israele

15 Agosto 2014

Italia accusata di aver venduto a Israele aerei costruiti per addestramento e finiti a bombardare Gaza. Lo Stato sapeva? 

In un articolo a firma di Stephanie Westbrook, dal titolo ‘Warplane delivery makes Italy complicit in Israeli crimes, pubblicato sul blog ‘Electronicintifada.net’ (specializzato su temi che riguardano «la Palestina, la sua gente, la politica, la cultura e il territorio»),  l’Italia è stata accusata di aver «supportato gli ultimi attacchi di Israele su Gazaforse più di qualsiasi altro Paese dell’Unione europea». Alla base dell’accusa: la fornitura da parte italiana al Governo di Tel Aviv, il 9 luglio scorso, di due aerei da addestramento  -la sigla di riferimento è M-346–   che Westbrook definisce, nel suo articolo, offensivi per «definizione», utilizzati «per addestrare i piloti per le operazioni simili a quella ora in corso contro di Gaza».  
I due aerei rappresentano la prima consegna di una serie di trenta aerei addestratori M-346 «che Israele ha acquistato nel 2012 da Alenia Aermacchi, una società del Gruppo Finmeccanica, primo produttore di armi in Italia». Una fornitura che è parte di un affare del valore «di $1 billion» afferente all’Accordo generale di cooperazione tra Italia e Israele nel settore militare e della difesa per lo sviluppo di nuove armi, lo scambio di tecnologia delle armi e l’addestramento militare.
I rimanenti 28 velivoli saranno consegnati entro il 2016.
Al Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, viene contestata la dichiarazione del 23 luglio all’agenzia di stampa ‘ASCA’, nella quale affermava che «L’Italia è da sempre sensibile alle esigenze di sicurezza di Israele, ma non fornisce al Paese sistemi d’arma di natura offensiva», posizioni, quelle del Ministro, che secondo Westbrook sono «disoneste», in quanto il Ministro sarebbe perfettamente consapevoli che questi aerei sono non addestrativi ma offensivi e per tanto forniti a Israele in violazione del codice del codice di condotta dell’UE per le esportazioni di armi che vieta le vendita di armi se le armi in questione sono in grado di agevolare l’abuso dei diritti umani o del diritto internazionale. 
L’articolo di ‘electronicintifada.net/’ riporta poi le dichiarazioni di Filippo Bianchetti, un italiano che ha collaborato con il comitato ‘Nessun M346 a Israele’  (gruppo italiano di attivisti che si oppone all’esportazione degli apparecchi di costruzione italiana verso il Paese ebraico), secondo il quale i velivoli ‘incriminati’, sarebbero stati «predisposti per un assetto offensivo negli stabilimenti torinesi dell’Alenia Aermacchi, prima di essere consegnati a Israele». 

L’Italia, insomma, viene messa sul banco degli imputati perché la sua maggior azienda produttrice di armi venderebbe aerei offensivi camuffati da velivoli da addestramentoin violazione delle norme internazionali e con la complicità dello Stato italiano.

I velivoli dei quali stiamo parlando sono gli ‘M-346 Master’ di Alenia Aermacchi (la ‘M’ sta proprio per ‘Macchi’) un aereo, di recente costruzione, che è stato progettato e realizzato presso gli stabilimenti della compagnia del gruppo Finmeccanica. L’apparecchio è già in dotazione dell’Aeronautica Militare italiana (con la sigla T-346) dal 2013. Altri utilizzatori del velivolo sono, come riporta anche il sito internet di Alenia Aermacchi, «la Republic of Singapore Air Force, insieme a Italia e Israele».

