 150 milioni di euro negli anni 2015-2016″. Seguono altri numeri e altri confronti esemplari. “La nostra stima di costo medio finale per un F-35 si attesta sui 135 milioni di euro. Con questa cifra si potrebbero assumere 5.400 ricercatori per un anno, oppure si potrebbero costruire 405 nuovi asili per 12.500 bambini creando 3.645 nuovi posti di lavoro, o ancora si potrebbero mettere in sicurezza 135 scuole o acquistare 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere. Gli oltre 14 miliardi complessivi per l’acquisto e lo sviluppo dei cacciabombardieri (che diventano almeno 52 miliardi per l’intera gestione del programma) potrebbero essere spesi molto meglio: ciascuna componente acquistata di un F-35 sottrae le risorse necessarie per affrontare le vere priorità del Paese, quelle con le quali i giovani, gli studenti, i disoccupati, i lavoratori in cassa integrazione, gli abitanti di territori abbandonati all’incuria si confrontano ogni giorno”.

Il rapporto della campagna “Taglia le ali alle armi” non può che concludersi con la richiesta di rinunciare agli F35. Una richiesta considerata non utopistica, bensì in linea con le decisioni già prese dai governi di altri Paesi alleati: “Il Canada ha azzerato (soprattutto in ragione dei costi esplosi rispetto alle previsioni) la propria partecipazione facendo ripartire la gara d’appalto per la fornitura di caccia alla propria Aeronautica Militare, i Paesi Bassi hanno confermato solo 37 degli 85 velivoli inizialmente previsti e recentemente la Gran Bretagna ha definito l’acquisto di soli 14 velivoli in versione B – con l’esorbitante costo di 2,5 miliardi di sterline – sui 48 in attesa di conferma entro il 2015″. Ora vediamo cosa deciderà l’Italia guidata dal nuovo governo Renzi che, giova ricordarlo, durante la campagna per le primarie del Pd aveva dichiarato: “Gli F35 sono soldi buttati via, io sono per il dimezzamento”.

Riceviamo e pubblichiamo dal Segretariato generale della Difesa

SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI UFFICIO GENERALE DEL SEGRETARIO GENERALE Servizio Pubblica Informazione
La difesa non nasconde nulla in merito alla notizia riportata da codesta testata, che sostiene l’impegno dell’Italia all’acquisto di 14 F35, si precisa che i dati contenuti si riferiscono al vecchio profilo di acquisizione dell’aereo che prevedeva, infatti, 14 macchine. In particolare, 3 aerei per il lotto 6, 3 aerei per il lotto 7, 4 aerei per il lotto 8 e 4 aerei per il lotto 9. Come è stato riferito in Parlamento, tale profilo non è più attuale e, nel merito, qualsiasi iniziativa non potrà che conformarsi a quando indicato dal Parlamento nella propria specifica mozione.

Replica Enrico Piovesana

Le informazioni divulgate nel report della campagna ‘Taglia le ali alle armi’, provenienti da dati ufficiali Usa, mostrano come la Difesa abbia sottoscritto contratti per nuovi lotti di aerei F35 successivamente alle mozioni parlamentari di metà 2013 che sospendevano ogni ulteriore acquisizione. Notizie di questi nuovi contratti erano già trapelate da Oltreoceano nei mesi scorsi, spingendo i parlamentari della commissione Difesa a chiedere al ministero l’accesso a tutti i documenti relativi al programma di acquisizione degli F35 con il dettaglio delle fasi contrattuali. Tali documenti non sono stati forniti: il ministro Mauro si è limitato a ribadire (nemmeno di persona, ma per bocca di un messaggio letto in aula il 18 ottobre dal sottosegretario all’Agricoltura) che a suo giudizio le mozioni parlamentari “non incidono sulle politiche di acquisto già determinate”. La stessa richiesta è stata a più riprese rivolta alla Difesa anche da associazioni e giornalisti, sempre senza esito. Saremmo lieti che, in nome della trasparenza, queste informazioni venissero finalmente rese accessibili.

di Enrico Piovesana | 19 febbraio 2014

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it

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30 Ottobre 2013

314 milioni fino a fine anno e un miliardo e 450 milioni per il 2014: ecco quanto costerà il settore militare ai contribuenti italiani. soldi divisi tra missioni all’estero, corsa al riarmo, benefit alla casta in divisa e nuovi mezzi per i piloti acrobatici.

