USA


Biden: nessun dubbio sull’uso di armi chimiche. Cameron: prepariamo risposta militare. No di Mosca e Iran: conseguenze catastrofiche.

NEW YORK – A ritmo serrato, la potente macchina da guerra Usa scalda i motori: già da giovedi potrebbe arrivare la luce verde per una dura azione punitiva contro il regime di Damasco, accusato di aver oltrepassato la ‘linea rossà usando micidiali armi chimiche contro i ribelli e la popolazione civile in Siria.

Ufficialmente, il presidente Obama non ha ancora preso una decisione definitiva, fa sapere la Casa Bianca, ma i suoi più stretti collaboratori e i suoi alleati incalzano con dichiarazioni pubbliche inequivocabili.

L’annuncio del vice di Obama. «Non c’è dubbio» che il regime siriano ha usato i gas, ha detto il vice-presidente americano Joe Biden. «Armi chimiche sono state usate, e il regime di Damasco è il solo che le ha», ha detto Biden parlando all’American Legion a Houston.

Allo stesso tempo, la Russia continua ad ammonire sulle possibili ricadute di un intervento, anche per l’intera regione: L’occidente, ha detto il vice-premier Dmitri Rogozine, si muove nel mondo islamico «come una scimmia con una granata». Per la Russia, ha inoltre affermato, i tentativi di aggirare l’Onu «creano per l’ennesima volta pretesti artificiali e infondati per un intervento militare nella regione, gravidi di nuove sofferenze in Siria e conseguenze catastrofiche per Medio Oriente e Nord Africa».

La posizione dell’Italia. Anche l’Italia tira il freno sulla possibilità di passare all’azione senza un mandato delle Nazioni Unite. «L’Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu», ha precisato il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni Esteri congiunte. Fonti governative hanno poi precisato che senza un mandato dei Quindici è escluso anche l’uso delle basi militari italiane. Ma un passaggio attraverso le Nazioni Unite sembra del tutto improbabile.

Anche Pechino – che come Mosca ha diritto di veto in Consiglio di sicurezza – attraverso un editoriale dell’ agenzia Nuova Cina ha affermato che «è imperativo che gli Usa e i Paesi che la pensano come loro si astengano da qualsiasi avventato intervento armato e lascino le Nazioni Unite giocare la loro parte nel decidere come agire». Una soluzione negoziata sembra però sempre più lontana, anche perchè le relazioni tra Washington e Mosca si fanno sempre più tese. Il Dipartimento di Stato ha infatti oggi comunicato all’ultimo momento di aver rinviato l’incontro fra diplomatici americani e russi in programma domani a L’Aia, in seguito «alle consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata» all’attacco del 21 agosto in Siria. In attesa che sia reso noto il rapporto dell’intelligence sull’uso di armi chimiche in Siria nei prossimi giorni, continuano a rullare i tamburi di guerra.

Le forze armate Usa sono «pronte ad andare» se il presidente Obama, ‘Commander in Chief’, ordinerà di passare all’azione, ha reso noto il segretario alla difesa, Chuck Hagel. Il Pentagono, ha detto, ha spostato tutti «gli asset necessari per essere in grado di onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente» decidesse di seguire. Opzioni, ha poi precisato il portavoce della Casa Bianca, che non riguardano un cambio di regime a Damasco e non sono solo limitate al solo uso della forza.

Anche Londra ha fatto sapere che le forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell’eventualità di una azione militare, mentre il premier David Cameron ha affermato che «la comunità internazionale deve rispondere» all’attacco chimico in Siria, e ha richiamato il Parlamento dalle ferie, convocandolo proprio per giovedì. «L’attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta», e la Francia è «pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti», gli ha fatto eco da Parigi il presidente Francois Hollande.

