2014 Aprile

Tutte le news dall’Aeroclub di Modena

15 Aprile 2014

Bruxelles, Belgio – Per la 23esima volta…

(WAPA) – La Commissione europea ha aggiornato per la 23esima volta la lista dei vettori aerei soggetti a divieto o a restrizioni operativi all’interno dell’Unione europea -meglio nota come “L’elenco della sicurezza aerea europea” . Sulla base delle informazioni di sicurezza provenienti da varie fonti ed audizioni dinanzi al Comitato per la sicurezza aerea europea, la Commissione ha deciso di eliminare dall’elenco tutte le compagnie di Swaziland. Ci sono anche notizie positive per le Filippine, dove Cebu Pacific Air può operare nella Ue e per il Kazakistan, dove il vettore aereo nazionale Air Astana è autorizzato ad aumentare il numero dei suoi voli verso l’Ue.

Il nuovo elenco sostituisce ed aggiorna il precedente, adottato nel dicembre 2013.

Oltre alle compagnie aeree di Swaziland, anche la filippina Cebu Pacific Air è stata rimossa dalla lista. Dopo la rimozione dall’elenco lo scorso anno di Philippine Airlines, questa è vista come un’ulteriore prova del progressivo miglioramento della safety nelle Filippine. Air Astana del Kazakhstan ha visto la restrizione sulla quantità di collegamenti che può operare dal 2009 in ambito Ue. Tutte le altre compagnie kazake rimangono bandite fino a quando le autorità locali hanno applicato un sistema sostenibile a supervisionare effettivamente la sicurezza di questi vettori. Il miglioramento è stato notato in Libia, che manterrà le sue restrizioni volontarie di non volare verso l’Ue -che hanno applicato dopo la rivoluzione libica- così come in molti altri Paesi i cui vettori sono sulla lista di sicurezza, quali Sudan, Mozambico e Zambia. Si spera che la continuazione di questo progresso possa portare in futuro a risultati positivi.

La decisione della Commissione si basa sul parere unanime del comitato di sicurezza aerea europea, che si è riunito dal 25 al 27 marzo 2014. L’Eu Air Safety Committee è composto da esperti di sicurezza aerea della Commissione, da ciascuno dei 28 Stati membri dell’Unione, ma anche provenienti dalla Norvegia, dall’Islanda e dalla Svizzera, ed infine dall’Easa (European Aviation Safety Agency). La decisione della Commissione ha anche ricevuto un parere positivo dal Parlamento e dal consiglio dei ministri continentali.

informazioni di base

L’elenco aggiornato comprende tutti i vettori certificati in 20 Stati, per un totale di 294 compagnie completamente bandite dai cieli dell’Unione europea: Afghanistan, Angola, Benin, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo, Gibuti, Guinea Equatoriale, Eritrea, Gabon (con l’eccezione di tre compagnie aeree che operano con determinate restrizioni e condizioni), Indonesia (con l’eccezione di 5 compagnie aeree), Kazakistan (con l’eccezione di un vettore che opera secondo determinate restrizioni e condizioni), Kirghizistan, Liberia, Mozambico, Nepal, Filippine (con l’eccezione di due compagnie aeree), Sierra Leone, São Tomé e Príncipe, Sudan e Zambia. La lista comprende anche due vettori aerei individuali: Blue Wing Airlines del Suriname e Meridian Airways del Ghana, per un totale complessivo di 296 compagnie aeree.

Inoltre, l’elenco include 10 vettori soggetti a restrizioni operative e quindi autorizzati ad operare nell’Ue secondo rigide condizioni: Air Astana dal Kazakhstan, Afrijet, Gabon Airlines e SN2AG dal Gabon, Air Koryo della Repubblica democratica popolare di Corea, Airlift International dal Ghana, Air Service Comores dalle Comore, Iran Air dell’Iran, Taag Angolan Airlines dall’Angola ed Air Madagascar dal Madagascar.

E’ possibile visualizzare l’elenco integrale (27 pagine) nella sezione “Speciali” sul lato sinistro dell’home-page italiana di AVIONEWS. (Avionews)
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Fonte:www.avionews.it


15 Aprile 2014

dal nostro inviato FRANCO GIULIANO

GROTTAGLIE – 14 Aprile 2014, aeroporto di Grottaglie: potrebbe diventare questa la data che verrà scritta sui libri di storia per indicare l’inizio della rivoluzione nel trasporto aereo, quando i velivoli commerciali viaggeranno senza pilota ad una velocità «mach 12», cioè 12 volte superiore a quella del suono e impiegheranno, per esempio (secondo quanto prevede un programma già avviato da Enac e autorità Usa) appena 100 minuti da Los Angeles a Roma, lungo un corridoio nella stratosfera. E Grottaglie potrebbe diventare il «porto di approdo» di questi viaggi aero-spaziali.