Mentre il Governo Letta – finché c’è – pensa a come raggranellare il miliardo necessario a evitare l’aumento dell’Iva, si continuano a spendere fiumi di denaro pubblico nel settore militare. In inutili guerre mascherate da missioni di pace, in costosissimi programmi di riarmo, in regalie e privilegi per la casta in divisa e – ciliegina sulla torta – in indispensabili nuovi aerei per la pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. Nei prossimi giorni il Parlamento sarà chiamato ad approvare il rifinanziamento alle missioni militari internazionali: 314 milioni fino a fine anno e un miliardo e 450 milioni per il 2014. Soldi destinati in gran parte all’infinita missione di guerra in Afghanistan, dove l’Italia rimarrà almeno fino al 2017 con meno soldati ma con forze speciali e assetti aerei – pagando per giunta 120 milioni di euro l’anno a sostegno dell’esercito afgano. Un’altra fetta è destinata ai caschi blu italiani in Libano che, come è emerso all’apice della crisi siriana, stanno lì solo in attesa di venire evacuati alla prossima ripresa delle ostilità. I restanti milioni, suddivisi in mille rivoli, servono a tenere in vita decine di altre inutili missioni minori in giro per il mondo alle quali l’Italia partecipa, spesso con poche decine di uomini, solo per onore di bandiera.

Poi c’è la folle corsa al riarmo, che quest’anno si è attestata sui 5,4 milioni di euro. Non solo i famigerati cacciabombardieri F-35 (un programma da mezzo miliardo l’anno che potrebbe essere sospeso per uno o due anni senza alcun danno per l’operatività dell’aeronautica), ma anche le fregate Fremm della marina (per quest’anno sono stati autorizzati due stanziamenti per un totale di oltre un miliardo e mezzo), i sommergibili U-212 (stanziati quest’anno 192 milioni), i satelliti spia Cosmo-Skymed (157 milioni), i sistemi di comunicazione e controllo C4I (136 milioni), gli aerei-spia Gulfstream (132 milioni), i carri blindati Freccia (130 milioni), gli elicotteri Chinook (125 milioni), gli aerei pattugliatori Atr-72 (123 milioni), le bombe di precisione per i Tornado (108 milioni), gli elicotteri Nh-90 (106 milioni), i missili terra-aria Fsaf (96 milioni) e tanti altri programmi di riarmo da decine di milioni di euro l’uno (droni, siluri, cannoni, mortai) dei quali è difficile ravvisare l’urgenza e l’indispensabilità.

Infine ci sono gli sprechi della casta militare: quasi mezzo miliardo di euro – come denuncia Luca Comellini, segretario del Pdm (Partito dei diritti dei militari) – speso annualmente dalla Difesa in regalie e trattamenti economici privilegiati destinati agli alti gradi delle forze armate e a particolari categorie. “La voce di spesa principale, 415 milioni di euro all’anno, è rappresentata dall’indennità di ausiliaria corrisposta a tutti i militari in pensione, che per cinque anni possono essere teoricamente richiamati in servizio: un istituto assurdo, eredità della Guerra Fredda, che oggi risulta in stridente contrasto con la riduzione degli organici prevista dalla riforma Di Paola: si manda in pensione sempre più personale, continuando a pagarlo come se fosse in servizio. Poi ci sono gli avanzamenti di grado all’ultimo giorno di servizio e quelli, sempre figurativi ma con aumenti stipendiali reali da 35 milioni l’anno, che scattano dopo una certa anzianità. E ancora, 45 milioni l’anno di indennità antiesodo pagate a piloti e controllori di volo militari, 14 milioni l’anno di stipendi e pensioni per i cappellani militari, e altri milioni buttati in spese di missione e di rappresentanza”.

