New Delhi

1 Agosto 2015

L’intruso scovato un paio di ore dopo il decollo del volo Air India dall’aeroporto della capitale indiana. Scene di panico a bordo. Il Dreamliner costretto a rientrare

airindiacontopo

Emergenza, ad alta quota, per un topo avvistato a bordo di un aereo della compagnia di bandiera indiana Air India. Proprio così. Il volo era diretto a Milano. L’inaspettato «ospite» ha scatenato il panico tra i passeggeri costringendo il velivolo a tornare a New Delhi. La notizia è stata riportata, venerdì, dal «The Times of India».

Inversione di rotta

L’incidente è successo un paio di ore dopo il decollo del volo di linea AI-123 dall’Aeroporto Internazionale della capitale indiana. A bordo del Dreamliner c’erano circa 200 passeggeri, tra cui diversi italiani. Quando l’aereo si trovava sui cieli del Pakistan, alcuni di loro hanno visto un roditore passare tra i sedili e hanno subito avvertito l’equipaggio. Secondo il giornale, in questi casi «il regolamento prevede che l’aereo debba atterrare al più presto» per liberarsi dell’intruso. Il pilota ha quindi fatto subito un’inversione di rotta, ma essendo un volo intercontinentale ha dovuto svuotare i serbatoi che erano pieni prima di atterrare di nuovo a Delhi.

Passeggeri ripartiti con un ritardo di 4 ore

L’episodio è stato confermato da un portavoce di Air India. «Il Delhi-Milano di ieri – ha detto – è stato costretto a tornare indietro a causa del sospetto avvistamento di un topo». Anche se la sua presenza del roditore «non è stata confermata» è stato deciso di far tornare indietro l’aereo per precauzione. «Prima di tutto – ha aggiunto – viene la sicurezza dei passeggeri». Il velivolo è quindi stato ispezionato e sottoposto a una accurata disinfestazione, mentre i passeggeri sono ripartiti su un altro aereo, ma con un ritardo di oltre quattro ore. Il portavoce non ha specificato se è stato trovato il topo, ma ha aggiunto che sarà avviata un’indagine.

Non è il primo caso

È la seconda volta in un mese che un volo di Air India è stato sospeso per la presenza di un roditore. Alla fine di maggio è successo a Leh, nella regione himalayana del Ladakh, quando a bordo sono stati trovati alcuni topi. Secondo un esperto pilota, la presenza di questi animali nella cabina può portare a una catastrofe in quanto possono danneggiare l’impianto elettrico rosicchiando i fili. Tuttavia, continua, «si tratta di un problema universale che capita in tutto il mondo perché spesso i topi si nascondono nelle casse del cibo che viene caricato a bordo».

 

Fonte:http://www.corriere.it/


23 Novembre 2013

Air India - codaDopo 15 anni Air India si è detta pronta a tornare in Italia, con un volo diretto da Delhi per Roma e Milano. Finora, però, nulla di fatto. Il monopolio dei collegamenti no-stop tra i due Paesi resta in mano a China Airlines. Dopo l’addio a Malpensa di Jet Airways dello scorso febbraio, il vettore di Taiwan rappresentato in Italia da Spazio gsa è rimasto l’unico a volare da Roma verso Delhi (e poi a Taipei), tre volte a settimana.

Da parte sua, Jet Airways, rappresentata da Aviareps, ha incrementato la propria presenza in Europa in partnership con Etihad: il vettore indiano opera sei collegamenti al giorno dall’Europa – due da Bruxelles, tre da Londra e uno da Abu Dhabi – verso Mumbai e New Delhi, tutti combinabili alla stessa tariffa.

Proprio Etihad Airways, dopo l’acquisizione del 24% di Jet Airways, punta con ancora maggiore decisione sul mercato indiano: entro tre anni le due compagnie potranno aggiungere oltre 35mila posti a settimana. Risultato: l’India diventerà il primo mercato per il vettore mediorientale. Prima tappa, il raddoppio entro fine 2013 del volo giornaliero da Abu Dhabi a Mumbai e Nuova Delhi, per poi proseguire con l’introduzione di aeromobili più grandi e accordi di codeshare per i voli. Sempre dal Medio Oriente, Emirates vola verso 10 destinazioni indiane, Qatar Airways arriva addirittura a 12 e Turkish Airlines ne conta sette. In alternativa, oltre ai collegamenti assicurati da Lufthansa e Air France KLM dai rispettivi hub, Air India vola da Parigi, Londra e Francoforte per Delhi, Chennai, Kolkata e Mumbai.

