Bresso

9 Luglio 2017
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Dovendo recuperare due amici in Toscana è venuta l’occasione per fare un giro a sud. Nemmeno a farlo apposta si è aggiunto un’ulteriore incontro a Milano. Voi direte: ma che senso ha farlo tutto in un giorno. Nessuno… se non quello di approfittarne per prendere l’aeroplano e fare un giro in giro…


11 Ottobre 2016

Le ultime vicende dell’Aeroporto di Bresso approdano in Parlamento.

 

E’ in discussione questa settimana l’interrogazione presentata dall’Onorevole Daniela Gasparini e da diverti altri parlamentari milanesi per conoscere le intenzioni del Governo in merito ai recenti provvedimenti di Enac che aprono l’uso dello scalo a voli commerciali colme aerotaxi.
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Di seguito il testo dell’interrogazione che verrà discussa questa settimana.

“Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell’interno. – Per sapere – premesso che: l’Aeroporto Milano-Bresso «Franco Bordoni Bisleri» è collocato in una delle aree più popolose della Città metropolitana di Milano, e all’interno del più grande parco pubblico d’Europa: il Parco Nord; il Parco Nord è una realtà fortemente voluta dai cittadini che si sono impegnati per la sua realizzazione e sono partecipi alla sua gestione. Per anni si sono battuti per la ricollocazione dell’aeroporto in altra sede, considerandolo incompatibile con la presenza del Parco e hanno successivamente accettato la presenza dello stesso con le limitazioni previste dall’accordo siglato nel 2007.

L’aeroporto opera sotto la giurisdizione della direzione aeroportuale Lombardia dell’Ente nazionale per l’aviazione civile.

L’Ente nazionale per l’aviazione civile disciplina l’accesso e la circolazione attraverso proprie ordinanze e, nello specifico con l’ordinanza n. 3 del 2011 del 15 novembre 2015, alla quale si è di recente succeduta l’ordinanza n. 7 del 2016 del 15 giugno 2016, che è in vigore dal 1o luglio 2016; il regolamento di scalo del 2011 costituiva il punto di caduta degli accordi intercorsi con il protocollo d’intesa del 31 luglio 2007, sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Lombardia, provincia di Milano, Consorzio Parco Nord Milano, comuni di Bresso, Cinisello Balsamo e Milano: infatti detto protocollo, ponendo fine ad un lungo conflitto, aveva costituito soluzione di mediazione sul tema dell’incompatibilità dell’aeroporto con il grande polmone verde di Parco Nord.

In particolare l’articolo 2 del più volte citato protocollo in tale ottica escludeva opere o interventi che si potessero configurare come un potenziamento della capacità di traffico.

Il regolamento di scalo n. 1 del 15 dicembre 2011, infatti, individuava quali soggetti operanti all’interno dell’aeroporto: Aero Club Milano, Elite Aviation, a.o.p.a (aircraft oweners and pilots association) Italia e cap (club aviazione popolare).

Tale tipologia di operatori configurava l’aeroporto come scuola per piloti o infrastruttura per piccoli aerei da turismo (traffico consentito vfr – ovvero volo a vista).

Il nuovo regolamento di scalo adottato da Ente nazionale per l’aviazione civile ed in vigore dal 10 luglio del 2016, tradisce, a giudizio degli interroganti, lo spirito ed il dettato del protocollo del 2011: per un verso, ampliando operatività dello scalo al traffico comunitario civile di aviazione generale e di aerotaxi, senza limitazione per il numero di posti.

Per altro, individuando una molteplicità di soggetti concessionari tra i quali la società Sky service che avrà compiti di controllo delle nuove operazioni commerciali (per le quali si procede, di regola, con volo strumentale).

E’ evidente che – alla luce della complessa storia conflittuale su accennata – l’impegno ad evitare interventi che potessero aumentare la capacità di traffico non era (e non può) essere interpretato in modo restrittivo, con riferimento ad interventi infrastrutturali, bensì come un impegno ad astenersi da qualunque iniziativa che produca tale effetto, ivi compresa l’adozione di un nuovo regolamento di scalo che produca tale effetto.

Poco prima dell’adozione del regolamento di scalo n. 7 del 2016 (datato 15 giugno) il prefetto di Milano ha rilevato le inadeguate misure di sicurezza dell’Aeroporto e con decreto prefettizio del 22 marzo 2016 ha regolato le attività di volo in arrivo e in partenza dallo scalo per garantire la tutela della sicurezza pubblica, in costanza di un’utilizzazione della infrastruttura per tipologia di traffico diversa da quella in esercizio dal 1° luglio 2016.