Il possibile scenario. Contemporaneamente, varie fonti di stampa raccolgono da fonti dell’amministrazione Usa indiscrezioni sui possibili obiettivi e sui tempi dei raid. Secondo la Nbc l’attacco scatterebbe giovedi e potrebbe avere la durata di tre giorni. Secondo il Washington Post nel mirino di «attacchi chirurgici» ci sono obiettivi di alto valore delle difese aeree, navali e di terra del regime, così come i centri di sostegno logistico e comando delle forze armate. Secondo l’agenzia Bloomberg, i piani all’esame non considerano truppe di terra o l’imposizione di una no-fly-zone, nè tantomeno di colpire direttamente il presidente al Assad. Damasco, intanto, si mostra a sua volta bellicosa: «In caso di attacco ci difenderemo con ogni mezzo a disposizione», ha detto il ministro degli esteri Walid al Muallim, minacciando anche una risposta con «mezzi di difesa che sorprenderanno».

Di certo, di quest’atmosfera sembrano farne le spese gli ispettori dell’Onu sul campo: la loro visita prevista oggi ad un nuovo sito, hanno fatto sapere, è stata rinviata di un giorno, «al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra».

Fonte:www.ilmessaggero.it



Un Cessna con due persone a bordo è precipitato, probabilmente per aver finito il carburante, schiantandosi su una villetta nella cittadina di Herndon, in Virginia.
Tre i feriti: miracolosamente nessuno è grave
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Stamattina, attorno alle 10 , precisamente le 09,53 è atterrato sul campo di Modena-Marzaglia un Piper PA28RT-201T Turbo Arrow IV I-EPTL  (c/n 28R-7931116) recante le insegne dell’Aero Club di Piacenza.

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http://www.youreporter.it/video_Il_pistero_del_Piper_con_doppia_immatricolazione

Osservando  il velivolo si nota una curiosa particolarità sulla fusoliera  (foto sotto) si possono leggere  sia le marche italiane che quelle americane ( N2215V ) .

Il mistero è presto risolto: indagando su internet ho scoperto che  l’immatricolazione  americana è stata cancellata il 25-02-1992 in quanto l’aereo in questione  è stato esportato.

Ai comandi del velivolo sedeva il proprietario accompagnato a destra dal nostro amico Paolo “ Indiana Jones” Castellani istruttore di volo all’Aero Club di Brescia.

Dopo i saluti  e le battute di rito tra Paolo e lo staff dell’Aeroporto di Marzaglia, il nostro istruttore Umberto Catellani, è salito a bordo insieme al pilota del Piper per il proficiency check ppl ( volo di controllo  per il Brevetto di Pilota Privato con l’istruttore) .

 

Per

 www.aeroclubmodena.it

 

Piergiorgio”pierinoinflight” Goldoni 



Obama invia mitra e fucili ai ribelli Ma per ora niente missili anti-aerei

Gli Usa: “Superata la linea rossa”.
I repubblicani: serve no fly zone.
Ma la Casa Bianca prende tempo

Maurizio Molinari

Corrispondente da New York

Le prime consegne di armi americane ai ribelli siriani avverranno “entro qualche settimana” e riguarderanno armi leggere accompagnate da ingenti quantitativi di munizioni. A poche ore dalla firma da parte del presidente Barack Obama dell’ordine esecutivo che dà luce verde agli aiuti militari ai ribelli è la Cia di John Brennan ad occuparsi della logistica.  

La Casa Bianca chiede di fare in fretta nel timore che le truppe del regime di Bashar Assad possano dare l’assalto ad Aleppo e il primo nodo da sciogliere riguarda quali armi recapitare: il Consiglio militare dei ribelli ha chiesto missili anti-tank, per bloccare i mezzi blindari del regime, e missili anti-aerei, per ostacolare i bombardamenti aerei, ma in entrambi i casi Pentagono e intelligence esitano, nel timore che questo tipo di armi finisca nelle mani di Al Nusra, affiliata di Al Qaeda. La decisione più agile e sicura riguarda dunque l’invio di armi leggere, come fa sapere il “New York Times”, ovvero fucili, mitra e centinaia di migliaia di proiettili di calibro diverso. Ma non si può escludere che l’intelligence aggiunga nei prossimi giorni altri tipi di forniture.  