I due aerei consegnati il 9 luglio allo Stato ebraico rappresentano la prima tranche di una ben più grande fornitura, che evade l’appalto vinto da Alenia Aermacchi e bandito dal Ministero della Difesa israeliano, per la realizzazione di trenta velivoli della stessa tipologia e sigla, che entreranno a far parte del parco macchine dell’aviazione dello Stato ebraico entro il 2016. Il 16 febbraio del 2012 il Governo di Israele annunciò, infatti, di aver selezionato gli M-346 Master di Alenia Aermacchi per entrare in dotazione del Heyl Ha’Avir (l’Aeronautica Militare israeliana), dopo aver scartato il concorrente KAI T-50 Golden Eagle, di produzione sudcoreana. L’accordo ha fruttato all’azienda italiana un introito pari a 850 milioni di dollari, che sale a un miliardo se si tiene conto anche della manutenzione, dei ricambi, della logistica, dei simulatori e dell’addestramento forniti come dotazione.

Secondo quanto riportato sul sito internet dell’Alenia Aermacchi, l’M-346 Master nasce come velivolo da addestramento. Questo vuol dire che l’impiego per il quale questi apparecchi sono stati progettati è quello di supportare i piloti militari (in questo caso israeliani) nell’apprendimento delle manovre in volo, nel prendere confidenza con i sistemi di avionica e nella pratica di utilizzo di un velivolo militare monoposto quanto più possibile simile ai più sofisticati (e costosi) cacciabombardieri di nuova generazione come gli Eurofighter, i Gripen, i Rafale, gli F-22 e i controversi F-35, già in servizio attivo (oltre agli F-16 e gli F-15 Strike Eagle, entrambi presenti nella dotazioni di armamenti dello Stato ebraico e forniti loro proprio dagli Stati Uniti d’America). Sempre Alenia, infatti, riporta chiaramente che «l’M-346 è il velivolo da addestramento più avanzato oggi disponibile sul mercato, l’unico appositamente studiato per formare i piloti destinati ai velivoli militari ad alte prestazioni di nuova generazione». 

Resta da appurare: se questi apparecchi possano essere utilizzati, pur nascendo come velivoli per addestramento, a scopi offensivi, e, se non è chi costruisce il velivolo a fornirlo come strumento di attacco, lo può fare chi ha l’esigenza materiale di utilizzare l’aeroplano per scopi differenti per i quali è stato progettato? Le ragioni per la trasformazione sono tante, ma le più evidenti sono l’economicità del mezzo (oltre alla sua maneggevolezza e alle sue performance in volo) rispetto ai più sofisticati cacciabombardieri Made in Usa, da decenni già in servizio attivo in Israele.

Osserviamo il dettaglio delle caratteristiche tecniche del velivolo oggetto della nostra analisi, in particolare la spinta motrice. I motori (sono due in tutto) montati sull’M-346 Master sono degli ‘Honeywell ITEC F124-GA-200’, motore di costruzione statunitense dalle altissime prestazioni appositamente costruito, in questa versione, per essere montato sugli M-346. Questa motorizzazione conferisce al velivolo una spinta di 2.850 kg per modulo, cosa che gli permette di raggiungere velocità poco al di sotto del muro del suono (Mach 1) in volo livellato. Secondo quanto riportato da nostre fonti, l’intensità di spinta fornita dalla motorizzazione del velivolo è certamente sufficiente a trasportare una serie di carichi ‘sub-alari’ (bombe e serbatoi aggiuntivi per i voli a lunga gittata, ad esempio). In più, le stesse fonti rivelano che non solo la spinta, ma anche lo chassis dell’aeroplano sarebbe in grado di sopportare le sollecitazioni e di generare portanza, anche con il peso e la resistenza al vento creata dagli eventuali carichi aggiuntivi accennati.

Un utilizzo in chiave offensiva degli M-346, a quanto sembra, è effettivamente possibile, nonostante questi velivoli non siano stati progettati e concepiti per questi fini, anche se, proprio per esigenze di addestramento, questi aerei devono necessariamente essere simili ai caccia di classe superiore (e quindi avere delle caratteristiche tecniche, di manovrabilità e resistenza comuni). 
Non è detto che questo avvenga e non sarebbe una responsabilità diretta dell’Italia se questo ‘uso improprio’ da parte del Governo di Tel Aviv si dovesse effettivamente verificare. 

