Continua il viaggio di mamma e papà a Playa Juan Dolio, Santo Domingo tra cene con amici italiani a base di pesce, tuffi nel Mar dei Caraibi, giornate in spiaggia ed escursioni su e giù per la Repubblica Dominicana
P G
Continua il viaggio di mamma e papà a Playa Juan Dolio, Santo Domingo tra cene con amici italiani a base di pesce, tuffi nel Mar dei Caraibi, giornate in spiaggia ed escursioni su e giù per la Repubblica Dominicana
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MESTRE. Disavventura e una vacanza quasi rovinata per i 231 passeggeri di un volo Meridiana decollato sabato sera dall’aeroporto milanese della Malpensa con destinazione le spiagge di Zanzibar. Tra i passeggeri tanti turisti veneti, qualche famiglia veneziana e poi padovani e veronesi che si pregustavano di scappare dal maltempo di ottobre e di abbronzarsi nello splendido arcipelago nell’Oceano Indiano, di fronte alla Tanzania.
Il volo è regolarmente partito alle 23 di sabato ma dopo un’ora e mezza dal decollo, il capitano ha deciso per l’atterraggio in Libia, a Bengasi.
Motivazione, un problema tecnico, dicono fonti informate dall’aeroporto di Malpensa. Uno dei passeggeri, il padovano Manuel Li Greci, trentenne, in vacanza con la fidanzata Airy Bedin, ci ha raccontato la disavventura collettiva: «È stata segnalata, dopo un’ora e mezza dal decollo, la necessità di un atterraggio, deciso dal comandante per un problema al motore di destra del velivolo. E così siamo atterrati a Bengasi in Libia verso l’una e mezza di notte. Siamo rimasti a bordo dell’aereo fino alle 10 di oggi (ieri, ndr) e poi ci hanno trasferito in un capannone di lamiera che ci ha ospitato. Sedie non c’erano per tutti, difficoltà anche per avere delle bottigliette d’acqua e il fastidio tra i passeggeri era decisamente alto anche perché il capitano è rimasto per ore dentro l’aereo e non l’abbiamo più visto. Temevamo di essere abbandonati qui. E siamo stati guardati a vista dai militari armati».
La disavventura del volo IG3258 non ha visto, purtroppo, con il passare delle ore la ripresa del viaggio verso Zanzibar. La compagnia aerea Meridiana dall’Italia ha fatto partire due velivoli, uno da Verona e l’altro dallo scalo lombardo, che hanno fatto rotta su Bengasi per riportare a Malpensa i 231 viaggiatori stanchi e delusi. Nel pomeriggio, attorno alle 16.30, sono iniziate le operazioni di imbarco dei passeggeri che una volta rientrati a Milano verso le 21 hanno potuto scegliere se porre fine all’agognata vacanza rovinata dal guasto che ha fermato il velivolo, oppure attendere un altro volo, sempre con destinazione Zanzibar in partenza in tarda serata. Prima di risalire sull’aereo, Manuel Li Greci è tornato in contatto con la nostra redazioni. «Per certi versi siamo stati trattati bene, per altri ci siamo sentiti ad un certo punto abbandonati ma ora speriamo di fare ritorno alla Malpensa e poi ognuno deciderà cosa fare, se rientrare oppure prendere il volo per Zanzibar. Di certo a Bengasi abbiamo vissuto una situazione caotica con delle lunghe ore di attesa e tanta incertezza».
Dal racconto dei passeggeri del volo sia esponenti dell’ambasciata italiana in Libia, sia il personale di Meridiana, sono andati più volte nel capannone in cui sono stati alloggiati i viaggiatori, all’aeroporto di Bengasi, a spiegare come la compagnia intendeva risolvere il problema dell’aereo bloccato in Libia per un guasto al motore. Come spesso capita in questi casi, le notizie si sono susseguiite con l’indicazione di soluzioni differenti fino alla decisione di far partire dall’Italia due aerei più piccoli per riportare a Milano i viaggiatori.
Una situazione che tra i turisti ha creato non poca apprensione e incertezza. Si aspettavano una vacanza di sole e relax e invece hanno passato una giornata tra aeroporti e aerei. Ed è molto probabile in questi casi che, dopo il rientro nella prima serata a Milano, più di qualcuno chiederà rimborsi alla compagnia.
