rottami

18 Ottobre 2013

Notizie del 18 maggio 2013

Giornata triste ieri per il Museo dell’aria di San Pelagio che le aveva tentate tutte per tenere l’aereo. La ditta che l’ha preso dall’Aeronautica aveva promesso di farlo volare, invece l’ha demolito.

DUE CARRARE. Ieri è stata una giornata triste per il Museo dell’Aria di San Pelagio: la ditta che aveva acquistato l’idrovolante, da trent’anni “ospite” del castello, invece di restaurarlo come assicurato, lo ha distrutto. A colpi di pala di ruspa. Si sono portati via solo qualche pezzo, che evidentemente garantisce più guadagno dell’aereo intero. Un dolore immenso per la direzione del museo, che fino a ieri mattina aveva avuto rassicurazione che il velivolo sarebbe stato restaurato e rimesso in funzione. Dell’aereo, invece, non è rimasto che qualche rottame, da rivendere al ferrovecchio. Una pagina tristissima per il museo, portato avanti con entusiasmo da appassionati del volo. Addio quindi al vecchio e storico Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153. «L’idrovolante non era di nostra proprietà, bensì dell’Aeronautica» raccontano alla direzione del museo, «che nel 1981 ce lo aveva dato in comodato gratuito per esporlo. Ce ne siamo presi cura per trent’anni ed era dotato di ogni optional e particolare originale, persino delle lampadine di ricambio».

Sennonché l’Aeronautica, un paio di anni fa, comunica al museo l’intenzione di metterlo in vendita: la direzione non può sostenere la spesa del suo acquisto e non riesce a trovare il denaro per poterlo tenere a San Pelagio. «L’aereo, pertanto, è andato all’asta» dicono in direzione, «e ad aggiudicarselo, per 14 mila euro, è stata un’associazione di Ravenna, la quale, dicendosi appassionata di questo genere di velivoli, era disposta a rimetterlo in volo». Ieri alcuni incaricati si sono presentati per prendersi l’aereo.

«Eravamo tranquilli» commentano in direzione, «ma poi, col museo pieno di visitatori, abbiamo udito dei colpi di un maglio. In un’ora l’aereo è stato ridotto in frammenti di pochi centimetri. Una scelta inspiegabile,senza nessun preavviso. Un doveroso e affettuoso grazie va comunque al maggiore Donadeo Beniamino e ai suoi collaboratori, che hanno mediato per due lunghi anni la spinosa questione». Il museo ha cercato di trattenere almeno alcuni dei pezzi, come le eliche, da collocare in una delle sale, a ricordo dell’idrovolante. Ma niente, non c’è stato nulla da fare. Qualche pezzo dell’interno probabilmente è stato salvato dall’associazione e sarà rivenduto o conservato, non si sa. Il resto, ormai, è un ammasso di lamiere informe.

Fonte:http://mattinopadova.gelocal.it

———————————————————————————————

Aereo Grumman distrutto al Museo di San Pelagio

“Da gioiello aeronautico a rottame: addio a un pezzo di storia del volo”
 

Distrutto a colpi di ruspa lo storico Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153, esposto al Museo dell’Aria di San Pelagio a Due Carrare su concessione dell’Aeronautica e acquistato da un’associazione di Ravenna

Protagonista di missioni in Libia, Marocco e Stati Uniti, il velivolo di soccorso Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153 che nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta ha effettuato trasporto di pazienti civili e militari è stato a lungo considerato un glorioso pezzo di storia del volo, custodito gelosamente per trent’anni dal Museo dell’Aria di San Pelagio, a Due Carrare. Di proprietà dell’Aeronautica, il velivolo era stato concesso in comodato d’uso al Museo nel 1981. Anni di passione e cura avevano messo a disposizione di visitatori e appassionati il mezzo dotato di ogni optional e particolare originale.

DUE ANNI FA LA VENDITA. Risale a un paio di anni fa la decisione dell’Aeronautica di mettere il velivolo in vendita. Un acquisto che il Museo non è in grado di sostenere. Ad aggiudicarsi l’aereo, messo all’asta, un’associazione di Ravenna, che per 14mila euro entra in possesso del Grumman con la promessa di restaurarlo e rimetterlo in volo.

IERI L’AMARA SORPRESA. Rassicurata dalle dichiarazioni dell’associazione, la direzione ha affidato ieri ad alcuni incaricati l’aereo, certa che sarebbe finito in buone mani. Inspiegabilmente invece, mentre il museo era pieno di visitatori, l’aereo è stato distrutto a colpi di pala e ruspa. Un colpo al cuore e una scelta inspiegabile per i responsabili del museo, che in un’ora hanno visto ridurre in frantumi un pezzo di storia del volo.

Fonte:www.padovaoggi.it

Grumman HU-16A Albatross

Ecco com’era

Fonte:http://agenda.filastrocche.it

Ed ecco cosa ne rimane

Fonte:www.gmpat.it



Continuano le ricerche del piccolo aereo turistico con a bordo quattro italiani scomparso a Los Roques. Dal 29 gennaio in Venezuela ci sarà anche una missione italiana, voluta dalla Farnesina per far luce sulla scomparsa di un altro volo con otto italiani a bordo, sparito nel nulla nel 2008
  

Le cifre divergono. C’è chi dice che al lavoro ci siano 300 uomini. Altri parlano di 85 persone. Le informazioni arrivano frammentarie, ma in Venezuela proseguono frenetiche le ricerche dell’aereo da turismo scomparso dai radar venerdì scorso. A bordo c’erano quattro italiani, fra cui Vittorio Missoni, figlio dello stilista Ottavio. L’aereo era partito da Grand Roque, la principale isola dell’arcipelago di Los Roques, diretto all’aeroporto Maiquieta di Caracas. Oltre ai due piloti venezuelani, sull’aereo c’erano anche la moglie di Vittorio Missoni, Maurizia Castiglioni e due amici, Guido Forsesti con la moglie Elda. 