Immaginate di acquistare un’auto nuova (un’utilitaria) e di volerla usare per scopi più ‘sportivi’, come una corsa. Una scelta che rientrerebbe nell’ambito dell’esercizio di un diritto che deriva dal principio fondamentale della ‘proprietà’. Mettiamo che l’auto in questione riesca a ‘reggere’: allora avremo a che fare, obiettivamente, con una buona auto, nonostante la casa produttrice non sia responsabile (e nemmeno a conoscenza) dell’uso fatto del loro prodotto. 

Allo stesso modo, il Governo di Tel Aviv, che ha acquistato dall’Alenia Aermacchi gli apparecchi M-346, è entrato in possesso di velivoli molto performantia basso costo, concepiti per soddisfare esigenze non specificamente belliche, bensì di tipo addestrativo, ma che, secondo quanto recita la loro scheda tecnica, possono essere anche configurati come bombardieri leggeri

Se Israele volesse (e non è una certezza) utilizzare gli M-346 italiani per scopi belliciequipaggiandoli per diventare ‘combat readyquesto utilizzo rientrerebbe nella sfera dei suoi diritti di ‘acquirente’. Altresì, formalmente, le istituzioni italiane sarebbero in regola nel sostenere «L’Italia non fornisce» a Israele, «sistemi d’arma di natura offensiva».

Fonte: www.lindro.it


10 Agosto 2014

Da quando gli americani abbatterono un aereo iraniano a quando i russi ne colpirono uno coreano, rischiando di causare la Terza Guerra Mondiale (e c’è anche Ustica)

Gli altri sette aerei civili abbattuti dai militari

Secondo diverse fonti dell’intelligence statunitensi e secondo il governo ucraino, il volo MH17 diretto da Amsterdam (Paesi Bassi) e Kuala Lumpur (Malesia) sarebbe stato abbattuto da un missile, probabilmente un Buk di fabbricazione russa. Sempre secondo le stesse fonti, il missile sarebbe stato sparato dai ribelli filorussi. Non è la prima volta che accade un episodio simile ed è probabile che questo incidente abbia conseguenze decisive sulla crisi in Ucraina, che va avanti ormai da diversi mesi. Questi incidenti sono spesso avvenuti in condizioni simili, come ad esempio periodo di grandi tensioni internazionali, oppure durante guerre o scontri armati. A volte hanno peggiorato una situazione già grave, rischiando di rendere “caldi” diversi momenti della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Per dare un’idea di che cosa accade alle relazioni internazionali quando un aereo civile viene abbattuto per sbaglio, il sito Vox ha raccontato cosa è successo in sette episodio simili degli ultimi cinquant’anni.

 

Volo Siberia Airlines 1812, 2001
L’ultimo abbattimento certificato di un aereo civile da parte di un esercito è avvenuto 13 anni fa, proprio in Ucraina. Il 4 ottobre del 2001 l’esercito ucraino stava conducendo una complessa operazione che comprendeva un’esercitazione con missili veri e droni bersaglio. Intorno all’una di pomeriggio, l’esercito ucraino sparò un S-200, un missile a guida radar progettato alla fine degli anni Sessanta in Unione Sovietica. Il missile sorvolò la zona dei bersagli senza colpire nulla – il suo drone bersaglio era stato distrutto da un altro missile – e invece di autodistruggersi proseguì la sua corsa, agganciando per errore un aereo di linea che transitava sul Mar Nero a 150 chilometri dall’area dell’esercitazione. All’1.45 il missile esplose circa venti metri sopra l’aereo distruggendolo e causando la morte di tutte le 76 persone a bordo. Inizialmente sia i russi che gli ucraini negarono che l’aereo potesse essere stato abbattuto da un missile e il governo russo accusò i ribelli ceceni di aver organizzato l’attentato. Successivamente il governo ucraino ammise le sue responsabilità, il ministro della Difesa si dimise e il governo pagò circa 10 milioni di euro alle famiglie delle persone rimaste uccise.