Per mettere la firma su questo «libro nuovo ancora tutto da scrivere» si sono dati appuntamento nella sala partenze dell’aerostazione di Grottaglie, chiuso ai voli civili («Sarà il mercato a decidere il futuro di questo aeroporto», ha detto il presidente Vendola), i rappresentanti dei ministeri dei Trasporti e della Difesa, di Enac, Enav, Finmeccanica, Alenia Aermacchi, Distretto aerospaziale pugliese, AgustaWestland, Selex Es, Piaggio Aero. Tutti insieme si sono incontrati per prenotare una fetta del ricco business che secondo le stime si aggirerebbe intorno ai 40 miliardi di euro per i prossimi 10 anni. «Credo – ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola -, che qui oggi stiamo decidendo il futuro della Puglia. Credo che noi siamo veramente di fronte a prospettive straordinarie non solo per Grottaglie, ma per la provincia di Taranto e per il Sud».

«Qui a Grottaglie – ha spiegato il direttore generale di Adp Marco Franchini, dopo l’intervento introduttivo dell’amministratore unico Giuseppe Acierno – si punterà sempre di più sulla sperimentazione dal punto di vista aeronautico dell’in – novazione e della formazione. Verranno creati i soggetti che nel futuro gestiranno l’aviazione civile, sempre più pilotata da remoto». «La Puglia (dopo l’investimento di Alenia che qui realizza parte del Boeing 787, un progetto avviato nel 2004 dall’ex governatore Raffaele Fitto e che oggi crea occupazione per 1.800 addetti) si fa sempre promotrice di iniziative di tal genere – ha detto Alessio Quaranta, direttore generale Enac -. Abbiamo utilizzato queste infrastrutture e questa regione come laboratorio. Quando la società Aeroporti di Puglia ci ha proposto questa sperimentazione a Grottaglie ci siamo trovati concordi».

«Oggi siamo qui – ha detto Donato Amoroso, direttore generale Alenia Aermacchi – per creare la rete necessaria a consolidare collaborazioni future. Fare sistema è fondamentale. Il mercato oggi è sfidante dal punto di vista economico e tecnologico». «Per realizzare questo sogno – ha detto l’ex direttore dell’Enac, oggi presidente del Centro Studi Demetra, Pierluigi Di Palma nel ricordare le battaglie comuni della Gazzetta e dell’Enac per lo sviluppo del sistema aeroportuale pugliese – abbiamo fatto la battaglia alla burocrazia. Oggi abbiamo dimostrato che c’è una differenza tra la “cattiva ” burocrazia e la “buona” burocrazia. Qui oggi festeggiamo una realtà prima in Europa».

La scommessa del presidente Vendola è di investire nel futuro e per farlo serviva l’apporto del mondo della ricerca e dell’industria (e dell’univer – sità). E qui, oggi, in questa vecchia aerostazione c’erano tutti quelli che contano nel settore dell’aerospazio. «Credo che con questo convegno abbiamo la possibilità di dimostrare come in Italia se si vuole, si riesce a fare sistema», ha detto l’amministratore unico Enav, Massimo Garbini (atterrato poco prima sulla pista di Grottaglie col suo aereo Piaggio 180, della flotta Enav). Il quale ha assicurato «che l’ Enav è fortemente impegnata in Puglia con il centro di controllo regionale di Brindisi e non ha nessuna intenzione di andare via da quel centro. Anzi entro il 2018 è previsto un progetto che porrà l’Italia all’avanguardia, con la gestione dell’intero spazio aereo europeo affidato ad un unico centro di controllo (cielo unico) e il passaggio della gestione dello spazio aereo di Brindisi dai militari all’Enav».

