realtà

13 Dicembre 2015

(a cura di Elmar Burchia)

Iniziamo da qualche numero, impressionante: volerà a velocità supersoniche, quasi 2000 chilometri all’ora, e potrà trasportare un carico di 200 tonnellate, ossia (con un’intera flotta) fino a 400 carri armati da combattimento (quelli di ultima generazione del progetto russo «Armata»).

A confronto: il C-5 Galaxy, il più grande aereo cargo dell’esercito statunitense, può trasportare “solo” 120 tonnellate di peso e raggiungere gli 833 chilometri orari.

Velocità così elevate sono al momento limitate solo agli aerei caccia, come l’F-22 Raptor (2.410 km/h). Il nome di questo aereo da trasporto (che sembra uscito da una pellicola di fantascienza) è «PAK-TA».

La Commissione militare-industriale della Federazione russa prevede la produzione di 80 aeromobili entro il 2024. Ma c’è di più: attraverso un turbogas e un motore elettrico, l’aereo ibrido (ibrido!) vanta un’autonomia di non meno di 7.000 chilometri. In altre parole: con questa flotta da trasporto pesante, l’esercito russo – ipoteticamente – potrebbe essere in grado di trasportare mezzi militari, uomini e munizioni in qualsiasi parte del mondo, a tempo di record.

…Ma c’è un problema… I dettagli del nuovo super aereo russo, «che consentirà di allestire in sette ore un esercito corazzato in ogni angolo del pianeta», sono stati riportati nei giorni scorsi da Russia Today (RT), un canale televisivo di news finanziato dal Cremlino.

Ovvio, sorge il dubbio che si tratti solamente di propaganda.

E infatti, «il concetto è tanto ambizioso quanto improbabile», evidenzia, ad esempio, il portale Popular Science.

Fonte:www.corriere.it


19 Giugno 2013

Trapianti fantascientifici in grado di sostituire addirittura la testa potrebbero essere praticabili addirittura tra un paio d’anni. L’ha annunciato il neurochirurgo italiano Sergio Canavero in un’intervista esclusiva rilasciata al settimanale “Oggi”.

Possibilità straordinaria – Canavero ha dichiarato: “Tra un paio di anni saremo in grado di effettuare un trapianto di testa”. Si tratta di un progetto pubblicato sulla rivista Surgical Neurology International e battezzato Heaven/Gemini, ovvero Head Anastomosis Venture with Cord Fusion), nome che indica la possibilità di fondere due diversi tratti di midollo spinale, quello di un corpo donato, col moncone nel collo del soggetto ricevente.

Donatore e ricevente – Il donatore della testa e il candidato ideale per riceverlo sono rispettivamente “un individuo che ha purtroppo perso la vita per un trauma cranico puro, senza lesioni sostanziali a carico degli altri organi – spiega Canavero – o chi ha subito un ictus fatale; e (il ricevente) una persona affetta gravemente da una malattia neuromuscolare degenerativa o un soggetto tetraplegico”. E’ possibile ricostituire la continuità del midollo spinale, il vero punto cruciale dell’impresa, spiega Canavero. Speciali materiali chimici (chiamati fusogeni o sigillanti di membrana) sarebbero in grado di ripristinare l’integrità di un nervo tagliato, e le sperimentazioni in laboratorio condotte nel mondo dal 1999 a oggi ne indicano l’efficacia in tal senso.

Maira: “Un traguardo fantascientifico” – La comunità scientifica, però, appare scettica riguardo all’ottimismo di Canavero. Il direttore dell’Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica, Giulio Maira ha affermato: “Il trapianto di testa dal punto di vista tecnico al momento è un traguardo fantascientifico” e che l’annuncio del medico Sergio Canavero, di essere pronto al trapianto di testa in due anni è “una notizia estremamente inattesa e mancano ad oggi le basi sperimentali e di conoscenza che possono permettere di affermare tanto”.

Un progetto complicato – L’idea di Canavero è molto complicata da realizzare, ha detto ancora Maira. Le lesioni al midollo sono un problema grave. Si è provato in tanti modi, ha aggiunto, a ripristinare la funzione del midollo lesionato: “con ponti biologici che permettono alle fibre nervose di crescere e riempire il gap lasciato dalla lesione, si è provato con le cellule staminali ma per ora non ci sono risultati validi e siamo lontani da applicazioni cliniche”. Maira rileva inoltre che, nell’articolo che ha pubblicato sulla rivista Surgical Neurology International, Canavero spiega di aver fatto esperimenti con macachi e di aver usato dei polimeri inorganici detti fusogeni che dovrebbero, secondo Canavero, “ricucire” la lesione midollare. “Ma è difficile passare dalla parte sperimentale alla parte umana – sottolinea Maira – senza contare i dubbi etici che una simile sperimentazione aprirebbe”.

Fonte:www.tgcom24.mediaset.it


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