La scelta di Obama di “discutere con il Congresso” su quali armi inviare lascia la porta aperta ad ogni possibile opzione. L’opposizione repubblicana, guidata dal senatore dell’Arizona John McCain invoca l’imposizione di una “no fly zone” capace di impedire al regime di usare missili, aerei ed elicotteri contro i civili – sul modello di quanto avvenuto contro la Libia di Gheddafi – ma il Pentagono esita perché per riuscirci bisognerebbe lanciare un massiccio attacco contro le difese antiaeree di Damasco, assai più sofisticate di quelle che aveva Tripoli perché costruite negli ultimi quaranta anni con il sostegno di Mosca. 

Obama ha assegnato alla Cia il compito di armare i ribelli dopo l’annuncio, da parte della Casa Bianca, che Damasco ha “varcato la linea rossa” usando i gas – incluso il sarin – in “molteplici occasioni” causando la morte di un numero di civili e oppositori stimato fra “100 e 150” da Ben Rhodes, consigliere stategico del presidente. In particolare, secondo Rhodes, le forze di Assad hanno usato i gas in quattro occasioni: il 19 marzo ad Aleppo nel sobborgo Khan Al-Asal; il 13 aprile ad Aleppo nel quartiere di Sheikh Maksud; il 14 maggio a Qasr Abu Samra, a nord Homs; il 23 maggio in un attacco a Damasco Est. Fonti dell’amministrazione hanno spiegato al “Wall Street Journal” che l’ordine esecutivo di Obama “rivede la politica esistente di fornire ai ribelli solo aiuti non militari”. Il testo fa inoltre riferimento alla possibilità di applicare una no fly zone sulla Siria grazie all’impiego di aerei militari americani e alleati di base in Giordania. Il repubblicano John McCain e l’ex presidente Bill Clinton sono stati i due leader nazionali a premere maggiormente sulla Casa Bianca per far cadere il veto alle forniture di armi ai ribelli, contro il quale nel 2012 si erano inutilmente battuti David Petraeus, Leon Panetta e Hillart Clinton, rispettivamente ex capo della Cia, ministro della Difesa e Segretario di Stato. 

Fonte:www.lastampa.it



L’agenzia governativa prevede una stagione particolarmente attiva

New York, 24 mag. (TMNews) – La stagione degli uragani sull’oceano Atlantico, che inizia il primo giugno e termina il primo novembre, potrebbe essere “particolarmente attiva” e generare dalle 13 alle 20 tempeste, sopra la media caratterizzata da sei-12 fenomeni naturali di questo tipo. Di queste tempeste, tra le sette e le 11 dovrebbero trasformarsi in uragani. Lo stima la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l’agenzia parte del dipartimento del Commercio focalizzata sulle condizioni di oceani e atmosfera. Degli uragani previsti, dai tre ai sei potrebbero raggiungere e superare la categoria tre con venti oltre i 177 chilometri orari.

La previsione non è di poco conto. Basti pensare che l’uragano Sandy – quello che colpì la costa nord-orientale degli Stati Uniti alla fine dello scorso ottobre provocando danni per oltre 75 miliardi di dollari – aveva raggiunto la categoria due quando ‘atterrò’ con la sua forza distruttiva vicino ad Atlantic City, in New Jersey.

Proprio per questo l’agenzia Noaa avverte: l’impatto delle tempeste attese potrebbe farsi sentire al di là delle aree tipicamente associate a uragani e tempeste tropicali. “Così come abbiamo visto con Sandy, è importante ricordare che venti forti, piogge torrenziali, allagamenti e tornado spesso mettono a rischio aree lontane dalle coste”, ha spiegato Kathryn Sullivan, a capo dell’agenzia.

Fonte:www.tmnews.it



Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia

PALERMO – Dopo  l’ultimo attentato a Bengasi, in Libia , il Pentagono ha spostato un contingente di circa 500 marines dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia.

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Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia ed eventualmente effettuare la loro evacuazione. L’unità è dotata degli aerei da trasporto Bell Boeing CV-22 Osprey(foto). Si tratta di un “convertiplano” (un bi-turboelica in grado di decollare come un elicottero e poi volare come un normale aereo). L’Osprey è in grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 chilometri orari.

La decisione arriva direttamente dalla Kelley Barracks di Stoccarda, sede del Comando Africano degli Stati Uniti, dove passano tutte le decisioni (e le autorizzazioni) per le operazioni e le esercitazioni militari che si svolgono in Africa. In questo senso, le truppe a stelle e strisce di stanza nell’Isola fungerebbero da testa di ponte per le attività americane nel continente nero.