Infine il ruolo importantissimo dell’Aeronautica militare: «La Difesa c’è e vuole fare la sua parte. Bisogna continuare e andare avanti». A dirlo, il capo di gabinetto del ministero, il generale Carlo Magrassi, ripartito subito dopo davanti allo sguardo meravigliato di tutti con un bellissimo aereo dell’Aeronautica militare che lo aspettava sulla pista. «Il mondo sta cambiando in una direzione – ha detto -. Internet è stata la rivoluzione di ieri, la rivoluzione di domani consisterà nel muovere merci e persone riducendo al minimo i tempi morti. Il futuro sarà in un’automazione che permetterà di muovere numeri enormi di mezzi ottimizzando i loro spostamenti. Nel futuro ci saranno enormi opportunità, ma anche enormi rischi: ecco perché il mondo della difesa e del commercio devono unirsi. Grottaglie è un esempio di questa unione, ma deve essere un nodo importante della rete, perché in questo modo si può iniziare a partecipare allo sviluppo nazionale che può generare successo. Importante arrivare primi e con gli standard giusti».

Dopo le parole i fatti. Nel pomeriggio sono stati tracciati gli scenari operativi di questo programma per testare gli aerei senza pilota insieme alle imprese che hanno già manifestato l’interesse a localizzare su Grottaglie i propri insediamenti.
«Ora il “pro getto-Grottaglie” – come ha assicurato Giacomo Aiello, capo di gabinetto del ministero dei Trasporti – sarà portato all’attenzione dell’Eu – ropa e diventerà uno dei punti strategici nell’agenda del prossimo semestre di presidenza italiana».<!– –>

 

Fonte:www.lagazzettadelmezzogiorno.it


15 Aprile 2014

La marina chiede al Congresso di rafforzare la flotta di F18 a sostegno dei caccia “stealth”. La loro supposta invisibilità è stata completamente superata dai radar di nuova generazione, compresi quelli che Alenia produce per gli Eurofighter. Tradotto: il caccia invisibile potrà essere individuato e colpito anche dai caccia italiani.

La conclusione dell’indagine parlamentare sugli F35 – prevista per giovedì salvo ulteriori rinvii – non potrà ignorare la notizia che arriva dagli Stati Uniti e che sfata anche il principale mito della propaganda favorevole ai cacciabombardieri Lockheed: la loro invisibilità ai radar nemici che ne farebbe degli insostituibili aerei stealth di quinta generazione. La U.S.Navy ha infatti chiesto al Congresso di rafforzare la flotta di velivoli per la guerra elettronica anti-radar, gli F18 Growlers, perché saranno indispensabili come scorta e apripista agli F35 che altrimenti, se inviati in missione da soli, verrebbero intercettati dai nuovi radar e dai sensori più moderni prodotti dall’industria militare russa e, come vedremo, anche da quella italiana.

La notizia arriva de fonti della Boeing (azienda non a caso concorrente della Lockheed e produttrice degli F18), che alla rivista online americana Breaking Defense spiegano perché il comandante delle operazioni navali, ammiraglio Jonathan Greenert, abbia avanzato questa richiesta al Congresso. “Gli F35 possono sfuggire ai radar ad alta frequenza in banda X, ma sono vulnerabili ai sensori a infrarossi e ai nuovi radar a bassa frequenza che consentono di individuare un aereo stealth di quinta generazione a centinaia di miglia di distanza, come qualsiasi altro aereo. Per questo devono necessariamente essere scortati da aerei che, grazie alle loro emissioni ad ampio spettro, possono neutralizzare queste minacce”.

“La richiesta avanzata dalla Marina americana risponde esattamente a questa esigenza”, conferma al Fattoquotidiano.it Andrea Nappi, ingegnere aeronautico Alenia, addetto al progetto Eurofighter. “Negli odierni scenari di guerra l’unica strategia è neutralizzare subito radar e sensori nemici, ai quali oggi è impossibile pensare di sfuggire: l’evoluzione dei sistemi di intercettazione ha reso del tutto inutile la vecchia tecnologia stealth, ormai usata dall’industria americana solo in chiave di promozione commerciale grazie alla generale ignoranza sul tema”. Che la stealthiness, inventata in piena Guerra Fredda, sia ormai una tecnologia obsoleta lo sostengono da tempo i maggiori esperti internazionali di difesa come gli americani Bill SweetmanNorman Friedman o l’australiano Carlo Koop, che già nel 2009 denunciava la vulnerabilità degli F35 ai nuovi radar a bassa frequenza in banda L prodotti dalla russa Tikhomirov Niip.

