Iraq

6 Ottobre 2015

Era stato molto chiaro il presidente del Consiglio Matteo Renzi a New York durante l’assemblea generale delle Nazioni Unite della settimana scorsa. L’Italia, aveva ricordato il premier, fa parte ormai da vari mesi della coalizione anti Isis composta da 60 Paesi e guidata dagli Stati Uniti . Continuerà a fornire il suo contributo all’alleanza: quattro Tornado del sesto Stormo di Ghedi finora impegnati in missioni di ricognizione (ma pronti anche ad attivita’ “cinetica” se richiesto, ossia bombardare) un aereo cisterna KC 767 e vari droni disarmati.

A Baghdad un centinaio di nostri carabinieri stanno svolgendo attività di training per le forze armate irachene mentre stiamo armando le formazioni dei curdi peshmerga. Su un punto Renzi è stato chiaro: mentre in Iraq l’intervento italiano è giustificato da una richiesta di aiuto di quel governo contro l’Isis non così avviene in Siria dove nostre azioni si scontrerebbero contro i vincoli imposti dalla Costituzione alle nostre forze armate e dove il Governo di Assad non ci ha chiesto nulla (anzi, in una prima fase, era quello il dittatore da far cadere).

Senza contare che bombardare senza pensare al dopo creerebbe, secondo Renzi, una situazione di “Libia bis”. Una linea che sarà ribadita questa mattina a Sigonella dal ministro della Difesa Roberta Pinotti al segretario alla Difesa Usa, Ash Carter che fa tappa in Italia nel suo tour europeo. Linea che ancora più autorevolmente sarà difesa con intransigenza dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che incontrerà domani al Quirinale il capo del Pentagono.

La Difesa, nel frattempo, appare molto cauta e ricorda che la “maggiore operativita” dei nostri aerei in Iraq è solo un’ipotesi da sottoporre prima al vaglio del Parlamento. Far filtrare oggi la notizia di un maggior impegno dei Tornado (solo sugli obiettivi Isis in Iraq) risponde evidentemente all’esigenza di mostrarsi pronti ad esaudire eventuali richieste da parte americana ancor prima che l’amministrazione Usa ne faccia esplicita richiesta e allontanare il sospetto che l’Italia sia troppo appiattita sulle decisioni Usa.

“Non inseguiremo di certo posizioni di singoli Paesi” aveva ammonito Renzi a New York criticando implicitamente la posizione dei francesi che hanno deciso i raid arei in Siria. Ma le prove di dialogo tra Putin e Obama e l’eccessivo attivismo degli aerei da combattimento russi (anche su spazi aerei Nato) hanno convinto Renzi che la posizione italiana attiva nella coalizione anti Isis un po’ defilata è quanto di più utile al nostro Paese in questo momento. Ma con una doppia linea d’azione. Da un lato mostrare agli americani la nostra disponibilità di fedeli alleati anche sul piano militare ma nascondendo all’opinione pubblica italiana i dettagli di questa “maggiore operativita’”.

Cosi a New York Renzi ha potuto annunciare davanti al presidente Obama che l’Italia, primo contributore di forze Onu per il Peacekeeping è pronta a mettere a disposizione delle missioni Onu almeno altri 500 uomini (oltre ai 1100 della missione Unifil in Libano) con un battaglione di fanteria specializzata, una compagnia di genio costruzioni e uno squadrone di elicotteri da trasporto. Impegno che ci potrebbe far meritare l’elezione a membro non permanente del Consiglio di sicurezza nel biennio 2017-2018. Annuncio sul quale, però, i comunicatori di Palazzo Chigi hanno fatto calare il silenzio limitando la “novita’” ai soli “caschi blu della cultura” per difendere il patrimonio artistico del Medio Oriente minacciato dalla furia distruttrice dell’Isis.

