Malesia

13 Aprile 2016

Aerei cancellati senza preavviso e dipendenti pagati poco o per nulla (in sciopero da venerdì).

Perché la Rayani Air dopo solo quattro mesi di vita, è stata bloccata dall’autorità dei voli civili di Kuala Lumpur

scariaInsieme con la Royal Brunei Airlines, l’Iran Air e la Saudi Arabian Airlines, la Rayani Air avrebbe dovuto essere la quarta compagnia aerea ad applicare la sharia ai servizi aerei. Dopo solo quattro mesi di vita, però, la compagnia aerea malese è stata sospesa per tre mesi dall’autorità dei voli civili di Kuala Lumpur. Dal 20 dicembre, data d’inizio delle attività della Rayani Air, è stato un susseguirsi di disastri. Aerei cancellati senza preavviso, nessun rimborso per ritardi o cancellazioni, carte d’imbarco scritte a mano e un difficile rapporto con i dipendenti, poco o per nulla pagati e in sciopero da venerdì.

Le compagnie di volo che applicano la sharia hanno menu halal per i passeggeri, non servono alcolici, e le dipendenti donne indossano l’hijab. Prima del decollo e dopo l’atterraggio vengono recitate delle preghiere. Il fondatore di Rayani Air, Ravi Alagendrran, malese di origini indiane, dice di aver preso ispirazione dalla ben più famosa compagnia low cost irlandese per il suo business: “Ma la gente di tutte le religioni è accolta a bordo”, aveva detto nei giorni del lancio della compagnia.
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La Malesia, tra i paesi a maggioranza musulmana del sud est asiatico, due anni fa ha vissuto due disastri aerei, ed entrambi hanno colpito la Malaysia airlines. L’8 marzo del 2014 l’MH-370 è sparito nel nulla con tutti i 227 passeggeri a bordo e i 12 membri dell’equipaggio, e ancora oggi non è stata data una spiegazione alla sparizione. Il 17 luglio dello stesso anno l’MH-17 è stato colpito da un missile al confine tra l’Ucraina e la Russia. I due disastri, considerati dai musulmani conservatori la conseguenza dell'”ira di Dio”, hanno permesso alla Rayani Air di inserirsi in un business vantaggioso. Eppure la sospensione di ieri, prevista per tre mesi ma che potrebbe essere prolungata, ha riacceso online il dibattito sull’opportunità, per un paese come la Malesia che rivendica la professione di un islam moderato, di avere una compagnia di bandiera che applica la sharia a bordo.
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All’inizio del mese Air France ha deciso che le assistenti di volo potranno rifiutarsi di lavorare nei collegamenti su Teheran, per non costringere le donne a indossare il velo, obbligatorio in Iran. La compagnia francese lo scorso 17 aprile ha riattivato i voli nella capitale iraniana, tre volte a settimana.

Fonte: www.ilfoglio.it/


21 Settembre 2013

Le automobili erano su un semirimorchio che è stato lasciato incustodito L’azienda: «Dirette in Malesia, è stato l’importatore a scegliere il vettore»

Erano appena uscite dalle officine di Maranello e ancora da immatricolare: due costosissime Ferrari 458 destinate al mercato estero malese, all’alba di ieri sono state rubate a Salvaterra di Casalgrande, a due passi da Sassuolo.

Erano, e proprio questo ha dell’incredibile (oltre all’eccezionalità del lussuoso bottino), custodite in un container a bordo di un semirimorchio, lasciato parcheggiato in un’area di sosta in via XXV Aprile.

A quanto risulta, non c’era alcun allarme antifurto, non c’era nemmeno alcun custode.

Ad accorgersi della “sparizione” del semirimorchio e del suo preziosissimo contenuto e a rivolgersi ai carabinieri – a indagare ora sono quelli di Casalgrande – è stato un residente, forse lo stesso autotrasportatore, che è di Casalgrande, e che, soltanto qualche ora prima, aveva ritirato le costose vetture dalle officine Ferrari di Maranello.

Dunque le due automobili (il cui valore si aggira intorno ai duecentomila euro ciascuna), invece di prendere posto, come da programmi, ieri mattina sull’imbarcazione mercantile che da La Spezia le avrebbe condotte a destinazione, in Malesia, ora battono ben altri lidi: forse nascoste in qualche luogo insospettabile, in attesa di venire “ripulite” e rivendute al mercato nero.

Almeno questa è la ricostruzione possibile di cosa possa accadere dopo un simile furto.

L’unico elemento in grado di ricondurle ai proprietari è il numero di telaio: la prima cosa destinata a “sparire”.

«Le due automobili erano per due privati che le hanno ordinate in Malesia, presumibilmente un anno e mezzo fa, più o meno il tempo necessario per realizzare le vetture una volta che vengono richieste, e dove ci appoggiamo a un’azienda che importa e vende i nostri modelli – ha spiegato Stefano Lai della Ferrari di Maranello – È stata questa azienda (partner ufficiale Ferrari in Malesia è la Naza Italia Sdn Bhd, ndr) a scegliere l’autotrasportatore di Casalgrande per il trasporto. Il ritiro a Maranello è probabile sia avvenuto il giorno prima, cioè nella giornata di mercoledì. Le automobili erano già state pagate e quindi erano già di proprietà dell’importatore che le aveva richieste. Dovrebbero essere già dotate di copertura assicurativa. Ferrari dunque non c’entra più nulla e non può fare granché: nella dotazione di base non c’è alcun sistema antifurto o collegamento satellitare. Il furto dunque danneggia l’azienda malese, oltre all’autotrasportatore che le aveva in carico».

Partite dunque le indagini per cercare di risalire a chi ha messo a segno il colpo e ha fatto sparire un “bottino” veramente di valore.

Fonte:http://gazzettadimodena.gelocal.it


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