Già da qualche mese, precisamente dallo scorso ottobre, dopo l’uccisione dell’ambasciatore degli Stati Uniti Chris Stevens, vittima di un attentato di Al Qaeda proprio a Bengasi, gli Stati Uniti avevano spostato a Birgi (Trapani) un

primo comando, lo squadrone dei Combat Rescue, soldati scelti, ben addestrati, marines pronti a qualsiasi sfida, messi in campo per le missioni più complicate, come penetrare dietro le linee nemiche o portare in salvo i compagni feriti sul campo. Le loro “misteriose” esercitazioni nelle campagne di Corleone e Contessa Entellina erano state segnalate da alcuni contadini della zona spaventati dalla presenza dei Black Hawk, i possenti elicotteri corazzati, nei loro terreni. Una vicenda che aveva suscitato la protesta dei sindaci e delle autorità locali che non erano stati avvisati delle manovre militari.

Polemiche che avevano intensificato un’altra protesta “antiamericana” in corso nell’Isola, quella per la costruzione della base radar “Muos” di Niscemi, il potente sistema satellitare in grado di inviare e captare segnali militari nell’intero pianeta e che, secondo gli esperti, provocherebbe gravi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini. Da mesi è in atto uno scontro tra le popolazioni locali, sostenute dalla Regione Siciliana, contrarie all’impianto, e l’amministrazione Usa, che ha dalla sua parte il ministero della Difesa. Gli attivisti No Muos presidiano senza sosta la zona in cui è in costruzione il radar, impedendo l’accesso alla base di militari e operai e dando vita a scontri, anche violenti, con la polizia.

Gli ambientalisti puntano l’indice sulle ” pericolose rivoluzioni strategiche nell’Isola, e di un interesse, quello degli americani, che negli ultimi anni si è fatto sempre più incessante”. Nei “cantieri” siciliani, quello del Muos infatti non è l’unico progetto a stelle e strisce. Dal potenziamento della base di Sigonella – che entro il 2017 diventerà la capitale dei cosiddetti droni, gli aerei senza pilota che da mesi costringono i voli di linea a procedure eccezionali in fase di decollo e atterraggio – alla possibilità sempre più concreta che l’arsenale di Messina diventi un gigantesco cimitero di tutte le navi da guerra dismesse dai paesi della Nato con la possibilità di dispersione di agenti inquinanti lungo la costa. E ancora i caccia bombardieri che affollano Trapani Birgi – gli ultimi otto velivoli Eurofighter Typhoon sono stati consegnati i primi di gennaio – e la possibilità che diverse aree a verde agricolo siano trasformate in zone edificabili per fare spazio a nuovi residence per ospitare i militari e le loro famiglie: basta pensare al progetto – già approvato e poi stoppato – di abbattere l’agrumeto di contrada Scirumi, a Lentini, per fare spazio a un residence militare. “Qualcuno vuole trasformare la Sicilia in una sorta di mega portaerei per le guerre del futuro –  dice Antonio Mazzeo, giornalista esperto di cose militari, tra i primi a sollevare la questione – Il problema è che potrebbe essere troppo tardi per impedirglielo”.

“Il governo informi rapidamente il Parlamento sullo spostamento di 500 marines americani dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia”. E’ quanto chiede il deputato del Pd, Michele Anzaldi, in un’interrogazione ai ministri degli Esteri, Emma Bonino, e della Difesa, Mario Mauro. “Dagli organi di stampa abbiamo appreso che l’esercito Usa – spiega Anzaldi – a seguito dell’attentato in Libia ha rafforzato la presenza di truppe nel nostro Paese. Si tratta di una decisione che appare di grande rilievo, sulla quale però il Parlamento è stato tenuto all’oscuro”.
“E’ opportuno che il governo dia un’informativa completa sulla situazione – aggiunge il deputato Pd – e spieghi se ci sono rischi per il nostro Paese. Un arrivo così ingente di militari, infatti, non sembra essere un’operazione di ordinaria amministrazione. I ministri competenti dicano anche se ne erano stati informati preventivamente”.

