malato


Disagi all’aeroporto

Restrizioni degli arrivi alla pista dell’Aeroporto Mameli di Elmas, tre ogni ora, e non 8 come nella normalità. In serata la situazione si è stabilizzata anche se ci vorrà tempo a smaltire i ritardi accumulati un una mattinata e primo pomeriggio. Un fine settimana da dimenticare.

“Il tecnico addetto al radar si è ammalato, c’è voluto poi il tempo per rintracciare i colleghi, con il giro di telefonate della reperibilità”,  fanno sapere della Base di Decimomannu.
Quindi per questioni di sicurezza ai passeggeri che atterrano, ci sono state restrizioni negli arrivi.

Sogaer, la Società che gestisce l’aerostazione, fa sapere che per loro non c’è nessun problema. In mattinata mancava il personale specializzato che controllasse il  radar d’avvicinamento dell’aeroporto militare di Decimomannu che gestisce anche il traffico aereo dello scalo civile di Elmas.

Nel pomeriggio, i ritardi di oltre un’ora si pensava fossero dovuti al fumo che arrivava spinto dal forte vento, nell’incendio scoppiato di Sa Illetta e al Porto canale, che ha mandato in tilt anche Sulcitana dal chilometro 3 nei pressi di Tiscali, sino alla rotonda di Maddalena Spiaggia con un ingente spiegamento di uomini e mezzi della Polizia stradale, Vigili del Fuoco, Forestale e della Protezione civile.

Invece, no.

Tutt’altra questione. Si è appreso invece che il ritardo dei voli in arrivo era di tutt’altra natura, alla base di Decimo, il personale era in malattia ed è stato sostituito di tutta fretta.
Quindi, non più di tre aerei in arrivo all’ora, in un primo momento. I Ritardi sono stati inevitabili e passeggeri imbestialiti.

Un pomeriggio di inizio estate da dimenticare, proprio nel fine settimana tra chi i pendolari che vogliono arrivare presto a casa dopo gli impegni di  lavoro e i turisti che non vedono l’ora di iniziare le ferie in totale relax.
Dopo le 15 da 3 aerei l’ora in arrivo, si è passati a 5.

Mentre, in serata  8 arrivi in 60 minuti, come nella norma.
Naturalmente, ci vorrà tempo a smaltire i ritardi accumulati in un venerdì nero da dimenticare, per i passeggeri che sbarcavano in aerostazione.

Fonte:www.castedduonline.it



Il cantante si è spento nella sua casa ad Acilia. Aveva 74 anni. Era malato

Roma

È proprio una Pasqua tragica per la musica italiana. Venerdì Enzo Jannacci, sabato Franco Califano. Nell’arco di 24 ore se n’è andato prima un simbolo di Milano, poi uno di Roma, «er Califfo». Nel mondo anglosassone per descrivere uno come Califano si usa l’espressione «larger than life» (più grande della vita), lui di sé diceva: «ero bello esagerato». Er Califfo, ma la cerchia dei suoi fan lo chiamava «il maestro», è stato un autore di classici della canzone, un interprete di successo, un poeta, un attore, un protagonista delle cronache per le sue amicizie pericolose e le sue rischiose abitudini.  

 I suoi ultimi anni sono stati difficili: aveva sperperato un patrimonio, il fisico, cui aveva sempre chiesto molto, cominciava a cedere e finì sui giornali perché aveva richiesto l’aiuto della legge Bacchelli. Il 18 marzo aveva cantato al Sistina di Roma. Ma proprio quando la sua vicenda si stava avviando al declino, è stato riscoperto dalla nuove generazioni, Fiorello gli ha dedicato una delle sue imitazioni più popolari, i Tiromancino hanno registrato con lui, come hanno fatto jazzisti importanti come Stefano Di Battista. Al di là delle sue vicende legali, Franco Califano stava all’Italia come i personaggi portati sullo schermo da Jean Paul Belmondo e Alain Delon dei tempi d’oro stanno alla Francia. Un fuori classe della seduzione dal fascino maledetto e dall’ironia devastante che dagli anni ’60 in poi, cominciando come attore di foto romanzi, si è lanciato in una vita vissuta pericolosamente. Califano ha firmato alcune dei più bei titoli della canzone italiana, come «Minuetto», «La musica è finita», «E la chiamano estate», «Una ragione di più», ha scritto per gli interpreti più prestigiosi, a cominciare da Mina, ha composto «Gente de borgata».  

Ma se c’è un titolo che sintetizza la sua vita e la sua carriera è «Tutto il resto è noia», un caso di scuola di brano che diventa un manifesto esistenziale. Scriveva poesie ed era autore e interprete di monologhi che oscillavano tra il comico e il dramma, istantanee di vita alla deriva (il giocatore di Nun me porta’ a casa) che si affiancavano a storie di travestiti o gravidanze inaspettate. Le sue vicende giudiziarie, la sua vocazione alla trasgressione e l’insofferenza verso le convenzioni hanno sicuramente aiutato a far nascere il mito dello chansonnier maledetto ma sicuramente non hanno aiutato la sua carriera (nel 1984 ha inciso l’album «Impronte digitali» agli arresti domiciliari). È stato un personaggio scomodo, controverso, che ha messo in scena la sua vita al massimo e che, forse, ha amato davvero soltanto la musica.  

Fonte:www.lastampa.it


SOCIAL NETWORKS

Seguici sui Social

Aeroclub Modena è presente sui maggiori canali Social. Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci. Sapremo rispondere puntualmente ad ogni vostra necessità.