Volo Iran Air 655, 1988
Nell’estate del 1988 la Marina americana stava conducendo alcune operazione contro l’Iran nelle acque del Golfo Persico. Da circa otto anni Iran ed Iraq erano in guerra (avevamo raccontato la storia del conflitto qui) e come mezzo di pressione l’Iran aveva cercato di bloccare lo stretto di Hormuz (che divide l’Iran dalla penisola arabica), in modo da bloccare le esportazioni di petrolio dell’Iraq e dei suoi alleati arabi. Il 3 luglio, un cacciatorpediniere americano sparò un missile antiaereo contro quello che i suoi radar avevano identificato come un aereo da guerra iraniano. In realtà si trattava de volo Iran Air 655 diretto da Bandar Abbas, in Iran, a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Il missile colpì l’aereo causando la morte di tutte le 290 persone a bordo.

Il presidente americano Ronald Reagan si scusò per l’incidente il giorno successivo all’abbattimento, ma l’amministrazione americana attribuì la responsabilità dell’abbattimento all’Iran accusandolo di aver agito in maniera irresponsabile permettendo ad un volo di linea civile di sorvolare una zona in cui erano in corso scontri armati. Nel 1996, dopo una serie di scontri diplomatici e di cause nei tribunali internazionali, il governo americano accettò di pagare circa 60 milioni di euro di danni alle famiglie delle vittime.

Volo Korean Air Lines 007, 1983
Il primo settembre del 1983, in uno dei momenti più tesi della Guerra Fredda, il volo della Korean Air Lines 007 diretto da New York (Stati Uniti) a Seoul (Corea del Sud) si trovò a sorvolare per sbaglio lo spazio aereo dell’Unione Sovietica, più o meno all’altezza delle isole Sakhalin a nord del Giappone. A quanto risulta dai materiali de-classificati dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli ufficiali russi erano piuttosto incerti su come reagire all’intrusione di un aereo sconosciuto nel loro spazio aereo. Alla fine alcuni aerei da guerra furono fatti decollare per intercettare l’aereo. Tuttora non è chiaro perché non fu fatto alcun tentativo di comunicare con il personale a bordo. Tutte le 269 persone che si trovavano sull’aereo morirono nell’esplosione, compreso Larry McDonald, un membro del Congresso statunitense. L’incidente suscitò le critiche durissime del presidente Reagan e contribuì ad alzare ancora di più la tensione tra i due blocchi: poche settimane dopo l’incidente, l’Unione Sovietica scambiò un’esercitazione della NATO per un tentativo di attacco nucleare preventivo e arrivò quasi al punto di iniziare una guerra nucleare (qui c’è la storia del volo 007 e dell’esercitazione Able Archer).

Volo Itavia 870, 1980
Il 27 giugno del 1980 il volo Itavia 870 precipitò nel mar Tirreno vicino all’isola di Ustica. Per quanto non si sia ancora accertata la verità su quello che accadde, secondo diverse ricostruzioni l’aereo fu abbattuto da un missile sparato da un altro aereo. Negli anni sono state presentate diverse teorie sul perché un aereo avrebbe dovuto abbattere l’Itavia 870. Alcuni parlano di una battaglia tra aerei NATO e libici, mentre altri di un complotto per uccidere Gheddafi – che sarebbe dovuto essere a bordo di un aereo in transito su quella zona nelle stesse ore.