Meglio, tra spending review e paura di nuove avventure militari, non allarmare troppo forze politiche e opinione pubblica. Lo stesso vale per i Tornado le cui nuove regole di ingaggio potrebbero prevedere anche azioni offensive in Iraq. Del resto avvenne così anche per il Kosovo con D’Alema che proprio sui quei bombardamenti (approvati solo ex post dal Parlamento) costruì il suo rapporto personale e ancora attivo con Bill Clinton. Insomma ci sono tempi e modi precisi in Italia per “mostrare i muscoli” e questo è il tempo di nasconderli anche se la segreta ambizione di ogni premier è quella di passare alla storia anche per qualche significativa decisione in campo militare.

 Fonte;www.ilsole24ore.com/



La Russia consegnerà all’Iraq oltre 10 elicotteri Mi-28 “Cacciatore notturno”. Il primo contratto di un accordo quadro di molti miliardi dei quali lo stralcio per 4,3 miliardi è stato concluso l’anno scorso.

Il documento prevede l’addestramento dei piloti e del personale tecnico e le forniture delle armi per l’elicottero. Mi-28 è un elicottero da combattimento di quarta generazione, destinato alla ricerca ed abbattimento dei carri armati e degli altri mezzi corazzati oltre che per colpire bersagli aerei a bassa velocità e la forza vivente del nemico. Può essere usato in qualsiasi condizione meteorologica.

Fonte:http://italian.ruvr.ru



L’intervento di Baghdad avrebbe permesso ai filo-governativi di riconquistare un avamposto. Nessuna conferma ufficiale.

L’Esercito iracheno ha attaccato postazioni dei ribelli anti-Assad in Siria, e alla frontiera sono arrivati cospicui rinforzi militari da Baghdad. Lo afferma al Arabiya. Russian Today riferisce ancora che l’attacco ha consentito ai filo-governativi del presidente Assad di riconquistare un avamposto controllato dai ribelli. Non ci sono conferme ufficiali. L’esercito siriano ha ripreso anche il controllo di diversi villaggi vicino Aleppo lungo l’autostrada strategica che collega l’aeroporto internazionale alla città centrale di Hama. Lo ha fatto sapere il comando generale dell’esercito siriano, precisando che è stata ripristinata la stabilità nella zona dell’aeroporto. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa di Stato Sana. I ribelli provano da settimane a prendere il controllo dell’aeroporto internazionale di Aleppo; hanno cacciato i soldati da diverse base militari a protezione della struttura e hanno interrotto una delle principali strade che l’esercito usava per rifornire le sue truppe all’interno dell’aeroporto.

LE «ACCUSE» IRACHENE – Il ministero dell’Interno di Baghdad, dal canto suo, ha detto che sabato due persone sono rimaste ferite in territorio iracheno da proiettili vaganti provenienti dal territorio siriano. Fonti di polizia irachena hanno poi confermato che alcuni soldati governativi siriani feriti nei combattimenti sono entrati in territorio iracheno e sono stati ricoverati nell’ospedale di Tall Afar, una cinquantina di chilometri a ovest di Mosul. Nei giorni scorsi autorità locali nella provincia di Ninive, lungo la frontiera, avevano detto che alcuni colpi di mortaio e un missile Scud – caduto a 3 km dal villaggio di Yoush Tapa scatenando il panico tra gli abitanti – provenienti da oltre confine erano piovuti in territorio iracheno senza provocare vittime.

IL REGIME: «FERMARE I TERRORISTI» – Per fermare le violenze in Siria vanno fatte «pressioni sulla Turchia, il Qatar e gli altri che sostengono il terrorismo fornendo finanziamenti e armi ai gruppi terroristici». Lo ha detto sabato mattina a Teheran il ministro degli Esteri siriano Walid Moallem, citato dall’agenzia siriana Sana. Il regime di Damasco definisce genericamente «terroristi» tutti i ribelli armati.

«ASSAD IN CORSA ALLE PROSSIME ELEZIONI» – Intanto dal ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, arriva la dichiarazione secondo cui Bashar al Assad «parteciperà» alle elezioni previste in Siria nel 2014. «Il presidente Assad, come altri, parteciperà alle prossime elezioni, e il popolo siriano eleggerà chi vuole», ha detto Salehi nel corso della conferenza stampa a Teheran con il collega siriano Walid Moallem.

Fonte:www.corriere.it


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