Piano per gli aeroporti
Passano gli anni, ma il settore del trasporto aereo indiano sembra non fare tesoro degli errori commessi in passato, tra compagnie in crisi (Kingfisher, ma anche la stessa Air India) e scioperi continui. Eppure, stando alle previsioni Iata, nel prossimo decennio il traffico domestico indiano raggiungerà i 160-180 milioni di passeggeri l’anno, mentre quello internazionale 80 milioni, raddoppiando i flussi attuali.
«Il settore sta crescendo, ma non è in grado di generare profitti», ha dichiarato Tony Tyler, dg e ceo Iata. Il motivo è semplice: il sistema aeroportuale stenta a svilupparsi, incentrato com’è sui grandi hub di Mumbai e Nuova Delhi, e per questo incapace di collegare anche le città di medie dimensioni. «Il problema è che l’India ha un approccio frammentario al problema», ha proseguito Tyler. Si attende, intanto, che il piano di investimenti del governo (joint venture pubblico-privato) inizi a dare frutti. Entro il 2024, infatti, oltre 30 miliardi di dollari serviranno a modernizzare i maggiori scali del Paese, compresi quelli dedicati al traffico interno.
I vettori domestici
La partita si gioca soprattutto sulle redditizie rotte domestiche, con 1,25 miliardi di persone che inizieranno a viaggiare nel Paese nei prossimi 10 anni. Le low cost come IndiGo, GoAir e SpiceJet detengono ormai il 70% di market share sui collegamenti interni, una delle percentuali più alte nel mondo. Una tendenza che ha costretto anche i vettori tradizionali come Air India e Jet Airways a rivedere il modello di business, riducendo costi operativi e tariffe. Il Gruppo TATA, da parte sua, ha siglato una joint venture con Singapore Airlines. Obiettivo: dare vita a una nuova compagnia operativa già dalla prossima estate, prima sulle rotte domestiche e tra cinque anni anche all’estero. Solo qualche mese fa, lo stesso gruppo industriale aveva raggiunto un accordo con il vettore malese AirAsia per fondare un nuovo vettore a basso costo: AirAsia India.


Altri due scali internazionali

Via libera del Consiglio dei ministri alla richieste dei governi di Odisha e Manipur di dichiarare internazionali i rispettivi aeroporti di Bhubaneswar e Imphal. Lo scalo di Bhubaneswar è risultato idoneo alle operazioni di codice D con aeromobili B767-400. È dotato anche di strutture per voli notturni, una pista 14/32 di 2.743 metri per 45, parcheggio per sei velivoli, assistenza alla navigazione e sei banchi per il check-in. A marzo è stato inaugurato anche un nuovo terminal domestico in grado di gestire 400 passeggeri in arrivo e altrettanti in partenza. L’aeroporto di Imphal è idoneo al codice C per A320/321. È dotato di strutture per operazioni notturne, di una pista da 2.746 metri per 45, parcheggi per tre A320 e un Atr 72 alla volta. Il terminal si estende su una superficie di 6.592 metri quadrati con nove check-in.

Giorgio Maggi
 


(AGI) – Roma, 18 mar. – Si acuisce ulteriormente la tensione tra Italia e India. La Corte Suprema di New Delhi ha riaffermato che l’ambasciatore italiano Daniele Mancini non ha diritto all’immunita’ diplomatica e ha prorogato fino al 2 aprile il divieto di lasciare il Paese che gli aveva imposto giovedi’ scorso. Per il 2 aprile e’ stata fissata la prossima udienza sul caso dei maro’ Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati per l’uccisione di due pescatori indiani al largo del Kerala.
 

Mancini, che non era presente in aula a rimarcare che gode dell’immunita’ diplomatica, aveva ricoperto un ruolo determinante nella nuova licenza, la seconda dopo quella natalizia, concessa ai due militari per rientrare in patria e poter cosi’ votare alle elezioni: un permesso speciale dietro cauzione che scadra’ venerdi’ prossimo. Il diplomatico si era impegnato con un affidavit a garantire il rientro dei maro’.
  “Una persona che si presenta in aula e formula una promessa del genere” poi non mantenuta, ha dichiarato il presidente della Corte, Altamas Kabir, “non gode di alcuna immunita'”.

“Ho perso ogni fiducia nel signor Mancini”, ha aggiunto. Uno degli avvocati indiani dell’ambasciatore ha ribattuto ricordando come il diritto internazionale riconosca l’immunita’ dalla giurisdizione ai rappresentanti ufficiali degli Stati stranieri, ai quali accorda altresi’ piena liberta’ di movimento. “Noi”, ha pero’ puntualizzato ancora Kabir, “abbiamo perso ogni fiducia nell’ambasciatore. Non pensavamo che si comportasse cosi'”.
  A questo punto il diplomatico italiano rischia di essere incriminato per vilipendio della magistratura, e di finire sotto processo, se non addirittura di essere arrestato.

Se il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Syed Akbaruddin, ha ammesso l’esistenza di un “conflitto di giurisdizioni” che “va esaminato”. “Siamo consapevoli della Convenzione di Vienna e dei nostri obblighi” in materia di immunita’, ha aggiunto, ma ha puntualizzato che, “in qualita’ di funzionari del governo federale dell’India”, ci si deve “attenere alle direttive della Corte Suprema”.
  A favore di Mancini e dell’Italia e’ intervenuta frattanto l’Unione Europea: la Convenzione di Vienna “va rispettata da tutte le parti in causa”, ha sottolineato Michael Mann, portavoce di lady Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dei Ventisette.

Fonte:www.agi.it


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