Inoltre, la diversa destinazione di utilizzo – oltre che tradire gli accordi a suo tempo intercorsi – costituisce una modifica che si palesa per gli interroganti tanto più grave ove si consideri che, il comune di Bresso e quelli limitrofi hanno una popolazione tra le più dense d’Italia.

(Bresso 7765 abitanti per chilometro quadrato, Sesto San Giovanni 6975 abitanti per chilometro quadrato, Cinisello Balsamo 5900 abitanti per chilometro quadrato).

La diversa destinazione di traffico, inoltre, non avrebbe dovuto comunque prescindere da una verifica dei livelli di inquinamento acustico ed ambientale e del deterioramento della qualità della vita degli insediamenti urbani limitrofi, che risulta agli interroganti essere stata totalmente omessa dal nuovo regolamento ENAC.

Ed infine, al confine est dell’Aeroporto è presente il sito demaniale che ospita provvisoriamente un centro di accoglienza di migranti gestito dalla Croce rossa italiana.

Il consiglio comunale di Bresso, alla presenza di rappresentanti di Enac il 25 maggio 2016 ha votato all’unanimità il mandato al sindaco per farsi promotore presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il prefetto di Milano ed Enac affinché l’Aeroporto di Bresso rimanga una scuola per piloti e uno spazio per piccoli aerei da turismo, evidenziando anche la preoccupazione delle popolazioni dei comuni limitrofi all’area dell’aeroporto «per la presenza di una pista di atterraggio di dimensioni ridotte e di un sistema di sicurezza e antincendio non adatto a voli di dimensioni elevate» -: quali iniziative intenda assumere il Governo per quanto di competenza, per garantire il rispetto degli impegni formalizzati nel protocollo di cui in premessa, con particolare riferimento alla recente assunzione di iniziative che avrebbero come effetto il potenziamento delle capacità di traffico.

Tale tipologia di operatori configurava l’Aeroporto come scuola per piloti o infrastruttura per piccoli aerei da turismo (traffico consentito vfr – ovvero volo a vista).

Il nuovo regolamento di scalo adottato da Ente nazionale per l’aviazione civile ed in vigore dal 10 luglio del 2016, tradisce, a giudizio degli interroganti, lo spirito ed il dettato del protocollo del 2011: per un verso, ampliando operatività dello scalo al traffico comunitario civile di aviazione generale e di aerotaxi, senza limitazione per il numero di posti.

Per altro, individuando una molteplicità di soggetti concessionari tra i quali la società Sky Service che avrà compiti di controllo delle nuove operazioni commerciali (per le quali si procede, di regola, con volo strumentale).

E’ evidente che – alla luce della complessa storia conflittuale su accennata – l’impegno ad evitare interventi che potessero aumentare la capacità di traffico non era (e non può) essere interpretato in modo restrittivo, con riferimento ad interventi infrastrutturali, bensì come un impegno ad astenersi da qualunque iniziativa che produca tale effetto, ivi compresa l’adozione di un nuovo regolamento di scalo che produca tale effetto”.

Fonte: www.nordmilano24.it/



L’ombra di una guerra tra soci…

Bresso, 6 aprile 2013 – Quattro aerei danneggiati nell’hangar dell’aeroporto di Bresso. Un episodio grave che potrebbe ricollegarsi alla guerra di «potere» all’interno dell’Aeroclub più grande d’Italia, difficile da catalogare come semplice atto vandalico. Qualcuno, in piena notte, si è introdotto negli hangar da poco rinnovati di via Gramsci ed ha danneggiato quattro piccoli aerei da turismo, rompendo vetri dei finestrini e bucando le ali. Ad un «Pa 23 i-angi» sono stati rotti i vetri, gli strumenti e un dispositivo Gps. Il contenuto di un estintore è stato scaricato nel serbatoio.

Un Cessna 172 ha subìto la rottura dei vetri, dei piani di coda e le antenne sono state divelte. Ad uno Sport Cruiser è stato rotto il tettuccio, sporcato con olio esausto l’interno, piegata l’elica e gli alettoni, rubate le cuffie, danneggiati tutti gli strumenti e staccate le antenne. Infine, è stato gravemente danneggiato anche un Piper Comanche che era già stato colpito la scorsa estate con modalità analoghe.