Le ricerche sono coordinate dalla Guardia Costiera, affiancata da elicotteri, aerei e imbarcazioni private. Finora sono stati coperti 650 km quadrati, senza nessun esito. L’area più battuta, secondo la mappa pubblicata dall’organizzazione Onsa (vedi immagine), che ha preso parte alle operazioni di ricerca, è quella all’interno dei punti 1-2-3-4. Il punto rosso indica l’ultimo contattato radar con il velivolo. 

 

 

Sul caso ci sono diverse ipotesi. Le voci e gli interrogativi si rincorrono, ma è necessario restare attaccati alla realtà.
 
 

Avaria? E’ possibile. L’aereo aveva 45 anni, e la manutenzione di questi piccoli aeromobili turistici in Sudamerica è piuttosto approssimativa. Si tratta di voli utilizzati dai turisti, gestiti da piccole società che nascono e muoiono velocemente. I velivoli passano di mano con estrema facilità, e manca un piano di manutenzione scrupoloso. Ma nell’ipotesi di un avaria o di un guasto, anche grave, perché i piloti non hanno lanciato un SOS?

Si potrebbe trattare anche di sequestro. Un’ipotesi tutt’altro che irrealistica, considerando un precedente importante, avvenuto solo cinque anni fa. Nella stessa zona il 4 gennaio del 2008 era sparito un altro aereo da turismo con 14 persone a bordo, di cui 8 italiani. Una scomparsa che si è trasformata in mistero. Nonostante mesi di ricerche non è mai stato trovato il relitto dell’aereo. Neppure rottami o macchie di carburante. E sì che lungo la barriera corallina è difficile che pezzi d’aereo possano sparire nel nulla, senza essere avvistati da altri velivoli o dalle tante navi in transito. L’unico corpo a essere stato ritrovato è quello del copilota, ma non fa altro che aumentare gli interrogativi. L’autopsia non ha rivelato acqua nei polmoni, ma solo una frattura cranica, che ha provocato la morte. E’ come se il copilota fosse morto prima di entrare in contatto con l’acqua. Il settimanale OGGI, nei giorni scorsi, è riuscito anche a rintracciare le trascrizioni dei comunicati radio avvenuti fra il velivolo scomparso nel 2008 e la torre di controllo. Afirmativo, solo confirme personas a bordo, dicono dalla torre di controllo. Somos dieciochos a bordo, risponde il pilota Esteban Bessil. “Dieciochos, copiado”, confermano dalla torre. Dieciochos: diciotto. Quindi sul velivolo c’erano 4 persone in più rispetto alle 14 dichiarate: si trattava forse di dirottatori? E’ possibile che l’aereo sia stato sequestrato e utilizzato dai narcos per trasportare alcune partite di droga. Che fine hanno fatto le persone a bordo? Nessuno per ora sa rispondere.  Gli italiani imbarcati nell’aereo scomparso il 4 gennaio 2008 erano Stefano Fragione e Fabiola Napoli, coppia di sposi in viaggio di nozze, le bolognesi Rita Calanni e Annalisa Montanari e la famiglia Durante formata da Paolo, dalla moglie Bruna Guernieri e le figlie Emma e Sofia, famiglia di Ponzano Veneto.
Con la nuova scomparsa, quella di qualche giorno fa, ci sono due spartiti nel nulla con italiani a bordo, lungo la stessa rotta, a cinque anni di distanza.
 

Il nuovo tentativo. Nelle scorse settimane, grazie ad un accordo con la Farnesina, il governo italiano ha dato l’ok per una nuova missione di ricerca per cercare informazioni sul volo scomparso nel 2008. Non era ancora avvenuta la scomparsa dell’aereo con a bordo Missoni e gli altri compagni di vacanza, ma questo accredita ancor più la necessità di un nuovo coinvolgimento delle autorità italiane nelle operazioni di ricerca. Dodici italiani sono scomparsi in questo tratto di mare, e nessuno sa dare risposte. Il 29 gennaio prossimo una delegazione italiana formata dall’ex pilota dell’Aeronautica militare Mario Pica, dall’ammiraglio della Marina militare Giovanni Vitalioni, distaccato alla Protezione civile, e da due ufficiali della nostra Marina salirà a bordo della Sea Scout, un’unità navale dotata di sofisticatissime apparecchiature per i rilievi nelle profondità marine, e di un veicolo subacqueo C-Surveyor di ultima generazione. 

I dubbi del comandate Pica. “I venezuelani hanno sempre cercato l’aereo nel posto sbagliato, ad almeno 4 miglia di distanza dalla zona corretta”, ha dichiarato ad Oggi il comandante Pica. “La ricerca in mare dei resti dell’aereo scomparso a Los Roques è un’operazione decisiva. Se non lo troviamo, vuol dire che non è mai precipitato e dovremo cercarlo altrove”.

 

Walter Milan
 

Fonte:www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it 


SOCIAL NETWORKS

Seguici sui Social

Aeroclub Modena è presente sui maggiori canali Social. Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci. Sapremo rispondere puntualmente ad ogni vostra necessità.