A completare il quadro, c’è l’ultima folle spesa annunciata dal ministro Mario Mauro: nuovi aerei per le Frecce Tricolori.

Un regalo da almeno 200 milioni di euro “per consentire alla nostra pattuglia di continuare a fare meraviglie in giro per il mondo”, ha spiegato il ministro.

Vista la non meravigliosa condizione economica dell’Italia, non potrebbero magari, i nostri bravissimi piloti acrobatici, fare il sacrificio di continuare a esibirsi ancora per qualche anno sui cari vecchi MB-339?

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it



L’ad di Alenia Aermacchi, azienda che partecipa al progetto di acquisto dei cacciabombardieri, avverte: “Stop avrebbe duro impatto su industria”. E il governo si spacca sulla commessa miliardiaria.

Nel governo il tema è di quelli delicati. La discussione, infatti, ruota su un tema scottante, uno di quelli che fa infuocare le piazze: la questione F35. Il programma e gli impegni dell’Italia parlano di un acquisto di 90 cacciabombardieri di ultima generazione. Un piano onerosissimo che in tempi non sospetti ha cominciato a stridere sempre di più con la situazione economica reale del tessuto sociale. Polemiche a non finire, a cominciare dalle posizioni espresse dalla sinistra radicale, tese a sminare una capitolo di spesa descritto come inutile e offensivo. Attriti e prese di posizione contrastanti sfociati nella mozione in discussione quest’oggi a Montecitorio: lo stop del programma di acquisizione dei mezzi alati.

GIORDO – E mentre in aula si discute l’ad di Alenia Aermacchi, azienda che partecipa al progetto, Giuseppe Giordo, avverte il governo e la maggioranza: lo stop del progetto avrebbe “un impatto importante sull’industria”. Poi le parole di Giordo si sono fatte pese come macigni: “Se non arrivassero i carichi di lavoro che devono arrivare non procederemmo alle assunzioni previste” al sito di Cameri, in Piemonte. “Speriamo decidano bene – ha aggiunto Giordo – certo siamo un po’ preoccupati. Quindi speriamo non riconsiderino gli impegni internazionali assunti e le decisioni non abbiamo impatti sulle discussioni che abbiamo con Lockheed Martin”. Giordo, dal canto suo, riconosce comunque che “è giusto che ci sia un dibattito politico sulle scelte”, ma la speranza, ha ribadito, “è che non abbia impatti industriali”.

Il GOVERNO SI SPACCA, MAURO CONTRO DELRIO – La mozione sugli F35 tuttavia non ha provocato le reazioni a tinte forti del mondo dell’industria. No, la faccenda si è spinta fin sui banchi del governo con tanto di spaccatura. Le cronache do palazzo Chigi infatti raccontano di un clima incandescente fra il ministro della Difesa, Mario Mauro, e il collega agli Affari regionali, Graziano Delrio, che aveva espresso molte perplessità su questo tipo di spesa. Mauro, conversando con i giornalisti in Transatlantico, ha replicato così: “Evidentemente c’è stata una crisi di governo e io non me ne sono accorto”.

Il ministro Mauro ha quindi spiegato che il governo non ha cambiato posizione sulla questione: “Non ho partecipato a nessun Cdm in cui il governo abbia cambiato idea sugli F35. Pd e Pdl, quando erano separati – ha spiegato Mauro – hanno votato per gli F35. Mi sembrerebbe strano che adesso che sono uniti non li votino più. In passato votò a favore anche Rifondazione comunista. Il mio era l’unico partito che non c’era”. E sulle posizioni dei gruppi parlamentari Mauro spiega: “Ieri non ho ascoltato un solo intervento a nome dei gruppi che chiedesse alcunché se non della mozione presentata”.

DELRIO PRECISA“Pensando agli Stati Uniti d’Europa, avrebbe senso una forza europea, rispetto ad una forza nazionale”, ha precisato Delrio dopo la stoccata di Mauro. “Alla domanda se il governo possa reperire risorse da questa fonte – ha spiegato il ministro – ho sostenuto che bisogna fare un’istruttoria supplementare con dati certi rispetto agli impegni assunti, anche a livello internazionale. Bisogna infatti avere i dati sottomano, raccogliere elementi tecnici, perché si tratta di una scelta molto complessa”.