Volo Libyan Arab Airlines 114, 1973
Intorno alle 13 e 30 del 21 febbraio del 1973, un Boeing 727 della compagnia aerea nazionale libica diretto dal Cairo (Egitto) a Tripoli (Libia) si perse nei cieli a nord dell’Egitto a causa del cattivo tempo e di alcuni malfunzionamenti negli strumenti di guida. Involontariamente l’aereo si ritrovò a sorvolare la penisola del Sinai, all’epoca occupata da Israele. Pochi minuti dopo fu intercettato da due caccia israeliani che spararono alcuni colpi di avvertimento e segnalarono all’equipaggio di seguirli in una vicina base aereo. Il copilota, uno dei pochi sopravvissuti, raccontò che viste le relazioni molto tese tra Libia e Israele a quel tempo, l’equipaggio decise di non obbedire all’ordine e di invertire la rotta, cercando di uscire dallo spazio aereo israeliano. I caccia interpretarono la manovra come un tentavo di fuga e aprirono il fuoco, costringendo l’aereo ad un atterraggio di emergenza nel quale morirono 108 dei 113 passeggeri a bordo. Israele all’epoca aveva relazioni molto tese con la maggior parte dei suoi vicini arabi che pochi mesi dopo l’abbattimento sarebbero sfociate nella guerra dello Yom Kippur. Anche le relazioni con gli Stati Uniti non erano particolarmente buone e il governo americano condannò apertamente l’incidente.

Volo El Al 402, 1955
Il 27 luglio del 1955 un aereo della compagnia di bandiera israeliana El Al in volo da Vienna (Austria) a Tel Aviv (Israele) fu abbattuto mentre sorvolava per errore lo spazio aereo della Bulgaria, causando la morte di tutte le 58 persone a bordo. Come spesso accade in questi casi, la Bulgaria negò il coinvolgimento della sua aviazione per diverso tempo. Comunque, nonostante le pessime relazioni tra Stati Uniti e alleati (di cui Israele faceva parte) e blocco sovietico (di cui faceva parte la Bulgaria), alla fine il governo bulgaro riconobbe le sue responsabilità: otto anni dopo l’incidente risarcì i passeggeri israeliani del volo (quelli di altra cittadinanza erano già stati risarciti).

Cathay Pacific Airways, 1954
Il 23 luglio del 1954 alcuni aerei cinesi abbatterono un volo della Cathay Pacific Airways, la compagnia aerea di Hong Kong, all’epoca sotto il controllo del Regno Unito, uccidendo 10 dei 19 passeggeri a bordo. Il governo cinese si scusò, dicendo di aver scambiato l’aereo per un velivolo militare di Taiwan impegnato in una missione di attacco all’isola di Hainan, vicino al luogo dell’abbattimento. Il caso divenne in breve un incidente internazionale e si aggravò ulteriormente quando alcuni aerei cinesi vennero abbattuti dagli aerei americani impegnati nella ricerca dei superstiti. All’epoca le relazioni tra la NATO e la Cina comunista erano già molto tese (la guerra di Corea era finita da circa un anno), ma l’incidente rischiò di peggiorare ulteriormente la situazione di causare una guerra aperta tra Stati Uniti, Taiwan e Cina.

 

Fonte: www.ilpost.it


27 Marzo 2014

Israele sceglie la tecnologia italiana per qualificare e rafforzare le competenze del suo esercito. Con la consegna ufficiale del primo di una commessa complessiva di trenta aerei addestratori M-346, Alenia Aermacchi dà concretezza a un accordo che, nel giudizio dei vertici societari, può essere il primo passo di un rapporto di collaborazione più ampio con lo stato israeliano. «Si tratta di una commessa complessa che ha coinvolto nelle forniture anche Honeywell, il governo israeliano e la joint venture Tor – spiega il ceo di Alenia Aermacchi, Giuseppe Giordo –. Per la parte che ci compete, questo ordine vale 450 milioni di euro».