Ma in ambiente militare la questione è rimasta a lungo un tabù, almeno fino a quando l’estate scorsa proprio l’ammiraglio Greenert scrisse sulla più prestigiosa rivista navale americana, Proceedings: “La rapida evoluzione tecnologica e informatica sta introducendo nuovi sensori e nuovi sistemi in grado di aggirare la tecnologia stealth: è ora di pensare a piattaforme che non si basino esclusivamente su questa caratteristica”. A conferma di questa evoluzione, poche settimane fa l’azienda italiana Selex Es (gruppo Finmeccanicaha reso noto che i suoi nuovi sensori a infrarossi prodotti per i caccia svedesi Gripen e per gli Eurofighter sono perfettamente in grado di individuare un velivolo stealth rilevando la sua traccia termica a una distanza tale da renderne possibile l’ingaggio con missili aria-aria. Un bel paradosso: l’invincibile aereo americano di quinta generazione potrà essere abbattuto anche dai caccia italiani.

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it

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14 Aprile 2014

Domenicali ha rassegnato le dimissioni e Montezemolo le ha accettate. “Da capo, mi assumo la responsabilita’ – come ho sempre fatto – della situazione che stiamo vivendo”.

“Ci sono particolari momenti nella vita professionale di ognuno di noi in cui ci vuole il coraggio di prendere decisioni difficili e anche molto sofferte. E’ ora di attuare un cambiamento importante. Da capo, mi assumo la responsabilita’ – come ho sempre fatto – della situazione che stiamo vivendo”. Stefano Domenicali spiega cosi’, in una nota, la sua decisione di rassegnare le dimissioni da direttore della Gestione Sportiva della Ferrari. “Si tratta di una scelta presa con la volonta’ di fare qualcosa per dare una scossa al nostro ambiente e per il bene di questo gruppo, a cui sono molto legato – le sue parole – Ringrazio di cuore tutte le donne e gli uomini della squadra, i piloti e i partner per il magnifico rapporto avuto in questi anni. A tutti auguro che presto si possa tornare ai livelli che la Ferrari merita”. “Infine – chiude – vorrei fare l’ultimo ringraziamento al nostro presidente per avermi sempre sostenuto e un saluto a tutti i tifosi con il rammarico di non aver raccolto quanto duramente seminato in questi anni”. La Ferrari, dal canto suo, prende atto delle sue dimissioni e “lo ringrazia per avere servito l’azienda con grande dedizione in ruoli di crescente responsabilita’ per 23 anni”. “Ringrazio Stefano Domenicali non solo per il suo costante contributo e impegno, ma per il grande senso di responsabilita’ che ha saputo dimostrare anche oggi anteponendo l’interesse della Ferrari al proprio – e’ invece il congedo di Luca Cordero di Montezemolo – Ho stima e affetto per Domenicali, che ho visto crescere professionalmente in questi 23 anni di lavoro insieme e per questo gli auguro ogni successo per il suo futuro”. Da Montezemolo l’in bocca al lupo a Mattiacci, attuale presidente e amministratore delegato di Ferrari North America e ora nuovo responsabile della gestione sportiva, “un manager di valore che conosce bene l’azienda e che ha accettato con entusiasmo questa sfida”.

La notizia che probabilmente la stragrande maggioranza dei tifosi Ferrari aspettava da tempo si è dunque avverata Stefano Domenicali principal manager della Ferrari corse di F1 avrebbe  rassegnato le sue dimissioni. Come nel calcio il primo che paga, se le cose vanno male, è quindi l’allenatore. Anche se, c’è chi sostiene che Domenicali avrebbe dovuto essere accantonato già due anni fa visto che la Ferrari sembra aver disimparato a vincere i mondiali. Le certo poco brillanti performance di questo inizio del campionato che hanno mandato su tutte le furie Montezemolo hanno determinato la fine dell’era Domenicali che ha deciso di farsi da parte. Al suo posto arriva ora Mattia Mattiacci, ora alla guida di Ferrari Nord America.  La Ferrari in una nota
scrive di aver “preso atto delle dimissioni di Stefano Domenicali e lo ringrazia per avere servito l’azienda con grande dedizione in ruoli di crescente responsabilita’ per 23 anni. A Stefano Domenicali gli auguri piu’ sinceri per il futuro”. “Ringrazio Domenicali non solo per il costante contributo e impegno, ma per il grande senso di responsabilita’ che ha saputo dimostrare anche oggi anteponendo l’interesse della Ferrari al proprio”. Accettando le dimissioni, Luca di Montezemolo ha aggiunto: “Ho stima e affetto per lui, che ho visto crescere professionalmente in questi 23 anni di lavoro insieme e per questo gli auguro ogni successo. Voglio anche augurare buon lavoro a Marco Mattiacci, manager di valore che ha accettato con entusiasmo questa sfida”.