SCONTRO PD – La politica, sospinta dai tavoli della pace e dal mondo dell’associazionismo, si interroga; l’industri si arrabbia. In tutto questo non mancano le frizioni interne all’esecutivo ma soprattutto nel bacino storico della sinistra. Il discorso, vedendolo bene, sta tutto dentro alle cifre: i cacciabombardieri costano oltre 50 miliardi di euro spalmati da qui al 2050. Una cifra enorme, quasi 100mila miliardi delle vecchie lire. Un malloppo che in tempi di crisi, economia pressoché ferma, lavoro latente, bollette pagate con il sangue, patto di stabilità e debito tra la Pubblica amministrazione ed i privati, stona e non poco. Per questo il Pd è a un bivio. E su questo incrocio si sta lacerando: “Il dibattito di questi giorni all’interno del PD sulla questione dei caccia F-35, deve avere un solo esito: la sospensione del programma di acquisto e l’uso di quelle risorse per investimenti pubblici riguardanti la tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico, la difesa dei posti di lavoro, la sicurezza sociale”. Ribadisce la senatrice del Pd Laura Puppato. Così Puppato, così i molti nel Pd che hanno sottoscritto la mozione Sel-M5S per la cancellazione del progetto.

La questione quindi sta mettendo a dura prova la maggioranza. Per questo il voto sulla mozione slitterà a domani. Una notte in più per tentare di arrivare a una mozione di maggioranza che ‘medi’ e tenga conto della sensibilità dei dissidenti. A lavorare ad una soluzione condivisibile, che non provochi lo strappo, il capogruppo in commissione Difesa Gian Piero Scanu, del Pd. La soluzione salomonica che si sta tentando è un testo che da un lato chieda di salvaguardare un’industria considerata strategica e dall’altro di avviare il programma solo dopo un’indagine accurata sulle reali esigenze della Difesa, anche in un quadro europeo. Questo significherebbe una “sospensione” del programma, parola su cui si sta conducendo la difficile mediazione. Una formulazione ‘prudente’ consentirebbe al Partito democratico di evitare una spaccatura e di depotenziare i documenti di Sel e M5S. La decisione definitiva sarà presa domani mattina, all’assemblea dei deputati del Pd fissata per le 8.30.

Fonte:www.today.it



„ F-35, costano miliardi ma non volano se fa caldo o è umido“

Ancora polemiche sul caso degli F-35, gli aerei da guerra comprati anche dall’Italia e sui quali si discute da mesi: secondo un rapporto britannico i velivoli hanno serie difficoltà di atterraggio sulle portaerei

Un rapporto britannico rivela nuovi presunti problemi per i caccia F-35. Secondo il National Audit Office, l’organismo che controlla le spese del governo del Regno Unito, gli aerei avrebbero serie difficoltà ad atterrare sulle portaerei coi climi caldi e umidi

Nel rapporto si legge che gli F-35, nella versione ‘Stovl’, “non riescono ad atterrare sulle portaerei verticalmente con climi caldi, umidi e condizioni di bassa pressione se non eliminano grandi carichi”. 

Il ministero della Difesa britannico ha ordinato una prima tranche di 48 Joint Strike Fighter, che verranno imbarcati sulle portaerei di nuova generazione. Il governo ha però assicurato che questi problemi verranno risolti prima del 2020, quando sarà pronta la nuova ammiraglia della Royal Navy. 

Fonte:www.today.it


24 Febbraio 2013

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha sospeso tutti i voli di prova dei nuovi aerei da combattimento F-35, dopo aver scoperto che una lama della turbina nel motore di uno dei velivoli possedeva una incrinatura che potrebbe mettere a rischio la sicurezza strutturale del motore.

Il problema è stato scoperto nel corso di un’ispezione presso la base dell’Air Force di Edwards, in California.

Il motore verrà ora spedito al produttore Pratt & Whitney in Connecticut per una valutazione.

Il Pentagono ha intanto messo a terra tutti gli esemplari del cacciabombardiere in grado di eludere la sorveglianza radar.