Il primo addestratore dei trenta in corso di produzione per le forze aeree israeliane – che in questa occasione hanno abbandonato per la prima volta la storica partnership con gli Stati Uniti – è stato presentato nei giorni scorsi in una cerimonia all’interno dello stabilimento di Venegono Superiore, in provincia di Varese, alla presenza degli operai, dei vertici societari e delle forze armate italiane ed israeliane. Ad oggi Alenia ha venduto 56 esemplari di M-346 (il modello ha un’apertura alare di circa 10 metri e un peso tra i 7mila e i 10mila kg), entrato in produzione a fine 2009: a regime le linee di Venegono sono in grado di produrne 4 esemplari al mese.

Oltre ai 30 per Israele – che sostituiranno con l’M-346 i TA-4 Skyhawk di produzione Usa, attualmente in servizio – l’azienda del gruppo Finmeccanica ha rifornito con il nuovo addestratore le forze aeree di Italia e Singapore. Recentemente l’azienda ha siglato un contratto da 280 milioni con la Polonia, che ha acquistato otto velivoli. «Il middle east sta diventando sempre più strategico, ma per il futuro – spiega il ceo Giuseppe Giordo – vedo grandi opportunità soprattutto nel nuovo programma americano, il cui lancio è atteso nel 2017-18. È un piano enorme, da 350 aeroplani».

L’azienda ha chiuso l’ultimo esercizio con un ebitda in forte crescita e anche il portafoglio ordini, grazie a queste ultime commesse è saldo. «Singapore, Israele e Polonia: si tratta di tre clienti internazionali in tre mercati importanti – ricorda Giordo -. L’anno scorso abbiamo migliorato la marginalità e anche prodotto di più: i ricavi sono saliti del 15%, a quota 3,3 miliardi.

A Venegono, in particolare, abbiamo rafforzato la nostra eccellenza nei sistemi di addestramento». Smorzando le recenti polemiche sindacali per l’impiego di lavoratori temporanei o ex dipendenti, Giordo ricorda che «alcuni picchi produttivi richiedono personale somministrato o esperto. Ho già dato chiarimenti ai sindacati sulle prospettive a lungo termine dello stabilimento – spiega –: quest’anno puntiamo ad assumere cinquanta persone in più, che vanno ad aggiungersi alle 125 entrate in fabbrica a partire dal 2012».

di Matteo Meneghello –

Fonte:www.ilsole24ore.com



ROMA – Attacco aereo di Israele in Siria. Lo ha riferito la Cnn citando almeno due fonti dell’amministrazione Usa e spiegando che il blitz non avrebbe avuto come obiettivo i depositi di armi chimiche ma un carico di armi. La notizia è stata smentita dall’ambasciatore siriano all’Onu, ma confermata dall’esercito israeliano.

Una fonte della sicurezza israeliana, citata da siti online locali, ha reso noto che Israele ha compiuto nella notte fra giovedì e venerdì un singolo raid aereo sulla Siria. Secondo quanto rilanciato dalla tv al-Arabiya e da altri media internazionali, sarebbe stato preso di mira un trasferimento di «missili sofisticati». La fonte, citata in forma anonima, non ha fornito ulteriori dettagli, né ha precisato dove fossero destinati i missili. È noto peraltro il timore d’Israele sul possibile passaggio di armi di alta precisione dall’arsenale delle forze di Damasco a quello delle milizie sciite libanesi di Hezbollah (alleate dell’Iran e del regime di Assad, ma nemiche giurate dello Stato ebraico), oltre che sull’eventuale rafforzamento di gruppi jihadisti filo al-Qaida nelle file degli insorti siriani.

A livello ufficiale, in ogni modo, le autorità israeliane – nel pieno del riposo del sabato – tacciono rifiutando qualunque dichiarazione. Interpellato sulle prime notizie di fonte americana a proposito del raid, un portavoce dell’ambasciata d’Israele a Washington si è da parte sua limitato a dire: «Noi non possiamo commentare queste informazioni, ma possiamo dire che Israele è determinato a prevenire il trasferimento di armi chimiche o di altro armamento che possa cambiare le carte in tavola (nei rapporti di forza regionali) dal regime siriano verso gruppi terroristici, e in particolare verso Hezbollah».