Mattiacci, 43 anni, è di Roma. Sposato, ha tre figli ed è in Ferrari dal 2001. Dal 2002 si è occupato delle attività legate al marchio in Nordamerica, dal 2007 al 2009 ha lavorato in estremo oriente, in Giappone e poi in Cina dove ha seguito il lancio Ferrari. Dal 2010 è ad di Ferrari North America, mercato principale per l’azienda e ha seguito sviluppo delle Corse Clienti favorendo la crescita del Ferrari Challenge North America e assistendo i clienti nelle competizioni Endurance.

Fonte:http://gazzettadimodena.gelocal.it


13 Aprile 2014

Kiev, Ucraina – Una delle immagini mostra una pista d’atterraggio “Che prima non c’era”

(WAPA) – La Nato ha rilasciato una serie di foto che mostrano come la Federazione Russa stia concentrando molte truppe ed equipaggiamenti, inclusi numerosi aerei ed elicotteri, lungo il confine con l’Ucraina, alimentando la tensione internazionale generata dall’occupazione della Crimea.

Gary Deakin, direttore del Comprehensive Crisis Operations and Management Center dell’alleanza atlantica, ha definito le forze di Mosca nell’area “In grado di muoversi velocemente se gli venisse ordinato. Si tratta di una preoccupazione, perché rappresenta una vera minaccia per l’Ucraina”.

Una delle immagini mostra 21 elicotteri su una pista d’atterraggio “Che prima non c’era”, costruita in un campo nei pressi della città di Belgorod, a circa 40 km dal confine ucraino. Nei pressi si trovano anche allineati 40 carri armati e 100 veicoli di fanteria, “Sebbene non ci sia traccia di una base permanente”. Secondo Deakin il fatto che i mezzi non siano camuffati “Significa che sei pronto ad andare o che vuoi essere visto”.

Alcune delle foto mostrano alcune basi temporanee nei pressi del Mar d’Azov (una sezione settentrionale del Mar Nero), non lontano dalla Crimea. In una è possibile riconoscere alcuni aerei caccia come dei Sukhoi Su-24, Sukhoi 27 e MiG-31, che secondo Deakin “Possono raggiungere l’Ucraina in pochi minuti”.

Il Sukhoi Su-27 (nome in codice Nato: Flanker) è un caccia per superiorità aerea entrato in servizio nel 1984. I principali operatori sono le aeronautiche militari di Russia e Cina. Gli esemplari costruiti sono poco meno di 700. Sukhoi si è basata sul Su-27 per sviluppare vari altri modelli, come il Su-30, il Su-33 Flanker-D, il Su-34 Fullback ed il Su-35 Flanker-E.

Il Sukhoi Su-24 (nome in codice Nato: Fencer) è un aereo da attacco bimotore onnitempo, attualmente operato da Russia ed Ucraina, oltre che da alcuni Stati africani e medio-orientali.

Il Mikoyan MiG-31 (nome in codice Nato: Foxhound) è un aereo caccia intercettore supersonico sviluppato per sostituire il MiG-25 “Foxbat”. È attualmente utilizzato solamente dalle aeronautiche militari di Russia e Kazakistan. (Avionews)
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Fonte:www.avionews.it


13 Aprile 2014

Le indagini sugli incidenti aerei sono strettamente legate al recupero fisico, talvolta molto difficile, delle scatole nere. Ma ci sarebbero altri modi per conservare i dati cruciali.

È passato ormai oltre un mese da quando il Boeing 777 di Malaysia Airlines, che stava operando il volo 730 tra Kuala Lumpur e Pechino, si è tragicamente inabissato in qualche punto dell’Oceano Indiano meridionale, “una delle zone più remote e pericolose del pianeta”. Non solo non si sa ancora nulla delle cause dell’incidente, ma bisogna ancora localizzare esattamente il pagliaio nel quale cercare l’ago che potrà aiutare a chiarirle. Parliamo, naturalmente, delle scatole nere, i dispositivi – che poi non sono affatto neri, ma arancioni brillanti – che monitorano e memorizzano tutto ciò che accade a bordo di un aeromobile. Ieri, dopo settimane di ricerche infruttose, come vi avevamo raccontato, è arrivata la prima timida buona notizia: la Ocean Shield, la nave della marina australiana che da giorni sta setacciando l’oceano, ha rilevato due segnaliping, in gergo – compatibili con quelli provenienti dalla scatola nera del Boeing. Incrociando le dita e aspettando la conferma dell’attendibilità dei dati (servirà ancora qualche giorno), comunque, una domanda sorge spontanea. Come è possibile che nel 2014, in piena epoca wireless, in un momento in cui si può ottenere in tempo reale qualsiasi tipo di informazione sul proprio smartphone, le indagini sugli incidenti aerei siano ancora legate al recupero fisico dei dati elettronici?