I Marines e la Marina Militare degli Stati Uniti stanno da qualche tempo testando l’aereo F-35 voluto dal Pentagono al costo di ben 396 miliardi dollari.

Il Pentagono ha detto che la messa a terra dei 51 aerei è una misura cautelare e che è troppo presto per conoscere l’impatto che avrà il problema appena scoperto.

Venerdì si è registrato il secondo episodio di messa a terra del problematico aereo da combattimento in poco più di due mesi. Il programma F-35 è stato segnato da problemi tecnici, rallentamenti e sforamenti di budget e tempi di realizzazione, non solo in USA ma anche in Italia, dove l’ormai uscente governo tecnico aveva rivisto parzialmente l’ordine degli aerei da 131 a 90.

Purtroppo, il taglio dell’ordine non ha portato alcun risparmio, in quanto il costo di ogni singolo velivolo è nel frattempo aumentato a circa 130 – 140 milioni di euro.

Fonte:http://gaianews.it


23 Febbraio 2013

«Problemi al motore, voli sospesi»

WASHINGTON – Come «misura di precauzione», il Dipartimento della Difesa Usa ha sospeso tutti i test di volo della flotta di F35 , dopo che in una pala della turbina del motore di uno dei supercaccia è stata rilevata una frattura. «Il 19 febbraio, una ispezione di routine ha rivelato una frattura alla lama di una turbina a bassa pressione del motore montato su un velivolo F35 da test», ha scritto in un comunicato una portavoce del Joint Program Office che gestisce il programma F35.

Il nuovo caccia supertecnologico è al centro del programma più costoso del Pentagono, iniziato nel 2001, e secondo il segretario alla difesa Usa Leon Panetta rappresenta «l’aereo del futuro». Ma già il 16 gennaio gli esemplari della variante B, elaborata per il corpo dei Marine, erano stati messi a terra, a causa di problemi alla valvola per il rifornimento in volo. Nove giorni fa le restrizioni alla variante B sono state revocate, ma ora c’è stata la nuova battuta d’arresto, che riguarda tutte e tre le varianti, l’intera flotta.

«Gli ingegneri stanno inviando la turbina agli impianti della Pratt e Whitney di Meddletwon, Connecticut, per condurre una valutazione e un’analisi più approfondita sulle cause», si legge nel comunicato, in cui si precisa anche che «troppo presto per conoscere l’impatto della scoperta sull’intera flotta, tuttavia, come misura di precauzione tutte le operazioni di volo degli F35 sono state sospese fino a quando l’indagine non sarà stata completata e la causa della frattura sulla lama non sarà stata totalmente compresa». «Il Joint Program Office dell’F35 lavora da vicino con Pratt e Whitney e Lockeed Martin in tutti i siti degli F35 per garantire l’integrità del motore e far tornare la flotta a volare in sicurezza al più presto possibile», conclude la nota. Questo nuovo contrattempo fa inoltre seguito ad un rapporto del Pentagono di cui si è appreso il mese scorso e in cui si afferma che il velivolo, in produzione alla Lockeed Martin – con la partecipazione di otto Paesi tra cui l’Italia – è vulnerabile ai fulmini, e non può essere al momento abilitato a volare a meno di 25 miglia da un temporale.

La Lockheed Martin ha replicato facendo notare che «il programma di test per il velivolo F-35 Lightning II prevede che i test sulla protezione antifulmine siano realizzati nella fase conclusiva del programma di prove in volo», ma la cosa ha comunque suscitato numerose polemiche, soprattutto in Italia, dove i primi tre dei 90 caccia ordinati dovrebbero essere consegnati nel 2015. Il programma dell’F35, scrive Bloomberg, è stato afflitto da una serie di problemi strutturali a di software che hanno contribuito ad accumulare un ritardo di sette anni sul suo sviluppo. Attualmente, il costo per il Pentagono, per 2.443 velivoli, è stimato ad oltre 395 miliardi di dollari, con un incremento del 70 per cento rispetto al 2001.

Fonte:www.ilmessaggero.it


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