memoria

3 Marzo 2016

Contatti con Alitalia per inserire il ‘salottino’ che ospitò la celebre partita a scopone all’interno del Museo del Calcio di Firenzetwitta

ROMA – C’è un’immagine che vale un Mondiale e che presto potrebbe finire nel Museo del Calcio di Firenze.

In una foto d'archivio la storica partita a carte sull'aereo di ritorno da Madrid dopo la vittoria dell'Italia ai Mondiali del 1982, da sinistra Dino Zoff, Franco Causio, Sandro Pertini ed Enzo Bearzot. ANSA
In una foto d’archivio la storica partita a carte sull’aereo di ritorno da Madrid dopo la vittoria dell’Italia ai Mondiali del 1982, da sinistra Dino Zoff, Franco Causio, Sandro Pertini ed Enzo Bearzot. ANSA

Il DC9 che riportò a casa gli azzurri dell’82, rimasto celebre soprattutto per il famoso ‘scopone’ ormai passato alla storia tra Pertini, Bearzot, Zoff e Causio, potrebbe infatti presto atterrare nella Hall of Fame dei ricordi pallonari.

Quell’aeroplano va ora verso la demolizione, tra lo stupore generale, e per preservarne la memoria la Figcsta pensando di salvarne almeno un pezzo (il ‘salottino’ che ospitò i quattro giocatori di carte, seduti su 4 sediolini e un tavolino di legno davanti) così da ricreare quella scena all’interno del Museo del Calcio di Firenze.

È un’ipotesi ancora allo stato embrionale, confermano in Figc, ma che sta facendo capolino nei massimi vertici di via Allegri che hanno preso contatti con Alitalia per studiare una soluzione che preservi una parte della storia del calcio italiano.

Fonte:www.tuttosport.com/


25 Novembre 2013

Da Dallas ad Arlington – dal luogo della tragedia a quello della memoria – il momento del ricordo è arrivato. Un anniversario listato a lutto, bordato di vecchi filmini, di rivisitazioni e apprezzamenti, le solite speculazioni di chi alle pallottole solitarie di Lee Harvey Oswald non ha mai creduto, una valanga di libri, film, mostre, le immancabili foto all’asta.

L’America si prepara a riflettere sulla perdita della sua innocenza, sul giorno in cui, il 22 novembre 1963, il suo giovane presidente venne assassinato nelle braccia della moglie il cui vestito rosa confetto fu imbrattato di sangue e materia cerebrale. Un’immagine indelebile nel ricordo di chi l’ha vista, replicata migliaia di volte sulle tv di tutto il mondo.

Come le bombe a Pearl Harbor e il crollo delle Torri Gemelle, l’assassinio di John F. Kennedy è rimasto scolpito nella memoria collettiva globale come uno di quei rari momenti in cui chi allora era vivo ricorda esattamente dov’era e cosa stava facendo.

Furono “i sette secondi che spezzarono la schiena al secolo americano“, disse lo scrittore Don DeLillo vent’anni fa a Paris Review, il modello che prefigurò successivi attacchi terroristici e massacri: “Un atto di violenza inspiegabile commesso da un ‘signor nessuno’ in un contesto di onnipresente copertura mediatica”.

Fu, all’epoca, il primo assassinio teletrasmesso, e a 50 anni di distanza le televisioni sono tornate in pista a colpi di speciali, molti in onda da Dallas. La metropoli texana venne all’epoca ribattezzata “la città dell’odio”: oggi, grazie anche al fatto che nove su dieci dei suoi abitanti non erano lì quando Kennedy fu ucciso, sta imparando a convivere e accettare il suo oscuro passato.

Quest’anno, ed è la prima volta da allora dopo mezzo secolo di negazionismo, Dallas commemora con un evento ufficiale l’anniversario del ‘presidenticidio’ dopo essersi preparata da un anno all’evento.

Restaurati i lampioni d’epoca, ridipinto il piedistallo da cui il negoziante di tessuti Abraham Zapruder filmò artigianalmente la scena: “Vogliamo onorare Kennedy, vogliamo mostrare che Dallas lo amava sul serio allora e che ha imparato a rispettarne la leadership”, ha detto il sindaco democratico Mike Rawling.

Non è vero al cento per cento. Un mese prima della visita di Kennedy, il suo ambasciatore all’Onu Adlai Stevenson fu accolto in città a insulti e sputi. “Andiamo in terra di matti”, aveva detto Jfk a Jackie prima della visita. Il resto è storia.

Tre giorni dopo il presidente era sottoterra a Arlington dove, appena in tempo per il cinquantenario, è stata restaurata e riaccesa la “fiamma eterna” sulla tomba. Sulla ricostruzione dell’assassinio e la sua legacy stanno uscendo negli Usa decine di volumi.

E siccome i Kennedy vivevano come in un “Truman Show” ante litteram, con i paparazzi costantemente al seguito, a segnare il cinquantenario ci sono anche le immancabili foto all’asta: le aveva scattate Mark Show di Life, le vende una galleria di Los Angeles con prezzi che vanno dagli 800 ai 4800 dollari.

Fonte:www.americaoggi.info



La rivelazione di Michael Caine

Secondo il collega e miglior amico, lo ‘007’ per eccellenza soffrirebbe di Alzheimer

A dare la notizia il collega e miglior amico, secondo il quale Connery, “non avrebbe più il controllo dei suoi sensi”

Londra, 26 agosto 2013 – Sean Connery, lo ‘007’ per eccellenza, soffirebbe di Alzheimer. A dare la notizia il collega e suo migliore amico, Sir Michael Caine, secondo il quale Connery, 83 anni, “non avrebbe più il controllo dei suoi sensi”. Lo ha riferito per primo ieri il tabloid tedesco Bild am Sonntag, ripreso oggi dal Daily Mail.

Secondo il tabloid tedesco, “Connery ha dimenticato la sua vita” e la moglie, Micheline Roquebrune, 77 anni, ha steso un cordone sanitario per proteggerlo ed impedire che la notizia si diffonda. La situazione è tale che l’attore spesso non ritrova la strada di casa.
Connery interpretò l’ultimo film nel 2003, “La leggenda degli uomini straordinari”, e due anni fa rivelò di non aver piu’ alcun interesse nel recitare.

Fonte:http://qn.quotidiano.net


21 Ottobre 2012

Una gara da dedicare al ricordo di Marco Simoncelli. Su questo circuito non si può fare a meno di sentire più forte che mai l’assenza del Sic. E tutti, in una muta processione partita dai box, si sono recati alla curva 11 per apporre una targa.

E tutti, in una muta processione partita dai box, si sono recati alla curva 11, dove avvenne la scivolata fatale, per apporre una targa

Le firme di tutto il team sono lì, accanto al 58, il numero-simbolo che Simoncelli portava sulla sua moto. Così sarà ricordato per sempre a Sepang.

Su questo circuito tutti – piloti, meccanici, giornalisti – non possono fare a meno di sentire più forte che mai l’assenza del ‘Sic’

“E’ molto strano che non sia con noi – ha detto Valentino Rossi nella consueta conferenza stampa pre-gara – ma è stato bello vedere tutti lì. E’ stato un momento molto profondo ed emotivo”

E’ stato Fausto Gresini in persona (il team manager della squadra per la quale Marco correva), armato di chiavi e bulloni, a fissare alla base del piedistallo che è stato piantato proprio dietro al guardrail della curva 11

Fonte:http://sport.sky.it


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