Non è una questione nuova. Già diverso tempo fa, all’indomani dell’incidente del volo Air France 447,  i colleghi di Wired.com avevano provato a fare chiarezza sulla situazione. In quel frangente, le scatole nere furono trovate sul fondo dell’Oceano Atlantico dopo anni di indagini, in quella che viene ricordata come una delle spedizioni di ricerca più costose della storia. Gli investigatori rimossero le memory card, le asciugarono con attenzione, collegarono i cavi e scoprirono che le scatole nere avevano preservato praticamente tutti i dati memorizzati – due ore di registrazioni audio della cabina di pilotaggio e migliaia di parametri acquisiti tra il decollo e il momento dell’impatto – nonostante la lunga permanenza in acqua. Il ritrovamento e l’analisi dei dati permisero di risalire alle cause della tragedia, uno sfortunato mix di guasti tecnici (malfunzionamento dei tubi di Pitot, i congegni che rilevano la velocità dell’aeromobile) e errori umani (i piloti interpretarono male i dati provenienti dai sensori e portarono l’aereo in stallo).

In ogni caso, viste le difficoltà del recupero delle scatole nere, già allora si iniziarono a esplorare metodi alternativi di backup e trasmissione in tempo reale dei dati di volo. I dirigenti di Bombardier, società canadese produttrice di aeromobili, annunciarono nel 2010 che i loro nuovi Cseries sarebbero stati i primi aerei commerciali costruiti con la capacità di trasmettere in remoto dati di telemetria, inviandoli a una stazione di terra o a un satellite. Gli aerei sarebbero dovuti arrivare sul mercato nel 2013, ma una serie di modifiche e perfezionamenti tecnici ne ha ritardato l’uscita, attualmente riprogrammata per la metà del 2015.

Nonostante tutto, c’è ancora chi è di parere contrario. E ritiene che “la trasmissione di dati in tempo reale sia la soluzione a un problema inesistente”. Wired.com racconta infatti che le scatole nere, finora, sono state quasi sempre ritrovate, presto o tardi: l’ultimo incidente in cui  non è stato possibile recuperarle è stato l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, in cui gli aerei finirono praticamente disintegrati. Per agevolare le ricerche, le scatole nere sono dotate di localizzatori che emettono ping ultasonici progettati per essere avvertiti anche a svariati chilometri di distanza. E, tra l’altro, “la maggior parte degli incidenti avvengono nelle fasi di atterraggio o decollo”, spiega Bill Voss, presidente della Flight Safety Foundation, “per cui la ricerca e il recupero delle scatole nere è molto semplice”.

Attualmente, i dispositivi fanno parte della dotazione standard di tutti gli aeromobili, eccezion fatta per quelli più piccoli. Le scatole nere furono introdotte negli anni cinquanta, dopo una serie di incidenti che coinvolsero il de Havilland Comet, primo jet commerciale. Fino alla metà degli anni novanta, tenevano traccia di una dozzina di parametri, tra cui altitudine, velocità, direzione, beccheggio e rollio. Gli ultimi modelli, invece, sono estremamente più sofisticati. La Federal Aviation Administration impone espressamente il monitoraggio 88 parametri di volo, generalmente un paio di volte al secondo, ma i registratori sugli aerei moderni fanno molto di più: tengono traccia di circa 3mila punti, compreso lo stato dei sistemi di bordo, la posizione dei comandi in cabina (cloche e pedaliera, per esempio), le letture di pressione e temperatura dei serbatoi di carburante. Praticamente un check-up completo e continuo.