Fonte:http://palermo.repubblica.it



Nessun superstite. Un incidente aereo in Afghanistan si è verificato nella giornata di ieri. La caduta dell’aereo, in un video terrificante, è stata ripresa grazie ad una dashcam installata su un’auto.

GUARDA VIDEO

http://www.youreporter.it/video_Afghanistan_747_USA_precipita_Non_e_un_incidente

L’aereo caduto è un Boeing 747 cargo di una compagnia americana: poco dopo essere decollato dalla base di Bagram è precipitato per cause ancora ignote al suolo. Sette i morti. Gli Usa, in prima battuta, hanno negato che si trattasse di un incidente.

I talebani hanno rivendicato l’attentato che è stato però smentito dalla Nato

Fonte:www.huffingtonpost.it



Un rapporto di Colliers International mostra che nel prossimo decennio saranno avvantaggiati negli Stati Uniti gli aeroporti che offriranno i migliori collegamenti intermodali, anche perché si svilupperà il modello di hub con relazione su un vasto territorio. L’influenza dell’ampliamento del Canale di Panama.
Secondo il rapporto di Colliers International, nel decennio compreso tra il 2015 e il 2025, gli effetti dell’ampliamento del Canale di Panama non si vedranno solamente nel trasporto marittimo, ma anche in quello aereo, perché il passaggio di portacontainer di maggiore dimensione potrà cambiare i rapporti tra mare e aria nei trasporti fra Asia e costa orientale degli Stati Uniti. I fattori determinanti saranno i costi dell’energia e delle infrastrutture e la crescita dell’e-commerce.
I porti potranno accogliere più merci trasportate a costi minori, ma ora non hanno infrastrutture sufficienti per distribuirle all’interno. Nello stesso tempo, il trasporto aereo delle merci subirà un’ulteriore evoluzione, che si attuerà nei prossimi cinque anni con una riduzione degli scali più importanti, che avranno una forte caratterizzazione di hub per un territorio piuttosto esteso. Secondo i ricercatori di Colliers International, la rete statunitense si concentrerà sugli scali di Memphis, Louisville, Columbus (Ohio), Miami, New York, Los Angeles, Seattle e Denver. La caratteristica di questi aeroporti è avere buoni collegamenti con porti marittimi.
Un esempio riportato dalla ricerca riguarda l’aeroporto di Memphis, che recentemente è stato scelto dal produttore di calzature Nike come hub per la distribuzione proprio per le sue connessioni intermodali. Inoltre, l’intermodalità mare-aereo favorirà nel prossimo decennio gli scali del Sud-Est e della costa atlantica

Fonte:www.trasportoeuropa.it



Atterraggi e sbarchi di militari armati e in divisa nelle campagne tra Corleone e Contessa Entellina, residenti terrorizzati. Ma sono esercitazioni. L’aeronautica: “Sono stati autorizzati da noi, chiediamo scusa alla popolazione”

Calano dal cielo nel cuore della notte. Saltano a terra, a decine, dai possenti elicotteri corazzati. Sono armati fino ai denti. Indossano tute mimetiche, caschi e occhiali a infrarossi. Giocano a fare la guerra. E trasformano Corleone in una giungla del Vietnam. Aumentano le segnalazioni di strane esercitazioni militari nelle campagne palermitane. Secondo quanto descritto e fotografato da alcuni testimoni (così come riportato da un servizio dell’Espresso online) commandos statunitensi di stanza nell’Isola avrebbero scelto la zona di Corleone come campo di addestramento per le forze speciali.

Un allenamento settimanale che spaventerebbe a morte animali e contadini. Sono questi ultimi a raccontare nel dettaglio le strane operazioni in aree private. Un mezzadro, G. S., ha provato a comunicare con loro dopo il primo atterraggio: “Volevo sapere il perché della loro presenza  –  dice  –  ma non riuscivo a farmi capire. Non parlo l’inglese. Abbiamo scattato qualche foto. Ma da allora i militari evitano contatti con i civili. Ora se si accorgono di noi, tornano in volo e si spostano di qualche chilometro”.