Un’incursione analoga d’Israele sulla Siria era già stata rivelata nelle settimane scorse. Giovedì, inoltre, giusto poche ore prima del presunto ultimo raid, il premier israeliano Benyamin Netanyahu -a quanto riferisce l’agenzia Reuters citando fonti proprie- aveva presieduto a Gerusalemme una riunione riservata del gabinetto della sicurezza nazionale.

«Gli Stati Uniti – riporta la Cnn – ritengono che Israele abbia condotto un’incursione aerea in Siria. L’intelligence americana e quella dei paesi occidentali sta rivedendo le informazioni, che sembrano indicare che l’attacco sarebbe avvenuto fra giovedì e venerdì». La notizia – spiega la tv Usa – arriva direttamente da due fonti dell’amministrazione americana. Si tratta dello stesso arco temporale in cui ci sarebbero indicazioni di sorvolo del Libano da parte di numerosi aerei da guerra israeliani. Una delle due fonti citate dalla Cnn afferma che al momento gli Stati Uniti hanno limitate informazioni al riguardo e che Washington non ritiene che l’obiettivo dell’incursione aerea israeliana in Siria
avesse come fine un attacco.

Il sito dell’esercito libanese indica intanto che 16 voli di aerei da guerra israeliani hanno penetrato lo spazio aereo del Libano fra giovedì e venerdì sera. L’esercito israeliano – aggiunge la Cnn – non commenta. Ma il commento arriva poco dopo da Bashar Jaafari, ambasciatore siriano all’Onu: «Non sono a conoscenza di alcun attacco in questo momento», taglia corto.

La situazione in Siria si fa sempre più complessa anche se al momento non appare probabile un intervento degli Usa: il presidente degli States, Barack Obama, ha infatti detto di recente di non prevedere a priori di inviare truppe statunitensi in territorio siriano. Anche se fosse provato che il regime di Bashar al-Assad ha usato le sue riserve di armi chimiche.

Fonte:www.ilmessaggero.it



Nelle schiere delle forze armate israeliane i velivoli a pilotaggio remoto fra 40-50 anni porteranno a termine tutti i compiti che al momento vengono eseguiti da velivoli pilotati. Lo ha comunicato la Associated press rifacendosi ad una fonte nella difesa israeliana. I lavori per la creazione di questi velivoli a pilotaggio remoto che verranno impiegati nelle forze armate di terra, in quelle aeree e nella marina, sono già iniziati.

Israele occupa il secondo posto dopo gli Stati Uniti per volume di produzione e impiego di velivoli a pilotaggio remoto. I dettagli dei progetti di questi promettenti velivoli che sostituiranno aerei e elicotteri non sono stati svelati.

Fonte:http://italian.ruvr.r


8 Dicembre 2012

Del valore di milioni di dollari

Tel Aviv, 6 dic. (TMNews) – Diversi motori per aerei caccia F-16 di fabbricazione statunitense, del valore di milioni di dollari, sono stati rubati da una base aerea nella zona centrale di Israele. Lo ha annunciato la radio militare dello stato ebraico.

Dai dati preliminari di un’inchiesta della polizia, ha riportato il sito internet Walla, è emerso che potrebbe esserci stata una colluttazione tra i ladri e il personale, sia militare sia civile, della base. I motori potrebbero essere stati rubati per essere rivenduti come rottami di ferro.

Non è chiaro quando l’incredibile furto sia avvenuto. Lo scorso anno la polizia militare israeliana lanciò un’indagine dopo che componenti di F-15 e F-16 della base aerea di Tel Nof, vicino Tel Aviv, furono scoperti quando la polizia perquisì ubn magazzino utilizzato da alcuni commercianti

Fonte:www.tmnews.it


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