Luca Parmitano nello spazio: «È come un sogno»

L’astronauta ha raggiunto la stazione orbitante. Ecco il nostro racconto del lancio dal Kazakistan.

E adesso vola davvero. Il sorriso raggiante di Luca Parmitano in completa assenza di gravità appena entrato nella Stazione Spaziale Internazionale è l’immagine della scoperta spaziale dell’era moderna che vede l’Italia recitare il ruolo di protagonista. L’astronauta italiano dalla Iss ha rivolto il primo pensiero alla mamma per poi salutare la moglie Kathryn, statunitense conosciuta da studente, e le sue due bambine, Sara e Maia di 6 e 3 anni.

Il viaggio dalla terra, partito dal mitico cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan, fino allo spazio, per Parmitano e i suoi compagni di viaggio, il russo Fyodor Yurchikhin e l’americana Karen Nyberg è durato sei ore a 28.000 chilometri orari.

Sentito, quasi commovente, l’abbraccio dei tre nuovi giunti con l’equipaggio che era già presente in orbita, i cosmonauti russi Pavel Vinogradov ed Aleksandr Misurkin e l’americano Christopher Cassidy. Sarà proprio assieme all’astronauta statunitense che il 37enne pilota dell’Aeronautica Militare originario di Paternò in Sicilia effettuerà le due passeggiate spaziali. Cassidy, ‘veterano’ delle attività extraveicolari, qualche settimana fa era uscito dalla stazione per riparare una fuoriuscita di ammoniaca.

La vigilia della missione 37 denominata ‘Volare’, per ricordare Domenico Modugno e che durerà 166 giorni, è stata un susseguirsi di emozioni sia per l’equipaggio che per colori hanno seguito il lancio dalla torrida steppa kazaka. Bajkonur è una città chiusa, viene ‘aperta’ solo in occasione dei lanci, la base lo è ancor di più. All’interno dell’immensa base sono custoditi molti segreti. Non servono passaporti, non servono pass o rubli, non serve essere della Nasa, serve solo essere nella lista speciale firmata dal presidente della Roscosmos, l’agenzia spaziale russa. Assolutamente off-limits entrare nelle zone di assemblaggio delle navicelle spaziali Soyuz o altri razzi. Per seguire il lancio delle 2,31 della notte, l’ingresso alla base non era permesso prima delle 22 quando ormai era notte e le installazioni militari non potevano essere viste.

Il viaggio nel cosmodromo, mentre Parmitano e compagni erano ormai dentro la capsula per le ultime verifiche, inizia dal fantastico museo spaziale. Emozionante vedere tutta l’evoluzione delle attrezzature e scafandri, le fotografie dell’epoca ma soprattutto quel pannello con ben visibile in alto la firma di Luca apposta solo pochi giorni fa. Il viaggio nella storia si sposta poi nelle due casette che nell’aprile del 1961 ospitarono Yuri Gagarin (primo uomo ad andare nello spazio) e Sergey Korolev, il famoso ingegnere sovietico. Il tempo passa, l’adrenalina sale ma della rampa di lancio dove Parmitano, Yurchikhin e Nyberg sono ormai con il volto all’insù, rivolto allo spazio, nessuna traccia. Improvvisamente ci fanno salire sul pulmino. E’ ormai mezzanotte passata, bisogna fare in fretta.

Qualche chilometro scortati da polizia e militari ed ecco che ci scaricano su un piazzale. In lontananza alcune antenne ed ecco ben visibile il castello che avvolge la Soyuz. La navicella fuma, Parmitano e colleghi sono ormai in contatto radio con il centro spaziale della Nasa a Houston.

I duecento presenti (di italiani solo i genitori, la famiglia, due amici di Luca e l’addetto militare dell’ambasciata italiana ad Astana) sistemano le telecamere, i treppiedi per trovare l’angolazione migliore e non far ballare la macchina fotografica. I minuti trascorrono e in rampa tutto tace. La notte s’infiamma quanto s’accendono i motori. Prima uno, poi l’altro, poi tutti, poi un’immensa nuvola di fumo bianco. Il tuono, il rosso del fuoco che illumina l’ambiente. Il lift off è preciso al secondo. La Soyuz TMA-09M si alza da terra, dopo circa venti secondi è già lontana. Luca Parmitano è partito per lo spazio e noi con lui.

Fonte:http://altoadige.gelocal.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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