Quattro aerei diversi tra loro, due privati e due appartenenti alla piccola flotta dell’Aeroclub Bresso, nato pochi mesi fa dalla scissione dello storico Aeroclub Milano e oggi dislocato su un’area di 500 metri quadrati all’interno degli spazi di ricovero dell’Aeroclub Milano. In un comunicato il nuovo Aeroclub ha di fatto avanzato pesanti sospetti contro gli ex soci, con i quali proprio l’estate scorsa si è consumato un divorzio non indolore.

Una separazione avvenuta mentre l’aeroporto era occupato dai preparativi per la visita di Papa Benedetto XVI. Oggi, a capo del piccolo sodalizio c’è quell’Andrea Corte, avvocato, che per un breve periodo era stato nominato commissario dell’Aeroclub Milano nel pieno di un contenzioso che aveva letteralmente dilaniato l’unità sociale. L’Aeroclub Milano ha anche presentato un ricorso al Tar per estromettere dal campovolo di Bresso il club neonato. 

 Sul posto sono intervenuti la Digos di Milano e i carabinieri di Sesto San Giovanni. Nessuna pista è stata esclusa, dal dispetto, all’atto vandalico. Dunque, almeno per il momento è impossibile puntare il dito su qualcuno. Certo è che questo episodio ha costretto il Direttore della Circoscrizione Aeroportuale di Milano Linate a disporre una chiusura dello scalo per motivi di sicurezza per un periodo di tre mesi.

Fonte:www.ilgiorno.it



Nuovo sabotaggio per il controllo dello scalo. L’Aeroclub rimarrà chiuso per tre mesi.

A uno hanno rotto il cruscotto. Ad un’ altro hanno versato la schiuma di un estintore nel serbatoio del carburante. Quattro aerei ricoverati in un hangar in uso all’Aeroclub di Bresso sono stati gravemente danneggiati la notte tra giovedì e venerdì. Un sabotaggio vero e proprio che, con ogni probabilità, si inquadra in una lotta fratricida per il controllo del piccolo aeroporto di Bresso, tra fazioni che non si amano e che si fanno «dispetti» un po’ troppo pesanti da mesi (i danni ammontano a duecentomila euro). Una situazione giunta a un livello di guardia se è vero che per indagare su quest’ultimo gravissimo episodio, sono intervenuti sia i carabinieri, sia gli specialisti della Digos. La conseguenza immediata degli atti vandalici è stata la chiusura per tre mesi di Bresso: una decisione presa dal direttore Enac di Linate perché nell’aeroporto «manca sicurezza».

Gli aerei semidistrutti sono stati trovati venerdì mattina senza che la porta dell’hangar avesse segni di effrazione. Racconta Paola Corte, pilota iscritta all’Aeroclub di Bresso. «Il 17 ottobre dello scorso anno un nutrito numero di iscritti è fuoriuscito dall’Aero Club Milano (che esiste dal 1926) e ha fondato l’Aeroclub di Bresso. Il gruppo di persone è riuscito ad ottenere in via provvisoria l’occupazione di 500 mq di hangar (sui 4.500 utilizzata dall’Aeroclub Milano) dove sono stati ricoverati cinque aerei a disposizione dei soci».

Con i rapporti tesi che contraddistinguono la situazione dello scalo di Bresso è partito immediatamente un ricorso al Tar del Lazio, presentato a nome dell’Aeroclub Milano dal suo presidente, l’avvocato Paolo Franzo. Due le richieste ai magistrati amministrativi: la cancellazione dalla federazione dell’Aeroclub di Bresso e la revoca della occupazione provvisoria di una parte dell’hangar. Il 14 marzo scorso il Tar del Lazio si è detto «non competente» e il ricorso è stato spostato a Milano che si pronuncerà tra breve.

Nell’hangar di Bresso (che ospita in tutto una sessantina di velivoli) sono intervenuti anche gli specialisti della polizia scientifica. Foto, filmati, rilievi tecnici tutto per poter dare un nome a chi ha compiuto un gesto tanto grave. Uno degli aerei danneggiati ieri era già stato «sfregiato» il 26 agosto scorso, così come un aereo di proprietà di un socio dell’Aeroclub Milano era stato violato nel luglio dello scorso anno. Un particolare è al vaglio degli investigatori: le chiavi per aprire l’hangar dell’aeroclub Bresso erano a disposizione solo dello staff dell’Aeroclub Milano.

 Fonte:http://milano.corriere.it

 


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