Il primo blitz risale alla fine di settembre. Nove giganteschi Black Hawk, i super elicotteri da combattimento dotati di mitragliatrici fiancate, utilizzati in Afghanistan e Iraq, sarebbero atterrati a pochi chilometri da Contessa Entellina, in provincia di Palermo. Lo squadrone sceso dai velivoli è il Combat Rescue, soldati scelti, ben addestrati, marines pronti a qualsiasi sfida, messi in campo per le missioni più complicate,come penetrare dietro le linee nemiche o portare in salvo i compagni feriti sul campo.

 Alcuni raccontano di strani strumenti di misura elettronici piazzati sul terreno. Dopo aver inscenato per qualche ora un salvataggio, i marines risalgono a bordo e spariscono.

Ma chi ha autorizzato i militari americani ad occupare i campi di grano corleonesi? Dalla base di Sigonella gli ufficiali allargano le braccia. “Il reparto in questione si trova in Sicilia  –  dicono -ma non prende ordini da noi. Quelle truppe sono controllate da Stoccarda”. Cosa c’entra la Germania con i militari in Sicilia? Molto a quanto pare. È proprio dalla Kelley Barracks di Stoccarda, sede del Comando Africano degli Stati Uniti, che passano tutte le decisioni (e le autorizzazioni) per le operazioni e le esercitazioni militari che si svolgono in Africa. In questo senso, le truppe a stelle e strisce di stanza nell’Isola fungerebbero da testa di ponte per le attività americane nel continente nero. Raggiunto telefonicamente da Repubblica, il maggiore Rickardo Bodden, portavoce del comando americano a Stoccarda, prova a far luce sulle questione: “I recenti movimenti aerei militari nella zona  –  dice  –  sono stati effettuati dal 347° Air Expeditionary Group, attualmente ospitati a Trapani. Sono forze speciali addestrate per operazioni di salvataggio. Devono tenersi pronti per qualsiasi emergenza”.

Secondo la voce che circola negli uffici della Difesa, l’Aeg americano sarebbe approdato in Sicilia subito dopo l’uccisione a Bengasi dell’ambasciatore degli Stati Uniti Chris Stevens, vittima di un attentato di Al Qaeda lo scorso 12 settembre. Data che coinciderebbe con i primi avvistamenti delle esercitazioni americane tra Contessa Entellina e Corleone.

Da Roma, il portavoce dell’aeronautica militare, colonnello Achille Cazzaniga, conferma la versione di Stoccarda e aggiunge: “Li abbiamo autorizzati noi. Ci scusiamo con i cittadini e le autorità locali per gli inconvenienti. In futuro, se dovessero ripetersi altre attività nella zona, ci preoccuperemo di aprire un dialogo con i sindaci delle località interessate”.

Già, perché secondo la legge italiana, l’atterraggio di una squadra di soldati stranieri in una zona abitata o in un terreno privato italiano dovrebbe essere accompagnato e coordinato da carabinieri e polizia e comunicato ai comuni interessati. Cosa che non è avvenuta. “Sarebbe stato opportuno avvisarci  –  dice il sindaco di Contessa Entellina, Gioachino Parrino  –  da mesi i miei cittadini cono preoccupati e spaventati. Se ci avessero informati, avremmo potuto spiegare alla gente che si trattava si semplici esercitazioni”. Da Bruxelles il governatore della Sicilia Rosario Crocetta si è detto “preoccupato per i recenti avvenimenti che hanno coinvolto i militari americani”. “Lunedì incontrerò il ministro della Difesa  –  ha aggiunto- e chiederò personalmente spiegazioni sulla vicenda”. 

Fonte:http://palermo.repubblica.it



La Corea del Sud ha accettato di acquistare 36 elicotteri d’attacco “Apache AN-64E” dalla società americana Boeing, e’ scritto in un comunicato pubblicato dal ministero della Difesa sudcoreano.
Nel documento viene osservato che il contratto per la fornitura di elicotteri verra’ onorato entro tre anni nel 2016. Il valore della commessa e’ stimato in 1,6 miliardi di dollari.
La Corea del Sud diventerà il quarto Paese al mondo dopo gli Stati Uniti, Taiwan e l’Arabia Saudita ad avere a disposizione gli “Apache AN-64E”.

 

Fonte:http://italian.ruvr.ru


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