Stamattina attorno alle 09,45 Anche il Piper Pa-28 161 D-ECCN “Warrior II” è ripartito per riprendere il su viaggio verso l’Ungheria…
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http://www.youreporter.it/video_Due_al_prezzo_di_uno_Parte_3_il_D-ECCN_riparte_VIDEO
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PER
Piergiorgio”pierinoinflight”Goldoni
Genova – Neonati e organi ceduti in cambio di un passaggio aereo fino a Genova, lussuosi jet privati affittati da immigranti disposti a tutto pur di trasferirsi in Europa, di viaggiare fino all’Italia e alla Liguria e scappare dalla guerra. All’inizio era solo una voce non confermata, un dispaccio di polizia proveniente da uno sperduto aeroporto nel nord della Grecia. Poi un’intercettazione telefonica ha dato corpo all’orrore, ha trasformato l’incubo in realtà, ha confermato la testimonianza di una ragazza incinta, «attesa nel capoluogo ligure per partorire il suo bimbo e consegnarlo ai trafficanti». Gli inquirenti li chiamano “voli dell’orrore”, proseguono ininterrotti da almeno due anni. Sono gestiti da un’organizzazione criminale che fornisce ai disperati passaporti e un posto a sedere su efficienti Learjet in cambio di 10 mila dollari a testa, oppure di un rene o, appunto, di un neonato.
«Stavamo indagando su una rete di somali che spediva centroafricani irregolari in Italia attraverso la Grecia – spiega il vicequestore Francesco Marino, capo della squadra di Ragusa – quando abbiamo captato una telefonata. Lì per lì non abbiamo compreso il contenuto di quella conversazione, abbiamo giusto intuito che i due trafficanti spiati discutevano di un’altra gang attiva in Grecia e di voli privati, di aerei affittati e di organi umani». Sono stati i detective dell’interpol a rimettere insieme tutti i pezzi, a comprendere che le storie riportate da isolate frazioni elleniche ai confini con la Bulgaria o l’Albania fossero, in fondo, vere e che realmente immigrati afghani avessero comprato un passaggio aereo fino a Genova in cambio di un rene. O di un figlio. Due gli episodi chiave, le prime crepe nel muro di segretezza eretto dai trafficanti di organi e clandestini. Il primo, a Kavala, cittadina nel nord est della Grecia: una pattuglia della dogana intercetta quindici stranieri (c’è pure una donna incinta, oramai al nono mese di gravidanza) sul punto di imbarcarsi su due jet privati per volare fino a Genova. Ufficialmente si tratta di turisti danesi, i passaporti sembrerebbero confermare. Controlli più approfonditi svelano, però, che i documenti sono fasulli e quelli non sono scandinavi, bensì afghani. Tutti finiscono in manette e la stessa sorte tocca ad altri sei clandestini, due coppie, un neonato e un trentenne, fermati una manciata di giorni dopo, ed è il secondo caso, a Ioannina, nord ovest del paese ellenico: pure loro erano attesi a Genova.
Al termine delle rapide indagini sono arrestati pure due piloti italiani e due donne dipendenti di un’agenzia di viaggio. Gli inquirenti impongono sull’intera indagine un riserbo rigoroso. Specie dopo che gli immigrati raccontano di essersi sottoposti a interventi chirurgici per l’asportazione di un rene o di essere attesi a Genova per partorire il proprio figlio e cederlo all’organizzazione criminale. «L’operazione è stata effettuata in Grecia», hanno spiegato gli stranieri, mostrando le cicatrici ancora fresche sulla schiena. «La mia gravidanza è giunta oramai al termine – ha invece riferito l’unica giovane incinta fermata dalle autorità greche – Arrivata a destinazione avrei dovuto partorire e lasciare il bimbo. Questo era il prezzo da pagare. Un figlio oppure un organo o dai 10 ai 15 mila euro in contanti». Le testimonianze sono state tutte registrate, assieme alle carte d’imbarco e ai piani di volo: Learjet affittati da una società “fantasma” francese ma di proprietà di una compagnia con base a Milano, destinazione finale l’aeroporto “Cristoforo Colombo”. E nel capoluogo ligure ad attendere ogni carico di clandestini c’era almeno un membro della rete di trafficanti, qualcuno che s’occupava – e si interessa ancora oggi – di fornire assistenza ai falsi turisti.
Fonte:www.ilsecoloxix.it
Un sondaggio ha evidenziato che ad una persona su tre è capitato di dimenticare qualcosa in aereo, e ha individuato gli oggetti che vengono dimenticati più di frequente.
Durante i viaggi in aereo, capita che qualcuno nella fretta di scendere dal velivolo dimentichi a bordo qualche oggetto. Un sondaggio ha evidenziato che ad una persona su tre è capitato di dimenticare qualcosa in aereo, e ha individuato gli oggetti che vengono dimenticati più di frequente.
In cima alla lista ci sono degli oggetti abbastanza prevedibili: libri, cellulari e giornali sono gli oggetti dimenticati più spesso in aereo.
Quel che colpisce però è la presenza (anche se più indietro) nella lista di oggetti insoliti come le mutande (quanti se le tolgono e poi non fanno caso che non le hanno addosso quando scendono dall?aereo?), dentiere e anelli nuziali.
Casi limite quelli di passeggeri che hanno dimenticato ?piccolezze? come tromboni, frigoriferi o quadri.
Ecco comunque la lista dei 10 oggetti più comunemente dimenticati:
Fonte: notizie.delmondo.info