Scudo Usa da un miliardo anti-Pyongyang

NEW YORK Un nuovo scudo da un miliardo di dollari contro la Corea del Nord. Il Pentagono, sotto la guida del nuovo segretario alla Difesa Chuck Hagel, ha messo in moto un drastico rafforzamento dei sistemi anti-missile dispiegati lungo la costa occidentale americana, dalla California all’Alaska. E per finanziare con urgenza gli intercettori, che aumenteranno da 30 a 44 entro il 2017 e il cui compito è abbattere ordigni intercontinentali, effettuerà il parallelo ridimensionamento di un altro scudo missilistico oggi ritenuto meno efficace, quello sul teatro europeo.

L’obiettivo è politico oltre che militare. Gli intercettori hanno una funzione di deterrenza, anche se limitata dal risultato dei test che li vedono vittoriosi solo nella metà dei casi. Ma invia anche un chiaro monito agli avversari e un messaggio rassicurante agli alleati. Pyongyang, si augura la Casa Bianca, non avrà dubbi sulla determinazione Usa nel rispondere ai suoi arsenali balistici. E Giappone e Corea del Sud potranno tirare un sospiro di sollievo per l’impegno strategico di Washington a favore della sicurezza e stabilità asiatiche. Un invito è rivolto anche alla Cina, potenza regionale: una tacita richiesta di intervenire per evitare escalation frenando le provocazioni di un Paese a cui è tradizionalmente vicina.

La mossa è un significativo passo di riequilibrio nelle priorità e nell’impiego di risorse della Difesa Usa, per tenere conto dell’evoluzione dei focolai di crisi internazionali e dell’austerity che vige al Pentagono. Washington ha eliminato la fase finale, la quarta prevista in Polonia, dello scudo europeo pur confermando un sostegno ferreo all’apparato della Nato.

Quel progetto era diretto a contrastare ordigni a medio e lungo raggio e minacce dal Medio Oriente, ma era già in ritardo e osteggiato dalla Russia. Che davanti al passo indietro americano potrebbe anzi mostrarsi più aperta a un altro obiettivo strategico della Casa Bianca, i negoziati sulla riduzione di armamenti nucleari. Il Pentagono, oltretutto, ha fatto sapere di avere in mente un nuovo deterrente – simile a quello contro Pyongyang – per le minacce atomiche in arrivo dall’Iran: un generale aumento delle difese anti-Teheran, tra cui nuovi intercettori sulla costa orientale americana.

Hagel stesso ha messo in chiaro le ragioni per le nuove batterie sulla costa occidentale. «Rafforzeremo la protezione del territorio nazionale, manterremo i nostri impegni con partner e alleati e chiariremo al mondo che gli Stati Uniti rispondono con fermezza alle aggressioni», ha dichiarato. Più esplicito ancora l’ammiraglio James Winnefeld, vice-capo di stato maggiore: «Questo giovanotto – ha detto riferendosi al leader nordcoreano Kim Jong-un – dovrebbe fermarsi, altrimenti saremo pronti». Negli ultimi giorni, oltre ai continui test atomici e militari, Pyongyang ha stracciato l’armistizio in vigore nella penisola coreana dal 1953.

La marina americana, mobilitata per manovre congiunte con la Corea del Sud, ha già reagito potenziando temporaneamente la sua presenza. Nei prossimi anni molto spetterà alle nuove batterie missilistiche rivolte al Pacifico e che, all’atto pratico, saranno di stanza presso la base militare di Fort Greely in Alaska, che oggi ospita 26 sistemi di intercettori. Quattro batterie sono invece già nella base aerea di Vandenberg in California.

Fonte:www.ilsole24ore.com

PIERGIORGIO GOLDONI

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