Le scatole nere, inoltre, devono superare una serie di test durissimi prima di poter essere montate a bordo di un aereo. Vengono letteralmente sparate da un cannone ad aria compressa che le sottopone a una forza pari a quasi 4mila volte la gravità terrestre. Schiacciate in una pressa da 2 tonnellate per cinque minuti. Immerse in carburante, olio lubrificante e acqua marina per due mesi. Se le prove hanno esito positivo, sono dichiarate finalmente idonee e entrano in servizio. Visti i risultati con il volo Air France 447 – e auspicabilmente con il Malaysia Airlines – regole di sicurezza così stringenti, alla fine, danno i loro buoni frutti.

D’accordo. Le scatole nere sono sicure e fanno bene il loro dovere. Ma, nonostante le obiezioni, è innegabile che un sistema di trasmissione in tempo reale, anche se solo parziale o integrativo, sarebbe certamente d’aiuto. Perché, allora, non è stato ancora implementato? Bisogna, anzitutto, distinguere tra parametri dell’aereo e registrazioni vocali della cabina. Per quanto riguarda queste ultime, Wired.com spiega che uno dei problemi maggiori è legato alla reticenza dei piloti. “Per legge, le registrazioni vocali in cabina possono essere ascoltate solo dagli investigatori dopo un incidente. Quando un aereo arriva a destinazione, il pilota cancella tutti i dati (ma non è possibile farlo durante la fase di taxi o in volo)”. Anche nel caso di incidenti, le trascrizioni rese pubbliche sono solo una parte di tutti i dati reali. I piloti, sostanzialmente, vogliono che le registrazioni delle loro voci restino fisicamente a bordo dell’aeroplano, sotto il loro controllo, perché temono che le compagnie aeree le usino per analizzare troppo da vicino il loro operato – e in effetti il sindacato piloti americano, nel 2010, si è esplicitamente opposto a una proposta di questo tipo: “Lo streaming vocale non ci sarà”, disse esplicitamente Voss. “Non vogliamo che il pilotaggio si trasformi in un reality.

In merito ai dati di volo, la questione è ancora più delicata. “In linea di massima, l’associazione dei piloti”, racconta Wired.com, “si è opposta anche alla trasmissione dei dati di volo, anche se in un caso, quando sono serviti a scagionare un collega che era stato accusato di volare troppo basso, hanno accettato volentieri di usarli”. E poi, naturalmente, ci sono tutte le considerazioni economiche e tecnologiche. La conservazione dei dati non è un problema, ma la loro trasmissione potrebbe esserlo, dato che inviare un kilobyte via satellite costa più o meno un dollaro. E la banda richiesta, secondo Krishna M. Kavi, docente di informatica alla University of North Texas, è di circa 64 megabit per secondo. D’altro canto, c’è anche da tener conto che un sistema di trasmissione in tempo reale comporterebbe dei ritorni economici per le compagnie aeree, che potrebbero usare i dati per raccogliere più efficacemente le informazioni sulle operazioni di volo e ottimizzare la programmazione di manutenzione e il consumo di carburante.

La previsione è che si adotterà presto un sistema ibrido, in cui “la trasmissione in tempo reale viene automaticamente attivata quando alcuni parametri di sicurezza, come velocità, tasso di discesa verticale, rollio o beccheggio diventano anomali”. Nell’attesa, purtroppo, possiamo solo continuare a scandagliare il fondo dell’oceano. E incrociare le dita

Sandro Iannaccone

Fonte:www.wired.it


13 Aprile 2014

Cile: gigantesco incendio, migliaia di sfollati.

 

Un incendio di enormi proporzioni sta bruciando la città di Valparaiso, in Cile, e la presidente Michelle Bachelet ha dichiarato la città una zona di catastrofe, incaricando così le forze armate del mantenimento dell’ordine e di occuparsi dell’evacuazione di migliaia di persone. Il rogo ha già ucciso due persone e distrutto almeno 500 case.

GUARDA VIDEO

http://video.repubblica.it/mondo/cile-gigantesco-incendio-migliaia-di-sfollati/162571/161061

Alcune persone hanno riportato problemi respiratori dovuti al fumo ma il sindaco di Valparaiso, Jorge Castro, fa sapere che non ci sono morti né feriti gravi.

FOTO

 

 

 

Fonte:www.repubblica.it


13 Aprile 2014

Il Piper Pa-28R 201 I-EMHW, (c/n 28R-7737125) dell’Aero Club di Modena ripreso durante il decollo dalla pista 11 dell’Aeroporto di Modena-Marzaglia.

Si può notare il momento nel quale il Piper dopo aver “staccato”, ritrae i carrelli…

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